Il consumatore deve poter scegliere con consapevolezza e responsabilità: ovvero deve essere libero e deve poter esercitare la propria libertà. E’ questo il ‘modello della prossimità’ che il presidente dell’Autorità dell’Energia Elettrice ed il gas, Guido Bortoni, ha invocato nel corso della lettura del discorso in occasione della presentazione della Relazione Annuale / I commentiIl Presidente non ha dubbi anche su un altro dato di fatto, ovvero che l’Autorità – nei confronti dei consumatori, non deve essere né paternalistica, né populista ma deve avere come obiettivo primario quello di ‘incrementare il livello di ‘capacitazione del consumatore finale’.
Un compito arduo, come dice lo stesso Bortoni, nei quali non mancano alcuni punti interrogativi:  il modello cui tendere è raggiungibile per il consumatore medio? Con quali tempi? Interrogativi essenziali cui questa Autorità sta cercando di rispondere, misurando le diverse sfaccettature del livello di consapevolezza del consumatore nelle diverse tipologie.
All’obiettivo finale l’Autorità cerca di giungere, ad esempio, attraverso le indagini conoscitive. E’ un esempio quella tuttora in corso sui mercati retail dai cui primi esiti sembrerebbe emergere un’asimmetria informativa ancora rilevante tra venditori e clienti.
“ Benché sia in aumento la conoscenza generica dei mercati energetici, il cliente finale, in media, sembra avere una capacità di scelta non sempre adeguata e un atteggiamento poco orientato alla ricerca di opportunità nel mercato. Lo sforzo dell’Autorità per superare l’asimmetria informativa, che ad oggi rappresenta un freno per la capacitazione del cliente, è nell’approccio volto alla prossimità, al fine di garantire massima trasparenza. In tal ambito si inquadrano le azioni volte al monitoraggio del mercato nelle sue varie dimensioni (all’ingrosso, retail,…), nonché al miglioramento degli strumenti a disposizione dei clienti, quali lo Sportello del consumatore il cui servizio è stato ampliato e migliorato” ha sottolineato il Presidente citando quella che le Associazioni dei Consumatori definiscono una piaga del mercato dell’energia, i contratti non richiesti. “Il fenomeno dei contratti non richiesti, dai primi dati rilevati, sembra essere in diminuzione rispetto al periodo precedente l’entrata in vigore delle misure regolatorie in merito. Nell’ultimo semestre 2012 la percentuale di tali contratti, rispetto al totale dei clienti serviti sul solo mercato libero, è stata dello 0,13% per l’energia elettrica e dello 0,02% sull’intero mercato gas; i reclami sui contratti non richiesti rappresentano rispettivamente l’11% e il 4% del totale dei reclami”.
Guardando al mercato in generale, Bortoni, nella sua Relazione, non si è molto soffermato sull’attività svolta quanto sulla progettualità futura. Imprescindibile, tuttavia, il riferimento al mercato che vede, sia petr l’energia che per il gas, un netto calo della domanda: “Nel settore del gas, ad esempio, si registra un’ulteriore severa restrizione della domanda nazionale: circa il 3,5% in meno nel 2012, dopo il -6,3% dell’anno precedente“. Più complessa la questione relativa al prezzo, dove i due mercati si differenziano: se per il gas “la contrazione della domanda, l’aumento potenziale dell’offerta ed il cambiamento del quadro regolatorio, sia a livello europeo che nazionale hanno consentito che si sviluppasse, anche in Italia, un mercato all’ingrosso spot con prezzi allineati a quelli degli altri mercati europei”, nel settore dell’energia “se analizziamo i prezzi pagati oggi dai clienti nel mercato retail italiano, rileviamo una preoccupante tendenza al rialzo. I clienti domestici pagano oggi il kilowattora circa il 10% in piu’ rispetto al 2009 per effetto dell’incremento fiscale e parafiscale“.
Che fare? Indispensabile, quindi, una “operazione trasparenza sugli incentivi sia diretti che indiretti per non gravare i consumatori di un carico insostenibile, soprattutto in tempi di crisi. “Più in generale, nell’attuale contesto – ha precisato Bortoni – ciascuno non deve cedere alla facile tentazione di chiedere ulteriori soldi pubblici o sussidi tariffari, anche se mosso dal proprio legittimo interesse”. Per l’Autorità il monte oneri è già enorme, “bisogna essere selettivi, no a provvedimenti a pioggia”. Nel 2015, per esempio, gli incentivi alle rinnovabili arriveranno a 12,5 miliardi di euro; per evitare ulteriori aggravi di spesa è necessaria una positiva integrazione di queste fonti con quelle tradizionali.
In conclusione, il presidente si è soffermato sulle nuove competenze in materia di servizio idrico: “il nostro paese necessita, ed è la stessa Commissione europea a chiedercelo, ingenti investimenti infrastrutturali, necessari anche per le generazioni future. L’obiettivo di far ripartire gli investimenti è conseguibile con regole certe, con il superamento quindi dell’incertezza che ha caratterizzato il settore negli ultimi vent’anni e con l’individuazione di strumenti finanziari, anche innovativi, che consentano di non dover reperire i fondi necessari esclusivamente nelle tariffe dei consumatori“. Un capitolo della relazione è dedicato proprio al comparto dell’acqua, sottolineando la necessità di considerare strumenti di finanziamento come i fondi rotativi, o gli hydrobond e i project bond, “che possono avere anche un forte connotato etico; essi rappresentano soluzioni per perseguire l’obiettivo di rendere disponibili capitali da investire nel settore, quale volano anche per il rilancio della nostra economia in crisi”.


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