Il CETA arriva in Senato, AACC: no a ratifica frettolosa. Si apra discussione
Il CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement), il trattato di libero scambio tra Europa e Canada, approda in Senato. Dopo la votazione favorevole del Parlamento Ue il 15 febbraio scorso, tocca adesso ai singoli Governi nazionali approvarlo prima della sua definitiva entrata in vigore.
Parallelamente all’arrivo del testo del trattato, è entrata nel vivo anche la mobilitazione per fermare il processo di ratifica del CETA. Sono moltissime le associazioni di consumatori che questa mattina sono state ricevute dal Presidente del Senato Pietro Grasso, al quale è stato consegnato il documento “Alla ricerca di un commercio libero e giusto (Free and fair) – Dal sovranismo economico ad un percorso di reciprocità”.
Movimento Consumatori, Coldiretti, Cgil, Legambiente, Adusbef, Fairwatch e Greenpeace e altre 11 associazioni hanno fatto avere lo stesso documento anche ai senatori della 3° Commissione Permanente del Senato della Repubblica (Affari Esteri, Emigrazione), impegnati nell’esame del disegno di legge di ratifica (ddl 2849).
Le associazioni, ammesse all’audizione informale con i rappresentanti della società civile, hanno chiesto di non ratificare l’accordo in poche ore per poter permettere un esame attento e scrupoloso delle norme che hanno un impatto considerevole sull’ambiente come sui diritti dei lavoratori e dei consumatori, promuovendo, contrariamente a quanto fatto fino ad ora, un dibattito pubblico con tutti i soggetti interessati: istituzioni, associazioni di categoria, sindacati e associazioni ambientaliste e dei consumatori. Per quanto riguarda l’impatto sui consumatori, sarebbe auspicabile portare il testo all’interno del Consiglio Nazionale Consumatori ed Utenti presso il Ministero dello Sviluppo Economico.
“I rischi di un ritorno al protezionismo non si combattono con un’acritica promozione della liberalizzazione e della deregolamentazione degli scambi e degli investimenti, ma impegnando l’Unione europea e i suoi partner nell’impresa di ridisegnare politiche commerciali multilaterali e bilaterali al servizio dell’interesse generale, della qualità dello sviluppo, della tutela dei consumatori”, dicono dal Movimento Consumatori.
Nello specifico, sono almeno quattro le criticità che le associazioni mettono in evidenza:
- Il principio di precauzione, che non è previsto né tantomeno tutelato dal CETA: mentre in Europa se un’azienda deve commercializzare una sostanza, è prima tenuta a dimostrare scientificamente che questa non provochi alcun danno, in Canada, così come negli Stati Uniti, avviene esattamente il contrario. In questo senso l’accordo sancisce un cambiamento nettamente peggiorativo in termini di tutela della salute del consumatore.
- Le clausole di risoluzione delle controversie tra investitori e Stato, la cui adozione consente a gruppi privati di ricorrere ad un arbitrato internazionale qualora vedano i propri investimenti messi a rischio da provvedimenti varati dai governi. In questo modo viene istituito una sorta di tribunale sovranazionale, limitando la possibilità stessa, da parte dello Stato, di adottare leggi di interesse pubblico che tocchino gli interessi e i guadagni delle aziende.
- Le denominazioni italiane DOP e IGP. In base ad un criterio che non è stato reso noto, sono stati selezionati 41 prodotti italiani tutelati dal CETA: questo significa che le restanti 248 denominazioni Made in Italy restano escluse, senza alcuna tutela.
- Rischi per il mondo del lavoro. L’accordo infatti non prevede disposizioni vincolanti in merito alla sicurezza del lavoro, all’incremento dell’occupazione, alla tutela della salute e alla sostenibilità sociale e ambientale.
“Tutti elementi di forte criticità che si aggiungono al mancato coinvolgimento della società civile rispetto ad un trattato che ha un fortissimo impatto sui cittadini, sulla qualità della vita e sulla qualità dei consumi”, sottolinea Federconsuamtori. “Al Governo abbiamo chiesto, pertanto, una modifica dei punti deboli del trattato, che riporti in primo piano i diritti e la sicurezza dei cittadini. Abbiamo sottolineato come sia inconcepibile, inoltre, un’approvazione frettolosa quando, in Francia, pende un ricorso sulla costituzionalità di tale trattato”.