SOCIETA’. Milano, più flessibilità per coniugare lavoro femminile e vita familiare
Donne sempre più soddisfatte della propria attività professionale, ma tempi di lavoro spesso inconciliabili con una buona qualità della vita familiare. Dal rapporto che lega le donne alla professione – vissuta ormai come fondamentale strumento di autorealizzazione – emerge chiara e forte una richiesta che l’altra metà del cielo rivolge accoratamente alle aziende: serve più flessibilità (da non coniugare necessariamente con precarietà), maggiori servizi nella gestione dei figli e più contratti part-time.
E’ questa la fotografia del lavoro al femminile presentata questa mattina nel corso del Convegno "Pari opportunità di genere. Le imprese passano all’azione", organizzata da Sodalitas, Provincia di Milano e Fondazione IBM.
La ricerca condotta da Eurisko è sintetizzata dai risultati dell’indagine realizzata su un campione di oltre 1000 donne italiane che lavorano in imprese composte da almeno 10 dipendenti.
"Dalla ricerca emerge chiaramente che il lavoro riveste un ruolo fondamentale della vita sociale delle donne intervistate (54% del campione), perché oltre a garantire l’autonomia economica, appaga il desiderio di autorealizzazione", ha spiegato Paolo Anselmi, direttore di Eurisko.
Ma per quanto importante, non si vive di solo appagamento professionale e tre donne su quattro confessano che è sempre più difficile conciliare i tempi di lavoro con quelli familiari, mentre il 55% del campione intervistato mette l’accento sulle difficoltà derivanti dalla gestione dei figli dopo la ripresa del lavoro e sulle difficoltà del rientro in azienda dopo la pausa per la maternità (27%).
"I risultati della ricerca confermano – ancora una volta – la rivendicazione del diritto al lavoro avanzata dalle donne intervistate, da coniugare però con la flessibilità dell’orario lavorativo per le mamme", ha commentato la ministra delle Pari Opportunità Barbara Pollastrini, che ha invitato a mettere il problema del lavoro femminile al cuore del dibattito sul Welfare.
Secondo la ministra, diritto al lavoro e alla maternità – e quindi la necessità di orari più flessibili e un’organizzazione che preveda un maggior utilizzo del part-time – devono assolutamente rientrare tra gli impegni dell’attuale compagine governativa e andranno coniugati con un radicale cambio di mentalità che educhi i bambini maschi, fin dalla più tenera età, alla condivisione del lavoro casalingo.