Il microcredito genera risparmio e incremento di reddito aiutando le donne ad aumentare la propria partecipazione alla vita sociale ed economica e a migliorare la qualità della vita. Lo rileva la ricerca "Donne e Microfinanza: una nuova via per lo sviluppo dei Paesi del Mediterraneo?" presentata oggi a Roma dalla Fondazione Risorsa Donna. In particolare, l’indagine ha esaminato la realtà delle donne beneficiarie del microcredito in alcuni paesi del Mediterraneo: Marocco, Tunisia, Egitto, Libano, Giordania, Kossovo, Albania, Bosnia, Croazia, Spagna e Italia.

Lo studio, svolto con il contributo di International Managemente Group, Ministero degli Affari Esteri, è stato realizzato nell’ambito dell’Anno Internazionale del Microcredito, così come è stato proclamato il 2005 dalle Nazioni Unite. Con una risoluzione l’Assemblea Generale dell’Onu ha invitato i governi, gli organi della stessa, le Ong impegnate nel settore ad evidenziare e diffondere il ruolo che il microcredito ha nell’eliminazione della povertà e nello sviluppo sociale. "E’ indicativo che in l’Italia – ha evidenziato Silvia Costa, assessore all’istruzione della regione Lazio – l’anno mondiale sul microcredito si chiuda confrontando significative esperienze di donne che in Europa e nel Mediterraneo hanno usufruito di progetti innovativi di microcredito utilizzati sia come mezzo di inclusione sociale e di promozione umana".

Secondo la ricerca, il 70% delle donne, che hanno avuto accesso al microcredito, ha registrato un incremento del proprio reddito, ad eccezione di Spagna e Croazia dove il reddito è migliorato per circa il 65% delle donne beneficiarie, e dell’Italia dove solamente il 32% ha potuto registrare un incremento del reddito. Questo viene utilizzato per sanare i debiti, ma soprattutto per migliorare la qualità di vita della propria famiglia. In particolare, aumenta il consumo di cibo specialmente in Croazia, Giordania, Kossovo, Marocco e Spagna, dove il 20% delle donne intervistate dichiara di aver superato il problema della carenza di cibo grazie all’accesso al microcredito.

Migliorano anche le condizioni abitative, almeno per il 70% delle donne che hanno ricevuto questo tipo di finanziamento in paesi come il Kossovo, Giordania e Tunisia. Lo stesso dato si abbassa al 60% in Bosnia ed Albania, mentre negli altri paesi risulta nettamente inferiore la percentuale di donne che abbia apportato migliorie alle proprie abitazioni.

Tra i meriti del microcredito anche un forte incentivo all’emancipazione femminile. In particolare, lo studio ha evidenziato per le beneficiarie di questo sistema un aumento della mobilità in Marocco, Italia e Kossovo; una maggiore possibilità di decidere autonomamente si è invece registrata in Egitto e Albania; in Tunizia, Bosnia e Croazia è cresciuta la partecipazione delle donne alle decisioni familiari mentre in Giordania, Spagna e Bosnia è stato evidenziato un aumento del potere di contrattazione delle donne nella famiglia. "L’approccio la microcredito attraverso la creazione di microimprese – ha commentato Paola Barbieri, presidente della Fondazione Risorsa Donna – supera l’ottica assistenzialistica e si incammina sulla strada di una autonomia personale che comporta una grande consapevolezza e forte responsabilità".

"In questo quadro – ha aggiunto Costa – l’esperienza del microcredito per le donne immigrate a Roma e provincia, che abbiamo realizzato con la Fondazione Risorsa Donna, in partenariato con il S. Paolo Imi e la Compagnia S. paolo, costituisce una innovativa azione politica di "seconda generazione" per promuovere la condizione e l’autonomia di donne immigrate in un paese europeo come l’Italia. La regione Lazio sta già programmando progetti di sostegno e di cooperazione che faranno tesoro di queste esperienze".


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