SALUTE. Tumori, aziende sanitarie migliorano sul fronte della prevenzione
Diminuisce il vizio del fumo e migliora lo screening per il tumore della cervice uterina e per quello al seno, ma rimane molta strada da fare nella prevenzione del cancro al colon retto. Questi i primi risultati di PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) a cui hanno aderito 123 aziende sanitarie locali, tra le 196 presenti sul territorio nazionale, coordinato dal gruppo PROFEA (Programma di Formazione in Epidemiologia Applicata, master della durata di due anni nato dalla collaborazione tra l’Istituto Superiore di Sanità e l’Università Tor Vergata di Roma) del CNESPS (Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute dell’Istituto Superiore di Sanità).
"Si tratta di uno studio pilota finalizzato alla realizzazione di un vero e proprio sistema di sorveglianza permanente di livello nazionale – afferma Stefania Salmaso, direttore del CNESPS – in cui ogni ASL con una metodica standardizzata raccoglie dati da un campione della popolazione e misura i propri progressi di salute. Per la prima volta, dunque, sarà possibile avere, in modo tempestivo, non solo dati nazionali, ma soprattutto informazioni relative a comportamenti e trend locali. Tali dati sono essenziali per poter valutare gli effettivi progressi di salute ottenuti a seguito dell’adozione dei programmi di prevenzione attivati e pianificare così un sistema di monitoraggio a lungo termine".
Dall’indagine emerge che, in media, solo il 28% delle persone, tra i 18 e i 65 anni, con almeno una condizione a rischio per le complicanze dell’influenza (diabete, tumore, malattie cardiovascolari) si è vaccinata lo scorso anno. Molto più alta la percentuale relativa allo screening "femminile" per la prevenzione dei tumori: infatti, quasi l’80% delle donne tra 50 e 69 anni ha eseguito almeno un pap test nella vita, ma solo due donne su tre l’hanno eseguito almeno ogni tre anni come raccomandato.
Il 79% ha effettuato almeno una mammografia, ma una proporzione minore l’ha eseguita a intervalli di due anni. Appena il 13% degli ultracinquantenni, invece, ha eseguito un test per la ricerca del sangue occulto nelle feci, una sigmoidoscopia o una colonscopia a scopo preventivo.
Infine, a quasi un anno dall’entrata in vigore della nuova normativa, sembrano iniziare a cambiare le abitudini degli italiani con il vizio del fumo: il 38% dichiara di aver diminuito il numero di sigarette fumate ogni giorno. E di questi, circa uno su tre ha provato a smettere definitivamente.
Vaccinazioni, screening e fumo sono alcuni degli ambiti principali analizzati da PASSI, ma non i soli. Obiettivo dello studio, infatti, è sperimentare una sorveglianza a 360 gradi sullo stato di salute della popolazione italiana, attraverso un monitoraggio anche dell’attività fisica, dell’alimentazione, del consumo di alcol, della sicurezza stradale, di ipertensione e ipercolesterolemia, insomma delle abitudini, degli stili di vita degli italiani e dei programmi di intervento che il Paese sta realizzando per modificare i comportamenti a rischio.
Tutte le informazioni sul progetto PASSI sono disponibili sul sito del Centro Nazionale di Epidemiologia.
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