benzina

Il prezzo della benzina continua a correre e i due euro per un litro di oro nero sono vicini. Ormai per un pieno ci vuole una vincita al lotto, come cantava già Rino Gaetano qualche anno fa (“ambo terno tombola e cinquina se vinco mi danno un litro di benzina”). Oggi sulla rete si registrano punte massime di 1,965 euro/litro per la verde e di oltre 1,8 euro/litro per il diesel, mentre le medie nazionali sono a 1,860 e 1,771.
A guidare i rialzi è sempre Eni che oggi ritocca all’insù di 0,5 centesimi i prezzi raccomandati della benzina (si tratta del 22° rialzo consecutivo sulla verde, l’ultimo ribasso risale al 20 novembre 2011) e del gasolio (16° rialzo consecutivo, ultimo ribasso il 18 dicembre 2011).
Dal 7 dicembre scorso i prezzi alla pompa della benzina Eni sono aumentati di circa 25,1 centesimi, compresi gli aumenti dell’accisa (+10 centesimi circa Iva inclusa il 7 dicembre) e le addizionali regionali (+1,3 centesimi circa a livello nazionale dal 1° gennaio). Per il diesel l’aumento complessivo è di 8,1 centesimi. Fermi Gpl a 0,874 euro/litro e metano a 0,952 euro/kg.
Le altre compagnie seguono il Cane a sei zampe, anche se oggi si registrano rialzi solo sulla benzina: Esso +0,5 centesimi a 1,850 euro/litro; Shell +1 centesimo a 1,875 euro/litro; Tamoil +0,9 centesimi a 1,866 euro/litro; TotalErg +0,7 centesimi a 1,861 euro/litro.
A livello Paese, quindi, il prezzo medio praticato della benzina (in modalità servito) va dall’1,849 euro/litro di Esso all’1,859 di Tamoil (no-logo in salita a 1,783). Per il diesel si passa dall’1,762 euro/litro di Esso all’1,769 di Shell e Tamoil (no-logo su a 1,668). Il Gpl, infine, è tra 0,857 euro/litro di Esso e 0,871 di TotalErg (no-logo a 0,820).
Sono i numeri che emergono dai monitoraggi di Staffetta Quotidiana e Quotidiano Energia, secondo cui a fomentare gli ultimi rialzi sarebbero le quotazioni sempre più alte dei prodotti raffinati sul mercato del Mediterraneo, unite a un euro sempre più fiacco nei confronti del dollaro (ieri poco sopra 1,30 sul dollaro). Le quotazioni internazionali ieri “hanno toccato i massimi assoluti di 671 e 695 euro/’000 litri mettendo a dura prova i margini lordi delle compagnie petrolifere, inferiori alla media dei 3 anni precedenti rispettivamente per circa 3 centesimi e per oltre 1 centesimo”.
E continua lo stato di crisi proclamato la scorsa settimana dai benzinai: ai gestori della rete autostradale si uniranno la prossima settimana i distributori dell’intera rete nazionale. L’annuncio è arrivato dal Coordinamento unitario dei benzinai di Faib-Confesercenti e Fegica-Cisl che ieri hanno organizzato una manifestazione nazionale, davanti alla Camera dei deputati, cui hanno partecipato esponenti di tutti gli schieramenti politici, oltre ai due relatori del provvedimento Cresci Italia, Simona Vicari (PDL) e Filippo Bubbico(PD).
I gestori parlano chiaro: la situazione è drammatica e loro non sono più in grado di affrontarla. Nei primi due mesi dell’anno il prezzo della benzina è aumentato del 18%,  quello del gasolio del 25%, con le accise impennate rispettivamente del 20,7 e del 34,16% dal 2011 ad oggi. Siamo a un passo dai 2 euro per un litro di benzina e migliaia di punti vendita sono vicini alla chiusura, con il calo dei consumi del 20%.
A questo punto – ha detto il presidente della Faib, Martino Landi, a margine dell’iniziativa – in attesa che il decreto venga definitivamente varato in legge ed esplichi i suoi effetti, che non arriveranno prima dell’estate, è necessario che il Governo intervenga immediatamente, sterilizzando l’Iva sugli aumenti dei carburanti e introducendo il sistema delle accise mobili. In secondo luogo, non appena il decreto sarà definitivamente convertito, attuando il mercato all’ ingrosso”. “Sul fronte industriale la filiera deve fare la sua parte – ha aggiunto Landi – i gestori sono pronti a sedersi al tavolo negoziale e a dar seguito alle previsioni legislative. Le compagnie sono pronte a dare disponibilità al confronto sereno e costruttivo, nell’interesse del settore dei cittadini?”
