Movimento Consumatori: no all’aumento delle spese militari per la Nato
No all’aumento delle spese militari italiane per la Nato. Il Movimento Consumatori si esprime in modo netto contro questa possibilità – la Nato chiede infatti che gli alleati aumentino la spesa militare al 2 per cento del Prodotto interno lordo – e in una lettera inviata nei giorni scorsi al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni si esprime in modo netto contro la possibilità che l’Italia accolga rinnovate richieste di aumentare lo stanziamento delle spese militari in favore della Nato. Una richiesta lontanissima dalle esigenze della società civile e dalle priorità della spesa pubblica.
L’aumento di queste spese, spiega il Movimento Consumatori, “comporterebbe un’ulteriore inaccettabile disparità fra la spesa destinata ad armamenti e quella che l’Italia dedica a ricerca e innovazione. Ciò sarebbe tanto più grave a fronte della notoria inferiorità della nostra spesa per R&S rispetto ai livelli degli altri partners europei. Una distanza questa sì da colmare con maggiori risorse, per recuperare produttività e competitività al sistema industriale”. L’aumento delle spese militari non aiuterebbe a costruire una difesa europea, prosegue l’associazione, perché “contraddirebbe la strategica esigenza di sostenere, con adeguati mezzi, la creazione di una vera e forte “difesa comune europea”, cardine fondamentale della crescita istituzionale dell’Unione”.
Niente accordi bilaterali con gli Usa per aumentare le spese militari in favore della Nato: “Accogliere unilateralmente tali richieste al di fuori di un consenso comune degli Stati membri, espresso dalle istituzioni comunitarie, significherebbe – dice il Movimento Consumatori – rompere il fronte dell’unità europea, mostrando di subire strategie extraeuropee di accordi bilaterali con singoli Stati membri, obiettivamente idonee ad indebolire una unità che mai come oggi andrebbe invece decisamente rafforzata”.
L’Italia viene bacchettata dalla Nato perché destinerebbe alla spesa militare l’1,11% del Pil. Sono numeri contestati dal primo rapporto annuale dell’Osservatorio Milex sulle spese militari (realizzato nell’ambito delle attività della Rete Italiana per il Disarmo), presentato a febbraio alla Camera dei Deputati, per il quale l’Italia in realtà spende già l’1,4 per cento, la media dei Paesi NATO (USA esclusi), ma “spende in modo irrazionale e inefficiente”. L’analisi della spesa militare fatta dall’Osservatorio Milex dice che la spesa militare italiana nel 2017 è di 23,3 miliardi, pari all’1,4% del Pil, e in aumento rispetto all’anno precedente e rispetto al 2006. Si legge nel rapporto: “Per l’anno 2017 l’Italia destina circa 23,3 miliardi di euro alle spese militari, pari a oltre 64 milioni di euro al giorno, 2,7 milioni di euro all’ora, 45 mila euro al minuto. Rispetto al 2016 si registra un aumento di quasi l’1 per cento a valori correnti (-0,1 per cento a valori costanti) con un rapporto spese militari/PIL che rimane vicino all’1,4 per cento: in lieve calo rispetto alle stime di crescita del PIL del governo, invariato rispetto alle stime ISTAT, BANKITALIA e Fondo Monetario Internazionale, in ogni caso al di sopra dell’1,1 per cento dichiarato dalla Difesa. Rispetto al 2006 si registra un aumento di quasi il 21 per cento a valori correnti (che si traduce in un aumento di oltre il 4 per cento a valori costanti) e un aumento nella rapporto spese militari/PIL dall’1,2 per cento del 2006 all’1,4 per cento del 2017”.
Notizia pubblicata il 10/05/2017 ore 16.46

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