Un fine d’anno un po’ più austero, ma sempre all’insegna della tradizione e del mangiare tipico. Il cenone di San Silvestro vedrà, infatti, sulle tavole prodotti nella stragrande maggioranza italiani e allo scoccare della mezzanotte del prossimo 31 dicembre verranno fatti saltare più di 30 milioni di tappi di spumanti soprattutto nostrani. A rilevarlo è la Cia-Confederazione italiana agricoltori, secondo la quale per la cena dell’ultimo dell’anno si spenderanno circa 950 milioni di euro (il 3,5 per cento in meno rispetto al 2004) per l’acquisto di prodotti legati alle usanze delle nostre terre (lenticchie, cotechino, zampone, tacchino, frutta secca), mentre il brindisi al 2006 costerà circa 280 milioni di euro (il 2,0 per cento in meno nei confronti dello stesso periodo dell’anno scorso). Dunque, una spesa globale di un miliardo e 330 milioni di euro, con una flessione del 2,5 per cento.

Dunque, la scelta alimentare, secondo l’analisi della Cia, si è fatta sempre più mirata verso i prodotti tipici delle nostre regioni. Non solo, però, prodotti Dop, Igp e Doc, ma anche quelli che hanno tradizioni profonde e non hanno ancora avuto un riconoscimento. C’è, infatti, una ricerca, da parte degli italiani, di prodotti di nicchia, frutto della paziente e secolare opera dei nostri agricoltori. Prodotti per i quali si va ad acquistare nei tantissimi mercati che si sono organizzati in questi giorni di festa. Non si spende più tanto per comprare, ma si guarda alle caratteristiche del prodotto e le scelte divengono più oculate.

Vini, extravergini di oliva, formaggi, salumi, legumi secchi, castagne, frutta secca. Si va dal prosciutto di Parma a quello di San Daniele, dal culatello di Zibello al capocollo, alla soppressata di Calabria, allo zampone e al cotechino di Modena, dallo speck dell’Alto Adige al Lardo d’Arna della Val d’Aosta, dal Gorgonzola al Parmigiano Reggiano, al Grana Padano al Pecorino Romano e Sardo, alla mozzarella di bufala campana al caciocavallo Silano, dalle arance rosse di Sicilia alla nocciola del Piemonte, dalla lenticchia di Castelluccio ai capperi di Pantelleria, alla nocciola di Giffoni, dall’olio di oliva di Brisighella a quelli di Canino, del Cilento, della Riviera Ligure, della Sabina, dell’Umbria, della Puglia e delle Valli Trapanasi, al pane casereccio di Genzano e di Alamura.

Per quanto riguarda il brindisi dell’ultima notte del 2005, gli italiani non hanno dubbi: sceglieranno, secondo quanto emerge dall’indagine della Cia, ancora una volta spumanti nostrani. Su cento bottiglie vendute, più del 90 saranno di produzione nazionale. Il resto sarà champagne francese. La preferenza va anche quest’anno all’Asti. Il Prosecco occupa il secondo posto nella scelta dei consumatori.


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