Home restaurant, Agcm: “Legge limita sharing economy”
Quando lo scorso gennaio la Camera dei deputati si avviava ad approvare la normativa che regolamenta l’attività di home restaurant, le critiche e le obiezioni non si sono certo fatte attendere.Oggi sull’argomento si è pronunciata l’Agcm che ha definito molte delle limitazioni introdotte dalla normativa come del tutto ingiustificate e penalizzanti per la concorrenza in questo settore.
La norma è stata pensata per introdurre una disciplina per l’attività di home restaurant, definita nel provvedimento come “l’attività finalizzata alla condivisione di eventi enogastronomici esercitata da persone fisiche all’interno delle unità immobiliari ad uso abitativo di residenza o domicilio, proprie o di un soggetto terzo, per il tramite di piattaforme digitali che mettono in contatto gli utenti, anche a titolo gratuito e dove i pasti sono preparati all’interno delle strutture medesime”.
L’attività di home restaurant viene considerata saltuaria: come tale, la norma precisa che non può superare il limite massimo di 500 coperti per anno solare, né generare proventi superiori a 5.000 euro annui. Vengono previsti obblighi precisi per il gestore della piattaforma digitale di home restaurant: questi deve garantire che le informazione sulle attività degli utenti iscritti alle piattaforme siano tracciate e conservate, nel rispetto delle leggi sulla privacy, deve verificare che gli utenti operatori cuochi siano coperti da polizze assicurative per la copertura dei rischi che vengono dall’attività di home restaurant e che l’immobile sia coperto da polizza che assicuri per la responsabilità civile verso terzi.
Le norme prevedono inoltre che le transazioni in denaro siano fatte attraverso le piattaforme digitali, che prevedono modalità di registrazione univoche dell’identità, e avvengano esclusivamente attraverso sistemi di pagamento elettronico. La partecipazione dell’utente fruitore all’evento enogastronomico richiede in ogni caso l’assenso da parte dell’utente operatore cuoco. Altre disposizioni stabiliscono che le attività di home restaurant devono essere inserite nella piattaforma almeno trenta minuti prima del loro svolgimento e l’eventuale cancellazione del servizio prima della sua fruizione deve rimanere tracciata. Non rientrano invece nell’applicazione della norma “le attività svolte in ambito privato o comunque da persone unite da vincoli di parentela o di amicizia, che sono definite libere e non soggette a procedura amministrativa”.
E questo è solo un riassunto. Pensate a come può risultare complicato applicare tutto ciò ad una mamma o una zia che vogliano cimentarsi con questo tipo di attività.
La pronuncia dell’Antitrust è stata quindi accolta con favore da coloro che fin da subito hanno criticato l’impostazione della legge di regolamentazione sul settore.
“Com’era possibile che la mia start up fosse legale in 18 nazioni europee ma non nel mio paese?”, si chiede Gaetano Campolo, Ceo e fondatore di Home restaurant Hotel, che plaude alla sentenza dell’Antitrust e dice ”ci da’ ragione su tutto”. Nelle scorse settimane Campolo aveva avviato una battaglia contro il ddl sugli homerestaurant e sulla sua nuova App, che l’imprenditore lancerà a giugno, saranno inserite suite e homerestaurant da ogni angolo d’ Italia (fonte: Ansa.it)
Soddisfazione è stata espressa anche a Giambattista Scivoletto, fondatore di www.bed-and-breakfast.it e della piattaforma www.HomeRestaurant.com, che dichiara, come riportato da ansa.it, “il fatto di trovarci d’accordo con con una così autorevole fonte di giudizio, ci rassicura sul buon senso della nostra protesta e ci dà forza per continuare la nostra battaglia per il corretto sviluppo dell’Home Restaurant in Italia”.
Soddisfatto con riserva Gnammo, la principale piattaforma di social eating in Italia, che sottolinea come “La nuova normativa contiene alcuni punti che limitano fortemente la sharing economy”. “Lo stesso Garante ha sottolineato, riportando l’invito della Commissione Europea a favorire lo sviluppo di un’economia collaborativa, capace di creare nuove opportunità, sia per i consumatori sia per gli operatori. Ciò nonostante, ci sono alcuni punti che ci vedono distanti dalla valutazione dell’AGCM”, specifica Cristiano Rigon, founder di Gnammo.
L’Agcm non poteva esprimersi diversamente. La normativa sugli home restaurant in questione è un pessimo tentativo di disciplinare una nuova attività legata alla sharing economy. L’intervento del legislatore, infatti, va a condizionare negativamente la nascita e lo sviluppo di questa nuova forma di business. Come scrivo nel mio libro dal titolo “Home restaurant e social eating. Guida all’attività di ristorazione in abitazione privata”, è giusto che si vada a colmare quel vuoto normativo attualmente vigente all’interno del quale potrebbe insediarsi il sommerso e che attualmente potrebbe essere elemento di concorrenza sleale. Tuttavia questo intervento va fatto senza penalizzare i nuovi imprenditori. Il limite dei ricavi annui o del numero dei coperti rappresentano indubbiamente un limite alla libertà d’impresa, diritto tutelato dalla nostra Costituzione.
Nicola Santangelo
http://www.lavoroimpresa.com/lavoro-imprenditoria/art/1089-home-restaurant-social-eating-guida-attivit%C3%A0-ristorazione-abitazione-p