HC BABY. In fuga (da soli) da guerra e miseria: i minori migranti non accompagnati
Sono giovani, a ben guardare molti sono bambini, e dopo viaggi che sfidano il limite umano di sopportazione e fatica sbarcano in Europa dalle carrette del mare in fuga da guerre, povertà, catastrofi naturali. A volte arrivano con i genitori o almeno un parente ma spesso affrontano la traversata del Mediterraneo da soli. Sono i minori migranti non accompagnati, ovvero la parte più vulnerabile della popolazione migrante, la più esposta allo sfruttamento e al rischio di finire imprigionata nelle reti illegali della criminalità o della tratta.
Il loro numero sta crescendo senza sosta. Nei primi due mesi dello scorso anno, il numero di minori migranti non accompagnati arrivati in Italia è molto aumentato: i dati del Ministero dell’Interno dicono che fra gennaio e febbraio del 2016 sono giunti in Italia 1.336 minori stranieri non accompagnati, a fronte di 521 minori soli arrivati nello stesso periodo dell’anno precedente. I minori non accompagnati sono inoltre di più anche rispetto al numero totale di migranti: erano il 6,6% nei primi due mesi del 2015, ora sono il 14,6%.
Sulla crescita del fenomeno sta incidendo particolarmente l’inasprirsi negli ultimi anni delle crisi africane e mediorientali. Partono per la maggior parte dall’Eritrea, dal Gambia e dalla Somalia. Nel 2014 (l’anno record per gli sbarchi in Italia), gli arrivi di minori non accompagnati ha eguagliato quello relativo alla componente dei minori giunti al seguito di genitori o parenti (13.096), che provenivano in particolare da Siria, Afghanistan e Palestina. Secondo l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati, su 154mila migranti sbarcati sulle coste italiane nel 2015 oltre 16mila erano minori, e di questi ben 12.360 risultavano non accompagnati, pari al 75% dei minori arrivati. Alla fine del 2015 i minori non accompagnati erano già aumentati del 13% rispetto all’anno precedente. E l’Italia è al terzo posto in Europa per le domande di protezione internazionale presentate dai minori.
Sui bambini migranti si è soffermata l’attenzione anche dei pediatri, che durante il congresso della SIP (Società italiana di pediatria) del novembre scorso hanno portato l’attenzione sull’aumento del numero di minori in fuga. “Al mondo oggi un bambino su 45 sta migrando: si possono chiamare rifugiati, migranti o altro ma restano bambini, senza colpe e responsabilità di guerre, bombe, violenze, cambiamenti climatici o povertà”.
Davanti a tutto questo, davanti al numero sempre crescente di piccoli migranti che arrivano nel nostro Paese senza un punto di riferimento sorge una domanda: quanto sono adeguate le risposte che il sistema di accoglienza è in grado di offrire?
Le lacune sono ancora molte ma qualche passo avanti c’è stato, ad esempio attraverso un ampliamento della rete SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) nonostante ci siano alcune misure che vanno attivate urgentemente: l’adeguamento qualitativo di tutte le strutture dedicate ai minori; la definizione di un procedura uniforme per accertare la minore età dei migranti in attivo; la velocizzazione della nomina di un “tutore” per ogni minore solo; la promozione dell’affido familiare. Bisogna poi rafforzare le misure anti-tratta perché, se sfuggono alla rete di assistenza, gli adolescenti e i ragazzini arrivati da soli sono le persone più esposte a fenomeni di sfruttamento di ogni tipo, sessuale e lavorativo.
In base ai dati diffusi a luglio 2016 dall’Associazione dei Comuni Italiani (ANCI), sono 13.000 minori stranieri di non accompagnati presi in carico dai Comuni italiani nel 2014. Di questi, 9.229 sono stati inseriti nei percorsi di prima e seconda accoglienza. Il 96% dei giovani presi in carico dai servizi sociali sono maschi (la fascia 16-17 anni è cresciuta, dal 2006, fino all’80% nel 2014).
Ne consegue che i prossimi nodi cruciali per assicurare una migliore filiera dell’accoglienza sono l’aumento dei posti nelle reti strutturate di prima e di seconda accoglienza, la deroga al blocco del turnover del personale per i Comuni che accolgono i minori soli nell’ambito dello Sprar, la riduzione dei tempi di nomina del tutore e del rilascio del permesso di soggiorno ed evitando la creazione di circuiti speciali di accoglienza dedicati esclusivamente ai minori stranieri non accompagnati.
di Elena Leoparco

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