Alluvione Emilia-Romagna, l’emergenza fra vittime, danni e un territorio fragile
Oltre 10 mila sfollati, 14 vittime accertate e diversi dispersi, danni per miliardi di euro, 400 strade distrutte o interrotte, 21 corsi d’acqua in tracimazione, quasi 300 frane attive. È la situazione di emergenza creata dall’alluvione in Emilia-Romagna. Gli ambientalisti: “Non è un terremoto, è il cambiamento climatico”
Oltre 10 mila sfollati, 14 vittime accertate e diversi dispersi, danni per miliardi di euro. Sono quarantadue i comuni coinvolti, in una vasta area che va da Bologna a Rimini, con diecimila sfollati, di cui 9600 in palestre e strutture di assistenza. Quattrocento le strade distrutte o interrotte, 250 quelle chiuse. Sono 21 i corsi d’acqua in tracimazione e quasi trecento le frane attive. Questa la situazione di emergenza e devastazione riscontrata sul territorio ed evidenziata ieri in un incontro nella sede della Protezione civile di Bologna fra il Presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e il vicepresidente Irene Priolo con il Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto.
Alluvione, martedì il Consiglio dei Ministri
Per il Consiglio dei Ministri bisognerà aspettare martedì. Il Ministro Pichetto, rinnovando la solidarietà del governo, ha spiegato che «il governo è impegnato sull’emergenza, che sarà valutata comune per comune: alcuni impegni intanto sono già stati assunti e altri arriveranno nel Consiglio dei Ministri di martedì».
«Ora – ha detto Pichetto – valuteremo insieme alle nostre rappresentanze a Bruxelles l’attivazione del Fondo di Solidarietà europeo: credo ci siano tutte le condizioni. L’Emilia-Romagna ha una pericolosità alta a livello idrogeologico e in questo caso si sono aggiunte concomitanze che hanno inciso tutte in negativo. Ora serve un lavoro di squadra e un’attenzione puntuale: non solo sulle risorse, ma anche sui meccanismi decisionali».
Legambiente Emilia-Romagna: “Non è un terremoto, è il cambiamento climatico”
Ma quanto sta accadendo in Emilia-Romagna denuncia ancora una volta l’impatto della crisi climatica, con eventi estremi che diventano sempre più frequenti e devastanti, su un territorio fragile e non preparato ad affrontare questi cambiamenti.
Da più parti le associazioni ambientaliste denunciano gli effetti del consumo di suolo e la mancanza di una legge, nonché il fatto che l’Italia sia paese soggetto a frane ed alluvioni che non hanno frenato, finora, la cementificazione e il consumo del territorio.
Legambiente ricorda la mappa del rischio climatico e il fatto che, dal 2010 a oggi, in Italia ci siano stati 1638 eventi estremi con gli impatti più rilevanti che si sono registrati in 843 comuni. L’Italia è particolarmente esposta al riscaldamento globale e agli effetti della crisi climatica.
Una nota dura arriva da Legambiente Emilia-Romagna che critica anche le parole con cui la situazione viene spiegata. “Non è un terremoto, è il cambiamento climatico”, dice l’associazione, che aggiunge: “Regione Emilia-Romagna ed il Governo la smettano di investire denaro in opere autostradali o nel rigassificatore e si occupino di sicurezza del territorio”.
«Dispiace constatare ancora una volta che il disastro a cui abbiamo assistito era ed è annunciato da tempo – scrive Legambiente Emilia-Romagna – L’allarme siccità, la fragilità idraulica a cui si aggiunge lo scellerato consumo di suolo oggi ci mettono davanti al fatto che la nostra Regione continua a perdere tempo senza realizzare le misure necessarie all’adattamento alla crisi climatica».
Non si può insomma chiamarlo “maltempo” quando da anni si parla di cambiamento climatico. Per l’associazione hanno una responsabilità sia la classe politica che il sistema economico non ancora impegnato nella transizione ecologica.
“Siamo stanchi delle passerelle politiche che, con indosso la giacca della Protezione Civile, ci raccontano che “l’Emilia Romagna è grande, risorgeremo e torneremo come prima” perché è proprio quel come “prima” che ha portato in questi ultimi giorni l’acqua nelle case di tanti nostri concittadini – denuncia Legambiente Emilia-Romagna – La retorica dell’amministrazione, che equipara l’evento alluvionale al terremoto in Emilia, è fuorviante. La città di Bologna e l’area del ravennate ad esempio sono state inserite tra le aree a rischio potenziale significativo (APSFR) nel quadro del secondo ciclo della Direttiva Alluvioni. La modellistica della cartografia elaborata dalla stessa regione permetteva infatti di conoscere l’estensione dell’allagamento per diversi scenari di alluvione, l’altezza che può raggiungere l’acqua fuoriuscita dagli alvei e la superficie marina rispetto al piano campagna”.
Mitigazione e adattamento al cambiamento climatico dovrebbero essere l’obiettivo comune ma l’associazione denuncia “scelte illogiche, anacronistiche e contraddittorie” da parte dell’amministrazione. Con queste parole: «La stessa giunta che ha promosso il Patto per il Lavoro e il Clima, che prometteva una legge regionale per il clima, che ha promesso di coprire il 100% della domanda di energia con fonti rinnovabili al 2035, ha mantenuto in essere e difeso progetti ad alto impatto climalterante come le infrastrutture autostradali (Passante di Bologna, autostrada Cispadana, Bretella Campogalliano-Sassuolo), ha dato pieno supporto al Rigassificatore di Ravenna, auspicando l’installazione di un secondo impianto, e non ha ancora trovato una soluzione definitiva al problema del consumo di suolo, che in questi ultimi anni si sta concretizzando nell’assalto dei nuovi poli della logistica ai terreni vergini della regione».
Italia Nostra: approvare la legge contro il consumo di suolo
Di fronte a quanto sta accadendo, Italia Nostra chiede l’approvazione di una legge contro il consumo di suolo e denuncia le conseguenze di un modello di sviluppo che “punta sulla cementificazione piuttosto che la manutenzione”.
“La drammatica alluvione ancora in corso e di cui in queste ore si sta facendo la triste conta delle vittime e dei danni, impone, oltre alla necessità del sostegno morale ed economico alle popolazioni colpite, una seria riflessione sul modello di sviluppo che la nostra società continua a perseguire ciecamente – scrive Italia Nostra – I dati ISPRA ogni anno denunciano un consumo di suolo insostenibile, con l’impermeabilizzazione della metà dei suoli in alcune aree il cui assetto idrogeologico è estremamente fragile, con intere periferie e gran parte delle infrastrutture produttive e di mobilità esposte a frane o alluvioni”.
Italia Nostra “chiede che finalmente si approvi la legge contro il consumo di suolo, ferma da anni in Parlamento, e si proceda in tempi brevi all’approvazione da parte del Governo del Piano Nazionale di Adattamento Climatico e, soprattutto, dei decreti attuativi che definiscano le misure di prevenzione sul territorio”.