Siccità, è crisi idrica in Calabria e allarme rosso nel Lazio (Foto Francesco Ungaro per Pexels)

La Regione Calabria chiede al Governo il riconoscimento dello stato di emergenza nazionale per la siccità. Il Lazio è entrato in “allarme rosso” e tutto il Centro Sud soffre della crisi idrica. L’immagine dell’Anbi, l’associazione dei consorzi di bacino, in uno dei recenti report settimanali sulle risorse idriche, parte dalla differenza fra lo stato dei grandi laghi del Nord, che hanno acqua, e quelli del Centro-Sud che si stanno prosciugando.

Rileva l’Anbi: “Lago Maggiore, +121 centimetri; lago Trasimeno, -147 centimetri sullo zero idrometrico, cioè oltre 2 metri e mezzo di differenza: è questa una delle fotografie più chiare della condizione idrica dell’Italia, dove l’emergenza (ultima in ordine di tempo è stata la Regione Sardegna a chiedere il riconoscimento dello stato di calamità naturale) sta sempre più allargandosi dal Sud al Centro del Paese dopo mesi di piogge assolutamente insufficienti e di temperature fuori dalla norma (al di sotto delle Alpi le colonnine di mercurio restano stabilmente superiori ai 30 gradi, valore che si registra ormai da settimane lungo le coste di un mar Mediterraneo sempre più “caraibico”)”.

La Regione Calabria chiede lo stato di emergenza nazionale

È di ieri la notizia che la Giunta della Regione Calabria, su proposta del presidente, Roberto Occhiuto, ha approvato un delibera per richiedere al governo il riconoscimento dello stato di emergenza nazionale.

La Regione evidenzia lo stato di “grave deficit idrico” nei territori della città metropolitana di Reggio Calabria, della Provincia di Crotone e dei Comuni di Calopezzati, Caloveto, Cariati, Corigliano Rossano, Cropalati, Crosia, Longobucco, Mandatoriccio, Paludi, Pietrapaola, Scala Coeli, Acri, Bisignano, Luzzi, Rose, S. Cosmo Albanese, S. Demetrio Corone, S. Giorgio Albanese, Santa Sofia D’epiro, Vaccarizzo Albanese in Provincia di Cosenza. Con una delibera dedicata espressamente al comparto agricoltura, la Calabria ha inoltre chiesto al Ministero dell’Agricoltura “il riconoscimento dello stato di calamità naturale in seguito all’eccezionale e prolungata siccità verificatasi in Calabria nel periodo luglio 2023-giugno 2024”.

L’emergenza siccità al Centro…

L’emergenza siccità ricorre nelle cronache di questa estate, specialmente al Sud. Drammatica, come più volte denunciato, la situazione della Sicilia. Ma la crisi idrica sta risalendo anche verso le regioni del Centro Italia, secondo quanto emerge dai dati dell’Anbi, Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue. E questo potrebbe avere un impatto sulla distribuzione di acqua potabile.

In Abruzzo ci sono ormai “turnazioni ed interruzioni nelle erogazioni d’acqua a causa di un deficit idrico senza precedenti”.

Per l’Anbi “è ora il Lazio ad entrare in allarme rosso”.

Si legge nel recente bollettino: “Sulla provincia di Roma il bilancio nell’anno idrologico è il peggiore da un quarto di secolo, così come lungo la dorsale appenninica, sede di quegli acquiferi che forniscono in larga parte acqua alla Capitale: le loro portate sono fortemente sotto media (quella del Peschiera è inferiore a quelle registrate nelle recenti annate siccitose dello scorso decennio. Fonte: ACEA ATO 2) ed anche se fino ad ora non è stato necessario intervenire sulle erogazioni, il rischio che il perdurare del clima arido possa avere ripercussioni anche sulla distribuzione d’acqua ad uso potabile non è più una lontana ipotesi”.

«Dopo l’emergenza di pochi anni fa, Roma si è attrezzata per rispondere alle esigenze idriche umane, articolando le fonti di approvvigionamento – ricorda Massimo Gargano, Direttore Generale Anbi – Ciò che è meno percepito, però, è che la Capitale sia il più grande comune agricolo d’Europa con tutte le implicazioni anche irrigue che questo comporta per l’economia della città, senza considerare il rischio incendi in ambienti estremamente inariditi» .

La situazione è tale che a Roma il Tevere si mantiene sotto gli 80 metri cubi al secondo contro una media di oltre mc/s 130, favorendo l’intrusione salina alla foce con il pericolo di condizionare i prelievi irrigui in una zona a forte propensione agricola. Simbolo del Lazio in crisi è anche la provincia di Frosinone, dove quasi la metà delle fonti di approvvigionamento di acqua sono in crisi idrica.

In Umbria il lago Trasimeno registra a oggi un livello idrometrico tra i più bassi da oltre 55 anni con la prospettiva che entro settembre eguagli il record negativo di -m.1,70 del 1968. Per l’Anbi una situazione gravissima per un lago la cui altezza media è di soli 4 metri.

 

Lago di Pergusa, blitz di Legambiente in Sicilia: l’emergenza siccità non è mai finita (Lago di Pergusa, foto credit Legambiente)

 

… e nel Sud Italia

È poi “dramma idrico” nel Sud Italia.

In Sicilia prosegue il conto alla rovescia verso l’esaurimento delle disponibilità idriche: dai dati più recenti si evince che la residua riserva d’acqua stoccata nei bacini artificiali si sia ridotta, in soli 7 giorni, di quasi 6 milioni di metri cubi, nonostante le interruzioni nelle erogazioni per l’agricoltura ed i razionamenti potabili per circa il 40% della popolazione siciliana”.

In crisi ci sono la Puglia e la Basilicata, mentre anche in Campania è dimezzata rispetto allo scorso anno la disponibilità di acqua nelle dighe del Cilento.

«È evidente che non sono le seppur doverose dichiarazioni di stato d’emergenza a poter dare concreta risposta alla critica situazione, che sta colpendo sempre maggiori comunità del Paese – ha detto Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI – È in questo momento che appare evidente la necessità di politiche di prevenzione, che costerebbero abbondantemente meno dei danni, che stiamo subendo: servono un piano nazionale di efficientamento della rete idraulica esistente e nuove infrastrutture per aumentare la resilienza dei territori».


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