Addio al contante

Uso del contante, la pronuncia della Corte di giustizia Ue

L’uso del contante può essere obbligatorio? O si può escludere un pagamento in contante per motivi di interesse pubblico? Sulla questione si è pronunciata la Corte di giustizia della Ue. E ha concluso che l’uso del contante può essere limitato per un interesse pubblico, ad esempio, per evitare costi irragionevoli di gestione dei pagamenti.

Secondo la Corte, l’interesse pubblico «può giustificare una limitazione ai pagamenti in contanti, in particolare quando il numero di contribuenti nei cui confronti il credito deve essere recuperato è molto elevato».

Il caso in questione viene dalla Germania e riguarda il pagamento del canone radioteleviso nel land dell’Assia, in cui il regolamento dell’organismo tv esclude il pagamento in contanti.

Secondo la Corte, uno Stato della zona euro può obbligare la sua amministrazione ad accettare pagamenti in contanti, ma può anche limitare tale possibilità di pagamento per un motivo d’interesse pubblico. Una restrizione di questo tipo può essere giustificata se il pagamento in contanti può comportare un costo irragionevole per l’amministrazione a causa del numero molto elevato di contribuenti.

 

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Il pagamento del canone radiotv: no al contante

Nel land dell’Assia (Germania) l’organismo radiotv locale esclude l’uso del contante per pagare il canone radiotelevisivo. Due cittadini, che volevano pagare in contante, sono stati raggiunti da avvisi di pagamento.

La questione è arrivata davanti alla giustizia, per la quale l’esclusione del contante viola una disposizione del diritto federale, di rango superiore, per la quale le banconote in euro hanno corso legale illimitato. Si è arrivati alla Corte di giustizia Ue cui si chiede come tutto questo rapporti alla competenza esclusiva della Ue nella politica monetaria.

La Corte, riunita in Grande Sezione, dichiara che «uno Stato membro la cui moneta è l’euro può, nell’ambito dell’organizzazione della sua pubblica amministrazione, adottare una misura che obbliga quest’ultima ad accettare pagamenti in contanti o introdurre, per un motivo d’interesse pubblico e a determinate condizioni, una deroga a tale obbligo».

Politica monetaria, euro e uso del contante: il giudizio della Corte

L’Unione europea ha competenza esclusiva sulla politica monetaria per gli Stati che hanno l’euro come moneta. Il corso legale attribuisce alle sole banconote in euro emesse dalla BCE e dalle banche centrali carattere di ufficialità nella zona euro.

«La nozione di «corso legale» di un mezzo di pagamento denominato in un’unità monetaria – spiega la Corte –  significa che tale mezzo di pagamento, in generale, non può essere rifiutato in pagamento di un debito espresso nella stessa unità monetaria».

Solo la Ue è competente a precisare il corso legale delle banconote in euro. La Corte aggiunge che «per riconoscere o preservare l’effettività del corso legale delle banconote in euro, non è necessario imporre un obbligo assoluto di accettazione di tali banconote come mezzo di pagamento. Non è neppure necessario che l’Unione stabilisca, in modo esaustivo e uniforme, le eccezioni a tale obbligo di principio, purché sia possibile, in linea generale, pagare in contanti».

L’interesse pubblico può giustificare la restrizione all’uso del contante

Gli stati della zona euro sono competenti a disciplinare come eseguire gli obblighi di pagamento. In linea generare deve essere possibile pagare in contanti attraverso l’euro, quindi uno Stato può adottare una misura che obbliga la sua amministrazione pubblica ad accettare pagamenti in contanti mediante tale valuta.

Allo stesso tempo, l’obbligo di accettare banconote e monete in euro «può, in linea di principio, essere limitato dagli Stati membri per motivi d’interesse pubblico, a condizione che tali restrizioni siano proporzionate all’obiettivo di interesse pubblico perseguito, il che comporta, in particolare, che esistano altri mezzi legali di estinzione dei debiti pecuniari».

Per la Corte «è effettivamente nell’interesse pubblico che i debiti di somme di denaro nei confronti delle autorità pubbliche possano essere onorati in un modo che non implichi per esse un costo irragionevole che impedirebbe loro di garantire i servizi forniti a costi inferiori. Pertanto, il motivo d’interesse pubblico relativo alla necessità di garantire l’adempimento di un’obbligazione pagamento imposta da un’autorità pubblica può giustificare una limitazione ai pagamenti in contanti, in particolare quando il numero di contribuenti nei cui confronti il credito deve essere recuperato è molto elevato».

La giustizia tedesca deve allora verificare se questa restrizione sia proporzionata all’obiettivo di recuperare effettivamente il canone radiotelevisivo, «in particolare alla luce del fatto che i mezzi legali alternativi di pagamento possono non essere facilmente accessibili a tutte le persone debitrici».


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