SOCIETA’. “Troppo consumo fa male”, parola di Luca De Biase
"L’aumento indefinito del consumo implica una spinta indefinita di lavoro necessario a finanziarlo e di tempo da dedicare all’attività professionale. A scapito delle relazioni umane. Proprio quelle relazioni che invece costituiscono il principale generatore di felicità". E’ questa la tesi fondamentale de "L’economia della felicità" (edizioni Feltrinelli), l’ultimo libro di Luca De Biase, giornalista e collaboratore de Il Sole 24 Ore, presentato ieri sera a Torino. Secondo De Biase la nostra società consumista è condannata all’infelicità: "Ci hanno insegnato che il bene risiede nel continuo aumento del Pil. Ma questo non è vero, anzi causa il moltiplicarsi dei fini dell’economia e quindi un’insoddisfazione perenne. Ne sono dimostrazione le ricerche della happiness economics che ha negato l’esistenza di alcuna relazione tra crescita del Pil e percezione della felicità da parte della gente".
E allora come possiamo vivere in questo mondo ed essere felici? Risponde l’autore, che nel libro individua nei new media interattivi nati da Internet una via d’uscita: "Il modo c’è: basta trovare soddisfazione nel consumo. La soddisfazione, infatti, genera consapevolezza e non crea il bisogno di un nuovo acquisto, così come accade per i beni relazionali che davvero ci rendono felici. Il consumatore a cui penso io è un consumatore che condisce acquisti consapevoli con una vita sociale attiva, piena di relazioni nate anche nel Web". In questa nuova dimensione del consumo hanno, per De Biase, un ruolo pure le associazioni di consumatori: "Associarsi è fondamentale per mantenere una dimensione pubblica – spiega -; quando le associazioni di consumatori non si limitano a lottare contro il sistema ma costruiscono una visione interpretativa del mondo contribuiscono in modo sostanziale a realizzare il consumo felice".