Truffe a tavola: in aumento le frodi alimentari
Un pensionato trentino si ritrova a succhiare un molare in porcellana mentre gusta un confetto anticarie mentre a Bologna una signora è intenta a preparare un risotto con un carciofo "incendiario": l’ortaggio ha infatti ha preso fuoco a contatto con il coltello a causa di un trattamento con fitofarmaci troppo ricchi di azoto. Sono solo alcuni dei casi più eclatanti al centro di "Truffe a tavola 2005", il II rapporto sulle frodi e sofisticazioni alimentari in Italia, realizzato dal Movimento Difesa del Cittadino in collaborazione con Legambiente nell’ambito del progetto Salute&Gusto e presentato oggi a Roma.
Molti altri i casi disgustosi e grotteschi che spiccano nel 2004. "Sono stati chiusi o sequestrati quasi 500 tra ristoranti, pizzerie e tavole calde per tutela della salute pubblica o gravi irregolarità – ha affermato Antonio Longo, presidente del Movimento Difesa del Cittadino – E anche in un ristorante prestigioso come il Savini di Milano, i NAS (Carabinieri per la Sanità) hanno trovato due chili di salmone affumicato e un chilo di pancetta scaduti da quasi un mese ed hanno sequestrato 40 chili di alimenti, conservati in ambienti sporchi e con muri scrostati".
Meno confortanti sono i dati dell’attività generale dei Nas e dell’Icrf (Ispettorato Repressione Frodi, del ministero delle politiche agricole) racconti nella ricerca. "Il rapporto di quest’anno – ha sottolineato Longo – registra fenomeni in preoccupante crescita, come l’importazione clandestina di prodotti alimentari di cui ignoriamo provenienza e metodi di coltivazione, allevamento e trattamento".
In particolare, negli ultimi due anni è pari a 101.655.295 euro il valore delle merci sequestrate dai NAS durante le ispezioni (37.969) effettuate nel corso del 2004 solo nel settore alimentare, il 21% in più del 2003 (quando era pari a 83.500.738 euro). Nell’ultimo anno sono state 4.474 le infrazioni penali accertate e ben 20.856 quelle amministrative contestate, 925 le strutture chiuse per motivi di salute pubblica e 360 quelle sequestrate. "Il dato più preoccupante riguarda il settore della carne – ha evidenziato il presidente dell’associazione a tutela dei consumatori – I NAS hanno sequestrato infatti su tutto il territorio nazionale l’800% in più di carne sospetta rispetto al 2003".
Abuso della denominazione protetta da parte di prodotti comuni e uso illecito della denominazione da parte di prodotti non certificati dagli organismi di controllo sono invece le irregolarità più diffuse tra quelle scoperte dall’Icrf nelle 24.846 ispezioni effettuate nel 2004, che hanno portato a 442 sequestri per un valore totale di 9,91 milioni di euro, il 62,4% in più rispetto a quanto rilevato nel 2003 (6.105.162,94).
"I risultati delle indagini presentati oggi – ha commentato il direttore generale di Legambiente Francesco Ferrante – confermano l’alto livello di attenzione da parte degli enti preposti al controllo verso questo delicato settore. Con la sua grande espansione, l’agroalimentare attira evidentemente gli appetiti della criminalità che cerca di lucrare anche sulla salute delle persone che però, nel frattempo, sono diventate più attente ed esigenti, premiando, di fatto, quei prodotti di cui riconoscono la provenienza". Per combattere questa situazione "è necessario – ha affermato Luca Ramacci, sostituto procuratore della Procura di Tivoli – intervenire sulle Pubbliche Amministrazioni, ad esempio le Asl, e costringerle a prendere provvedimenti. Positivo il riconoscimento da parte della Cassazione della responsabilità dell’importatore in caso di merce malconservata".
Da quanto è emerso non stupisce il risultato dell’indagine di "Salute&Gusto" (realizzata per il Movimento Difesa del Cittadino dall’Istituto ricerche economiche e sociali, Ires) sulla percezione del rischio alimentare da parte del consumatore, da cui risulta che ansia e preoccupazione sono le emozioni più sentite dagli italiani a tavola. "In particolare – ha dichiarato Elena Battaglini, ricercatrice Ires – l’87% dei consumatori intervistati nell’indagine considera il sistema di produzione "molto rischioso" e il 76% si definisce "ansioso" nell’assumere cibi. Il dato evidenzia una scarsa fiducia del consumatore nei confronti del sistema di produzione e distribuzione di cibi e bevande. In generale, l’uso di prodotti chimici, la presenza di OGM e il sistema di conservazione e trasporto sono i principali fattori di rischio considerati dagli intervistati nel sistema di produzione degli alimenti".
I dati dell’indagine sulla percezione del rischio trovano conferma nell’esperienza sul campo della rete di sportelli Salute&Gusto, "che ha visto crescere sempre più le richieste di informazione su problemi inquietanti come gli OGM, i pesticidi, le carni e la frutta di cui non si sa nulla – ha concluso Longo – Soprattutto le famiglie con bambini vogliono essere rassicurate sulla genuinità dei prodotti, manifestano inquietudine e chiedono una estensione della tracciabilità a tutti i prodotti e un rafforzamento di controlli e prevenzione".