Università, test di ammissione al via fra le proteste
Al via la ruota dei test di ammissione all’Università: medicina, architettura, veterinaria, e tanti altri corsi che hanno finito per introdurre il numero chiuso in tutti gli atenei da un capo all’altro d’Italia. Gli studenti, intanto, protestano.
L’Unione degli Universitari (UDU), appena prima dei testi di ingresso per medicina di oggi, ha organizzato in tutta Italia un flash mob di protesta, per manifestare “il completo dissenso a questo sistema di sbarramento all’accesso al mondo dell’università”.
“Oggi migliaia di studenti affronteranno i test d’ingresso e solo 1 su 8 potrà realizzare la propria aspirazione – scrive la sigla – Non solo non saranno liberi di poter scegliere il loro futuro, per giunta dovranno sostenere una prova che da anni si mostra fallace sia nel metodo che nei contenuti. Da anni continua la nostra battaglia contro il numero chiuso che riteniamo leda il diritto allo studio e il nostro fermo dissenso è arrivato fino alla Corte Costituzionale che si pronuncerà sulla costituzionalità o meno di questo sistema di sbarramento aprioristico”.
Solidarietà agli studenti arriva dal Codacons, che in una nota “ribadisce l’illegalità di questi test che impediscono a studenti meritevoli, magari diplomatisi con il massimo dei voti, di coronare il loro sogno solo perché in qualche minuto di test si sono fatti prendere dall’agitazione e non hanno risposto a domande che peraltro non servono in alcun modo a dimostrare l’attitudine dello studente a diventare un futuro medico o dentista”.
“Il Codacons, che ha già inutilmente diffidato il ministero dell’Istruzione ad eliminare il numero chiuso, attacca ora il ministro Profumo accusandolo di voler difendere la casta dei professionisti – continua la nota – La previsione del numero chiuso, infatti, oltre a comportare ingiustificate limitazioni all’esercizio di una professione, ha l’effetto di determinare un’ illegittima restrizione della concorrenza tra i professionisti. Per questo l’associazione chiede l’intervento dell’Europa, considerato che i test di ammissione ledono il principio europeo del libero accesso alla professione”.
No ai test anche da Federconsumatori e Adusbef. “E’ urgente rivedere il sistema dei test di ingresso per l’iscrizione ai corsi di laurea – dichiarano i due presidenti Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti – Da sempre siamo stati contrari a questo sistema, in quanto rappresenta un ostacolo (non sempre giustificato) all’accesso agli studi: una logica che assomiglia molto a quella degli ordini professionali, che si configurano come vere e proprie “caste”. Addirittura questo sistema rischia di trasformarsi in un meccanismo adottato dagli atenei per fare cassa, dal momento che ogni singolo test può costare anche oltre 100 euro”.
Dove sia necessario predisporre il numero chiuso per motivi oggettivi, le due associazioni chiedono che se ne faccia un uso corretto con quesiti attinenti e criteri di valutazione “equi, certi ed attendibili”. Ancora meglio se si cominciasse già con un buon orientamento degli studenti dell’ultimo anno delle superiori.

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sono daccordo mia figliaha sempre studiato molto, diplomata sempre con il massimo ma non riesce ad accedere alla facoltà di medicina. questi giovani sono lesi nel diritto allo studio urge una nuova selezione, che riterrei più sul merito scolastico e sugli esami del primo anno di medicina. Dovremmo noi genitori scendere in piazza
Vorrei segnalare a Trefiletti e a Lannutti (la cui opposizione al numero chiuso mi pare meno che tiepida) che oggi, il temuto affollamento della didattica “frontale” universitaria può essere risolto con l’e-learning (vd. Nettuno, Unitelma,ecc.). Le esercitazioni sperimentali potrebbero invece essere organizzate con più efficienza ed efficacia (per es. servizio obbligatorio in corsia d’ospedale per gli aspiranti medici, ecc.), in convenzione con enti ospedalieri, per i medici, e con avviati studi professionali per le altre professioni, prossimi sul territorio alla residenza degli studenti, senza apprezzabili maggiori oneri per lo Stato e per le famiglie, garantendo così a tutti i giovani la legittima aspirazione alla mobilità sociale. Resta, in verità, da affinare la qualità dei metodi di insegnamento. Basta farsi un giro su internet e visitare i siti delle maggiori università americane, stracolmi di sussidi didattici, e i siti delle università italiane, in genere molto parchi di sussidi, tranne rare e veramente encomiabili eccezioni. I docenti universitari che non espongono su web le proprie lezioni, forse temono di non saper comunicare mediante uno strumento così potente quale può essere una pagina web che può contenere oltre il testo, anche l’audio (il parlato) e le esemplificazioni rese con efficacissime animazioni? Certo, tutto ciò comporta qualche riflessione e un po’ di fatica in più.
Negli Stati Uniti, che è il paese più avanzato del mondo, solo l’ 1.5 % della popolazione è addetta all’agricoltura (con produttività enorme, data l’avanzata meccanizzazione), un po’ più del 20% della popolazione e addetta all’industria (con un livello altissimo di produttività a cui tiene dietro solo la Germania, data l’avanzata organizzazione e automazione della produzione industriale) e la restante parte della popolazione è addetta al terziario (in cui vanno collocate anche le professioni e gli addetti alla ricerca scientifica e all’innovazione).
OGNI OSTACOLO O BARRIERA OPPOSTA ALLE LEGITTIME ASPIRAZIONI DI FORMAZIONE PROFESSIONALE DEI GIOVANI, TUTTI, E NON SOLO I PIU’ BRAVI (1), COSTITUISCE UN VULNUS INTOLLERABILE ALLA DIGNITA’. UMANA.
(1) MA CHI GARANTISCE CHE I PIU’ BRAVI A RISOLVERE I QUIZ DI ACCESSO ALL’UNIVERSITA’ SARANNO PURE I MIGLIORI STUDENTI UNIVERSITARI ? NESSUNO. SENZA VOLER AGGIUNGERE ULTERIORI COMMENTI ALLA GENERALE INAPPROPRIATEZZA DEI QUIZ DEI TEST DI ACCESSO SOMMINISTRATI AI GIOVANI ASPIRANTI. PROVARE PER CREDERE.