Agcom e diritto d’autore, parte il ricorso al Tar Lazio
“La procedura dell’Autorità è ingiusta: un esercizio di repressione sul web che non prevede alcun ricorso alla Magistratura come prescrive invece il nostro Ordinamento e la nostra Costituzione”. Le prerogative per adottare una riforma del diritto d’autore sono invece del Parlamento, che deve essere coinvolto nel dibattito. Questo quanto affermano Altroconsumo, Movimento Difesa del Cittadino, Assoprovider e Assintel. Le associazioni hanno presentato un ricorso Tar Lazio per chiedere l’annullamento del provvedimento adottato dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni sul diritto d’autore.
Il regolamento Agcom in materia di tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica entra in vigore oggi e si accompagna a numerose polemiche: l’iniziativa ha sollevato infatti l’opposizione di quanti reclamano le competenze del Parlamento su un argomento così sensibile. Come si legge sul sito dedicato, (www.ddaonline.it) il nuovo regolamento “promuove lo sviluppo dell’offerta legale di opere digitali e la loro corretta fruizione e definisce le procedure per l’accertamento da parte dell’Autorità delle violazioni commesse sulle reti di comunicazione elettronica. I titolari dei diritti, le associazioni di settore e le società di gestione collettiva possono inviare un’istanza all’Autorità, compilando un apposito modulo, per chiedere la rimozione delle opere digitali diffuse in violazione dei diritti d’autore o dei diritti connessi, sia online che sui mezzi radiotelevisivi”.
Si tratta di un provvedimento “inopportuno e infondato” secondo Altroconsumo, Movimento Difesa del Cittadino, Assoprovider (Associazione provider indipendenti) e Assintel (Associazione nazionale imprese ICT), che hanno presentato un ricorso al TAR Lazio per chiederne l’annullamento. “Questi soggetti, pur con finalità diverse tra loro, da quelle consumeriste a quelle imprenditoriali, concordano su una posizione ferma: la procedura dell’Autorità è ingiusta: un esercizio di repressione sul web che non prevede alcun ricorso alla Magistratura come prescrive invece il nostro Ordinamento e la nostra Costituzione – si legge in una nota – Da domani nel nostro Paese sarà possibile per consumatori e utenti trovarsi cancellati i propri siti internet, i blog, i forum per una ipotetica violazione del diritto d’autore senza che sia neppure comunicata loro in maniera adeguata l’esistenza di una procedura amministrativa di tipo sanzionatorio a loro carico”.
Nonostante un lungo dibattito, proseguono le associazioni, è ancora aperta la questione della stessa legittimazione dell’Autorità in materia di diritto d’autore. “La promessa che i due pilastri del provvedimento sarebbero stati la promozione dell’offerta legale e l’enforcement non è stata mantenuta: il Regolamento Agcom si occupa in realtà solo di questo secondo aspetto, la parte dedicata alla promozione del mercato legale appare al contrario blanda, senza alcuna effettività e quindi pressoché inutile”. I promotori del ricorso ribadiscono invece che “solo il Parlamento ha le prerogative per adottare una riforma del diritto d’autore più armonica ed equa che tratti entrambi gli aspetti, privilegiando il rispetto dei diritti dei consumatori nel nuovo contesto digitale; in caso contrario parlare di sviluppo del mercato legale dei contenuti risulterebbe velleitario se non ingannevole”. La richiesta rivolta al Tar è di proteggere le prerogative del Parlamento nell’ambito della libertà d’espressione in Internet, elemento fondamentale per la democrazia.
“Riteniamo ingiusta, inopportuna ed inappropriata nel merito la procedura di repressione sul web adottata dall’Agcom con la Delibera, senza il ricorso alla Magistratura, e nutriamo serie perplessità circa la sussistenza di una sufficiente legittimazione in materia di diritto d’autore in capo all’Autorità”: questi dunque i presupposti alla base del ricorso al Tar Lazio. Il tema è stato affrontato anche nel corso di un convegno che si è svolto oggi alla Camera dei Deputati con la partecipazione del Vicepresidente Nazionale MDC Francesco Luongo, di Marco Pierani Responsabile affari istituzionali di Altroconsumo e da Dino Bortolotto Presidente Assoprovider-Confcommercio: i motivi di illegittimità denunciati dalle associazioni al Tar spaziano dalla violazione del principio di legalità al difetto di potere, alla violazione delle norme costituzionali sulla libertà di espressione, alla usurpazione di poteri spettanti alla magistratura ordinaria ed alla polizia giudiziaria da parte dell’Agcom.
La regolamentazione appare in grado quindi per le Associazioni di ledere gravemente i diritti degli utenti e dei consumatori. Come spiegano in una nota, “l’entrata in vigore del Regolamento comporterebbe la possibilità per gli utenti della rete di vedersi cancellati i propri siti internet, i blog, i forum senza neppure aver adeguata conoscenza di una procedura amministrativa di tipo sanzionatorio a loro carico”. Quello che si attua finisce per diventare un nuovo “processo” sul diritto d’autore, senza la magistratura e senza i principi del giusto procedimento, quali la necessaria presenza del soggetto al quale vengono contestati addebiti, l’impossibilità di ottenere la sospensione del procedimento amministrativo per il soggetto “incolpato” di violare il diritto d’autore, mentre per converso il titolare del diritto può sospendere in qualsiasi momento la procedura rivolgendosi al giudice, sino a giungere in alcuni punti in diretta violazione dei principi di raccolta della prova e di riparto dei poteri.
La regolamentazione, inoltre, rischia di generare un grave danno a piccole e medie imprese che lavorano nell’informatica e nelle telecomunicazioni e che sarebbero oberate dagli oneri economici previsti dalla procedura di enforcement di massa. “Infine non è ancora chiaro – aggiungono i promotori del ricorso al Tar – quali siano i costi che dovrà affrontare l’Agcom per attuare le nuove competenze e con quali risorse economiche potrà svolgere il ruolo di gendarme del web e soprattutto chi dovrebbe sostenerne i costi”.