Inclusione e partecipazione sociale e anomia, ovvero mancanza di regole sociali, di consenso e legittimazione. Questi gli aspetti presi in considerazione da uno studio, realizzato dal docente universitario Paolo Montesperelli e Ugo Carlone, nell’ambito del "Documento di valutazione dello stato di salute e delle strategie del servizio sanitario regionale". La ricerca è nata su iniziativa dell’assessorato regionale alla sanità con il fine di valutare lo stato di salute dei cittadini e l’organizzazione assistenziale prevista dal Piano sanitario 2003-2005.

Secondo la ricerca l’Umbria è una regione sempre più moderna ma che dovrebbe prestare più attenzione ad anziani e minori: sono infatti queste le categorie per le quali si sono riscontrati atteggiamenti di disagio sociale, quali depressione, devianza e tendenza al suicidio. "Una buona integrazione – ha spiegato in una nota Montesperelli – influisce sul benessere sociale, con una conseguente diminuzione della mortalità infantile, innalzando la qualità della vita. Ad esempio abbiamo riscontrato che una buona integrazione sociale porta a diminuire il consumo di sigarette, liquori e alcol fuori pasto. Inoltre, c’è anche una forte riduzione delle persone in soprappeso".

Per quanto riguarda il tema della povertà, l’Umbria è al nono posto tra le regioni italiane – secondo dati Istat riferiti alla povertà relativa nel 2004. Nella ricerca sono indicati 5 stratificazioni sociali dei cittadini umbri: la più rappresentativa è quella operaia urbana, con il 48,2% della popolazione. Segue la classe media impiegatizia, con il 28,5%, la piccola borghesia urbana con il 15,1% e la borghesia con l’8,2%.

Lo studio ha affrontato anche la condizione abitativa dei cittadini della regione. In particolare, è stato preso in considerazione l’indice di deprivazione, ovvero il numero di abitatnti per stanza, le abitazioni prive di servizi igienici e di acqua calda o potabile. Dalla ricerca è emerso "Un dato incoraggiante", come lo ha definito il riceratore: l’Umbria presenta infatti il valore più basso (-2,79) dopo l’Emilia-Romagna.


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