Bond argentini: circa 81 miliardi di dollari di titoli sono stati coinvolti nel crack e si è perso fino al 73% del valore dei titoli. In Italia sono stati coinvolti circa 450 mila risparmiatori per un ammontare in denaro che sembra aggirarsi sui 18 miliardi di dollari, compresi 4 miliardi e mezzo di mancato gettito fiscale. Di recente è stato presentato un disegno di legge, il ddl Benvenuto: "Agevolazioni in favore dei risparmiatori italiani danneggiati dal default dei bond argentini". E ci si interroga sulla class action, sull’eventuale prescrizione e sulle responsabilità dell’Argentina. Questi i temi del convegno "Rilancio economico: ripartiamo dai tango bond?", che si è svolto oggi a Roma, organizzato dall’American Task Force for Argentina e da Competere – Spinning Innovation.

Al convegno era presente Robert J. Shapiro, già sottosegretario al Commercio degli Stati Uniti. "Se fosse stata assunta una posizione più dura l’erario fiscale avrebbe potuto contare su 4,3 miliardi in più", ha detto Shapiro riferendosi ai costi del default argentino per i conti italiani. Per Shapiro l’Argentina "si è comportata come un Paese senza legge"; Stati Uniti e Italia, ha commentato, possono intervenire utilizzando il potere economico-diplomatico per affermare verso l’Argentina che è venuto "il momento di dire no alla ristrutturazione illegale: se non rispetti gli standard internazionali ne pagherai le conseguenze". "La posta in gioco – ha detto – è l’integrità del settore degli investimenti stranieri diretti ai Paesi in via di sviluppo".

Ma ci sono anche le responsabilità del sistema bancario, come hanno ricordato i relatori italiani. Per Daniele Capezzone, presidente della Commissione Attività Produttive della Camera, "non si può consentire al sistema bancario di far finta che nulla sia accaduto": è necessario dunque intervenire su tre corde che sono rispettivamente la proposta di legge Benvenuto, la class action e l’iniziativa politica. Per Bruno Tabacci, parlamentare Udc, è importante fare chiarezza su quello che è avvenuto e su come la questione dei bond argentini si sia intrecciata con la gestione che ne hanno fatto le banche in Italia. Si tratta di un problema che ha coinvolto 450 mila risparmiatori italiani: "Non si creda che sui bond ci siano stati investimenti miliardari – ha commentato Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori – il 70% dei risparmi ha coinvolto gente anziana, in pensione, che ha investito la sua liquidazione o i risparmi di una vita. Un vero dramma sociale. Continueremo questa battaglia su tutti i versanti sapendo che diamo una grandissima responsabilità al sistema bancario".

Per Massimo Cerniglia, docente di Diritto dei consumatori, azioni legali contro le banche e azioni diplomatiche possono coesistere. Il Fondo Monetario Internazionale, ha detto, ha una grossa responsabilità nella vicenda dell’Argentina alla quale, fra la fine del 2000 e l’inizio del 2001, ha erogato un megaprestito di 40 miliardi di dollari. Per quanto riguarda i dubbi relativi alla prescrizione, "la prescrizione – ha affermato – decorre da quanto il soggetto ha interesse a esercitare i propri diritti, quindi decorre dal default. E non è quinquennale ma decennale perché si tratta di un rapporto contrattuale. Noi consigliamo però di interrompere la prescrizione entro dicembre 2006 perché nella dubitabilità intendiamo far mettere al sicuro" i risparmiatori. Le banche, sostiene inoltre Cerniglia, "non erano inconsapevoli della situazione": l’Argentina era in una situazione critica già dal 1998 e "nei prospetti integrativi depositati alla Consob dallo stato emittente, l’Argentina, era detto già dal ’98 che la situazione era difficile e che non vi erano garanzie sul rimborso degli interessi e dei capitali".

"L’emergenza economica e sociale – si legge nel disegno di legge n. 1015 presentato dal senatore Giorgio Benvenuto – che ha investito la sorte dei circa 450.000 risparmiatori italiani – spesso piccoli o minimi risparmiatori – che sono stati in vario modo indotti ad acquistare oltre 11 miliardi di euro di bond argentini fino alla stessa immediata antivigilia della dichiarazione di default della Repubblica argentina, richiede un intervento equitativo per agevolare il ricorso alla giustizia, ove del caso, nei confronti delle banche collocatrici e per incentivare le stesse banche a conciliare le posizioni con la clientela secondo le procedure di rito nel frattempo introdotte e consolidate nel nostro ordinamento dal decreto legislativo 17 gennaio 2003, n. 5". Il disegno di legge prevede all’art. 2 che i risparmiatori interessati "possono adire l’autorità giudiziaria ordinaria al fine di ottenere la restituzione, da parte delle banche collocatrici, di quanto investito, con esonero dal pagamento del contributo unificato previsto dalla legislazione vigente". "In caso di soccombenza del risparmiatori – si legge nell’art. 3 del ddl – il giudice dichiara la compensazione delle spese legali, con l’eccezione dei casi in cui venga riconosciuta la manifesta temerarietà della lite". Si legge inoltre all’articolo 5 che "le disposizioni del presente articolo si applicano ai giudizi risarcitori aventi ad oggetto richieste non superiori a 250.000 euro per ciascun risparmiatore".


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