“L’operazione non solleva preoccupazioni di concorrenza”: con queste parole, nel 2014, la Commissione Europea dava il via libera al matrimonio tra Facebook e Whatsapp. A distanza di due anni, l’unione tra i due colossi del mondo social generale dubbi e perplessità su diversi aspetti. L’ultima pronuncia arriva dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che ha avviato due procedimenti istruttori nei confronti di WhatsApp Inc. per presunte violazioni del Codice del Consumo. Un primo procedimento è diretto ad accertare se la società americana abbia di fatto costretto gli utenti di WhatsApp Messenger ad accettare integralmente i nuovi Termini contrattuali, in particolare la condivisione dei propri dati personali con Facebook, facendo loro credere, con un messaggio visibile all’apertura dell’applicazione, che sarebbe stato, altrimenti, impossibile proseguire nell’uso dell’applicazione medesima. L’effetto di condizionamento sarebbe stato, peraltro, rafforzato dalla prespuntatura apposta sull’opzione “Facebook” in una schermata di secondo livello alla quale l’utente accedeva, dal messaggio principale, tramite apposito link.

 

L’altro procedimento istruttorio è diretto ad accertare la vessatorietà di alcune clausole inserite nei “Termini di utilizzo” di WhatsApp Messenger riguardanti, in particolare, la facoltà di modifiche unilaterali del contratto da parte della società, il diritto di recesso stabilito unicamente per il Professionista, le esclusioni e le limitazioni di responsabilità a suo favore, le interruzioni ingiustificate del servizio, la scelta del Foro competente sulle controversie che, ad oggi, è stabilito esclusivamente presso Tribunali americani.

 

Alla fine del mese di settembre, anche il Garante per la protezione dei dati personali aveva avviato un’istruttoria a proposito del cambiamento di alcune impostazioni sulla privacy che avrebbero permesso a Facebook di accedere ad alcuni dati per finalità commerciali. In quell’occasione, il Garante della Privacy aveva invitato le due piattaforme social a fornire tutti gli elementi utili alla valutazione del caso (la tipologia di dati che WhtasApp intende mettere a disposizione di Facebook; le modalità per la acquisizione del consenso da parte degli utenti alla comunicazione dei dati; le misure per garantire l’esercizio dei diritti riconosciuti dalla normativa italiana sulla privacy, considerato che dall’avviso inviato sui singoli device la revoca del consenso e il diritto di opposizione sembrano poter essere esercitati in un arco di tempo limitato).

 

Se le due istruttorie confermeranno i rilievi sollevati dall’Antitrust”, afferma Davide Cecchinato, Presidente Adiconsum Verona, “si tratta di violazioni molto gravi che limitano fortemente la libertà di scelta dei consumatori”. “Confidiamo pertanto in una veloce definizione del procedimento per fare così chiarezza su un tema che coinvolge milioni di consumatori italiani e, fra questi, migliaia di veronesi”.


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