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Telegram, Konsumer Italia denuncia: 70.000 utenti nei canali “Stupro tua sorella 2.0”

Konsumer Italia, insieme alla Fondazione Carolina, l’Osservatorio Nazionale sul Bullismo e Disagio Giovanile, l’organizzazione di volontariato Allegamente, hanno denunciato alle autorità competenti i canali Telegram denominati “Stupro tua sorella 2.0”

Pedopornografia, pornografia, sostanze stupefacenti e istigazione alla violenza di ogni specie, sono i contenuti di due canali Telegram – con oltre 70.000 iscritti – che Konsumer Italia, insieme alla Fondazione Carolina, l’Osservatorio Nazionale sul Bullismo e Disagio Giovanile, l’organizzazione di volontariato Allegamente, hanno denunciato alle autorità competenti.

Konsumer Italia auspica un immediato intervento congiunto dell’Autorità Giudiziaria, dell’AGICOM, del Garante della Privacy, del Garante dei Diritti del Minore e del Garante per la protezione dei dati personali.

Invita, inoltre, gli utenti a una gestione corretta e consapevole dei propri dati, ribadendo con forza la necessità di sensibilizzare i consumatori a proteggere le informazioni personali al fine di tutelarsi dai malintenzionati del web.

I consigli della Polizia Postale per difendersi dal revenge porn

Tale canale – insieme ad altri due canali di Telegram – era già stato al centro di un’indagine sul revenge porn, coordinata lo scorso anno dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, che aveva visto coinvolte le Procure presso il Tribunale Ordinario di Milano, Palermo, Bergamo e la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Palermo.

 

revenge porn

 

La Polizia Postale e delle Comunicazioni aveva, dunque, diffuso i consigli per difendersi dal revenge porn:

• qualora si decida di documentare i rapporti intimi, è bene tutelarsi usando dispositivi non connessi alla rete e memorizzando immagini e video su supporti esterni ben custoditi, accessibili tramite password;
• l’interessato può chiedere ai social network di rimuovere il contenuto che lo riguarda;
• qualora non sia possibile la rimozione, si può ricorrere al diritto all’oblio, eliminando la de-indicizzazione e le conseguenti attività risarcitorie, mediante dedicata richiesta all’Autorità Garante per la Protezione dei dati personali. Ciò comporta che il materiale non venga eliminato dalla rete, ma rimosso dai motori di ricerca. In tal modo, senza conoscere la url esatta del contenuto, questo non sarà raggiungibile dalla mera ricerca delle parole chiave;
• è opportuno che la vittima presenti tempestivamente la querela, in quanto i contenuti pubblicati online si diffondono velocemente.


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