Martedì la Commissione europea ha proposto una riforma del mercato delle telecomunicazioni per offrire ai consumatori comunicazioni migliori e costi più accessibili, riconoscendo loro il diritto ad un’informazione trasparente e plurale, fornendo la possibilità del confronto. E per quanto riguarda la pubblicità ingannevole usata da quasi tutte le imprese poiché comporta soltanto il rischio di una sanzione pecuniaria, ora vengono introdotti anche limiti giudiziari.

L’Europa si sta muovendo per costruire un quadro regolamentare che assicuri la transizione dalla situazione attuale ad una in cui ci sia una giusta ed equilibrata concorrenza, senza bisogno di interventi correttivi. Laddove non c’è concorrenza si individuano i punti da correggere attraverso un’Autorità indipendente, incaricata di garantire condizioni di parità e tutelare i consumatori nei 27 Paesi dell’UE, vigilando sulla concorrenza e sulla sicurezza delle reti. Il suo primo compito sarebbe quello di armonizzare la gestione della spettro radio per le applicazioni a banda larga.

Ieri a Roma i protagonisti della riforma, le Autorità garanti della concorrenza e delle comunicazioni e tutti gli interessati si sono riuniti in una tavola rotonda. "Negli ultimi 20 anni – ha spiegato il direttore generale della commissione Infso (informazione società e media), Fabio Colasanti – ci siamo dotati di un insieme di regole europee che vengono considerate molto importanti dagli altri Stati. Vogliamo andare avanti su questa strada e applicare una serie di regole comuni, tramite autorità nazionali indipendenti".

I punti principali della riforma delle telecomunicazioni sono riassunti in 4 obiettivi:

  • un approccio differente alla gestione delle frequenze, introducendo elementi di mercato, quali la vendita, per consentire l’accesso anche ai nuovi servizi;
  • separazione funzionale della rete;
  • riduzione dei mercati critici che necessitano di interventi regolativi da 18 a 7;
  • maggiore sicurezza e tutela verso i consumatori.

Il garante della concorrenza, Antonio Catricalà, si è ritenuto soddisfatto per l’ottimo approccio verso i consumatori, poiché "è il cittadino che pagando arricchisce il sistema, e deve essere pienamente soddisfatto". L’Antitrust considera ottimo l’intervento in cui si consentono le chiamate gratuite ai numeri verdi, anche dal’estero. "Sono più prudente – ha precisato Catricalà – su quel che riguarda la separazione funzionale della rete, poiché credo che non possiamo importare in Italia i modelli stranieri, in questo casa il britannico, acriticamente. La neutralità della rete – continua il garante – non è un principio assoluto, ma relativo, da concordare con un sempre maggiore investimento per aumentarne l’efficienza. Sono scettico anche sul punto che prevede la riduzione dei mercati, escludendo ad esempio il mercato delle telefonate nazionali su numeri fissi. Ciò significa che ci saranno prepotenze sui consumatori e noi non lo vogliamo".

Un altro punto in cui il presidente dell’Antitrust è critico è la creazione di un’Agenzia europea, con poteri un po’ nazionali, un po’ transfrontalieri. " Anziché fare un’altra autorità – ha concluso Catricalà – credo sia meglio lasciare il gruppo di lavoro, formato da 27 regolatori, rafforzare i poteri della Commissione e iniettare più coscienza politica nello spirito europeo, che è destinato a prevalere".

Il direttore Colasanti ha sottolineato che l’Autorità che l’Europa ha in mente è soltanto un termine diverso per chiamare il gruppo di lavoro, per indentificarlo e assegnargli nuove risorse.
Il presidente dell’ Agcom, Corrado Calabrò si è soffermato sull’importanza della banda larga che "è la spina dorsale in cui si innerva lo sviluppo socio-economico dell’Italia". "La caratteristica peculiare dell’Italia – ha precisato Calabrò – è che non c’è un’alternativa alla rete in radio, mentre quasi tutti gli altri Stati hanno la banda larga. Poiché non c’è più un unico imprenditore pubblico, ma in Italia ce n’è uno privato che possiede il 64% del mercato, non possiamo aspettarsi che Telecom si ponga come obiettivo, prima dei suoi dividendi, la riconversione al digitale del paese intero". Quindi per l’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni bisogna puntare a questo prima che sia troppo tardi, essendo il ritardo della banda larga in Italia un fatto storico, intervenendo con regole che assicurino una giusta remunerazione del capitale investito.


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