Facoltà a numero chiuso, Konsumer: garantire a tutti il diritto allo studio
Konsumer chiede che venga modificato il sistema che prevede test di ingresso per le facoltà universitarie a numero chiuso, con particolare riguardo a Medicina e Chirurgia: “si tratta di pari opportunità che non si dovrebbero misurare sulla base di un punteggio”
“Il diritto costituzionale allo studio non è un bene di lusso privato, e per tale che sia deve essere assicurato a chiunque”, è questo l’appello di Konsumer, Associazione Consumatori, affinché venga modificato il sistema che prevede test di ingresso per l’accesso a facoltà universitarie a numero chiuso, con particolare riguardo a quella di Medicina e Chirurgia.
“L’insistenza a mantenere in essere i test per l’accesso alla facoltà di medicina – dichiara il Dr. Arturo Di Folco, medico e responsabile del settore sanità di Konsumer Italia – mostra la totale inappropriatezza alla programmazione per la gestione della sanità sia pubblica che privata: il terribile momento Covid-19, ancora in essere, pare non abbia fornito i giusti e necessari insegnamenti per rimuovere e correggere le carenze emerse per la gestione di una pandemia”.
Numero chiuso, Konsumer: garantire agli studenti pari opportunità
“In questi ultimi mesi abbiamo assistito alla “sanatoria” per il passaggio da “dottore in medicina e chirurgia” a “Medico chirurgo” senza il sostenimento dell’esame di stato, all’inserimento di giovani medici laureati ancora privi di quelle basi essenziali per l’espletamento delle attività specialistiche in reparti delicati, proprio per la carenza numerica di laureati in medicina e chirurgia – prosegue Di Folco. – Tale evidenza, pur non immaginando l’arrivo del Covid-19, era stata da noi di Konsumer più volte paventata, chiedendo a gran voce la revisione di questo sistema arcaico e deleterio.
Ora che l’evidenza è sotto i nostri nasi non si può più voltare la faccia, tanto meno se si prende atto che il conseguimento di un titolo accademico non implica la collocazione lavorativa obbligatoria da parte dello Stato. Si tratta di pari opportunità che non si dovrebbero misurare sulla base di un punteggio per il quale neppure le istituzioni scolastiche preparano i ragazzi”.
“È ora di cambiare le cose dando una svolta epocale e restituendo diritti e doveri non solo agli studenti, ma ai cittadini italiani che di sanità vera e funzionale hanno tanto bisogno”, conclude.