Il presidente della Faib ha ribadito il suo apprezzamento per i  risultati introdotti dal decreto liberalizzazioni e le possibili positive ricadute per la lotta al caro carburanti che potranno derivare dall’attuazione del mercato all’ingrosso dei carburanti e dalla possibilità di introdurre nuove forme contrattuali, compreso quelle di acquisto senza esclusiva, allargando l’area concorrenziale, oltre che dalla possibilità delle nuove vendite del non oil.
Ieri sull’Unità Enrico Cinotti, giornalista del Salvagente, ha scritto  un interessante articolo in cui parla proprio dei margini di intervento che il Governo ha per contribuire a ridurre il prezzo dei carburanti: innanzitutto può “ristabilire l’accisa mobile prevista dalla Finanziaria 2008 del governo Prodi che prevede una riduzione trimestrale delle accise compensata dalle maggiori entrate dell’Iva che lo Stato incassa ad ogni aumento del prezzo del prodotti petroliferi”. Si otterrebbe così un duplice effetto: “si alleggerisce il carico di tasse sui rifornimenti, e quindi il prezzo finale diminuisce, e si stabilisce un principio di equità fiscale evitando che lo Stato continui a lucrare ad ogni oscillazione al rialzo dei prodotti petroliferi”.
C’è poi la questione dei contratti tra gestori e compagnie: si chiede da tempo di superare i vincoli di esclusiva negli approvvigionamenti e nel decreto  liberalizzazioni si incentiva la creazione “gruppi di acquisto” tra gestori per gli approvvigionamenti all’ingrosso, consentendo la possibilità, per tutti i gestori non solo quelli titolari degli impianti, di rifornirsi sul libero mercato al prezzo migliore. Potranno così nascere impianti plurimarca che potranno offrire agli automobilisti prezzi più competitivi.
Infine, in attesa che il decreto entri in vigore, le Regioni possono giocare un ruolo importante rimuovendo quei paletti tecnico-burocratici che scoraggiano la Grande distribuzione organizzata ad aprire nuovi impianti low cost.
Tra le Associazioni dei consumatori c’è chi parla di una vera e propria “emergenza nazionale”. Il Presidente del Codacons Carlo Rienzi invita i cittadini a ridurre il più possibile l’utilizzo delle automobili. “Solo così sarà possibile evitare una stangata che allo stato attuale supera i 327 euro annui ad automobilista, e costringere le compagnie petrolifere a ridurre i prezzi. Ovviamente – specifica Rienzi – i Comuni devono fare la loro parte, potenziando il trasporto pubblico e incentivandone l’uso. Scriveremo una lettera ai sindaci delle principali città – annuncia Rienzi – per spingerli ad aumentare il numero di bus sulle strade e la loro frequenza, ed avviare campagne sul territorio volte a promuovere il trasporto pubblico e convincere i cittadini a lasciare a casa l’auto”.
Secondo Federconsumatori e Adusbef con gli aumenti odierni fare un pieno di benzina costa 18 euro in più rispetto all’inizio dell’anno. E mentre le famiglie italiane devono far fronte a questi intollerabili rincari, l’Erario continua a incassare ingenti risorse attraverso la tassazione sui carburanti. In anno le casse dello Stato hanno “guadagnato” ben 9,8 miliardi di euro solo grazie alla tassazione su benzina e gasolio.
Secondo le Associazioni è indispensabile e doveroso  agire sui famosi 3 punti:  tassazione, applicando l’accisa mobile e bloccando l’ulteriore aumento dell’Iva al 23%; modernizzazione del settore, avviando misure realmente efficaci per liberalizzarlo.
Ma il Governo farà qualcosa a breve per arrestare la corsa dei prezzi dei carburanti? Help Consumatori lo ha chiesto al Presidente dell’Adoc Carlo Pileri.
“Il Governo deve mettersi una mano sulla coscienza perché una tassazione così alta non esiste in nessun altro Paese al mondo. Questo è un fatto grave e pericoloso per l’economia perché invece di rilanziare i consumi continuerà a comprimerli e i riflessi si stanno già avendo nel calo della spesa alimentare che l’Istat calcola nel 2%, ma che a nostro avviso è anche superiore. Questo è il segnale che i prodotti alimentari sono quelli che risentono maggiormente del caro carburante perché vengono trasportati con i camion. E questo si ripercuote anche sul mercato dell’auto che è sempre più in crisi, creando  problemi occupazionali nel nostro Paese. La scelta di intervenire per ridurre le accise e mettere un tetto all’Iva che, essendo progressiva, continua ad aumentare non è una nostra richiesta, ma è un’esigenza del Paese”.
Verosimilmente il Gioverno interverrà prima dell’entrata in vigore del decreto liberalizzazioni?
“Intanto sul decreto liberalizzazioni il Governo ha fatto un pericoloso passo indietro perché era necessario avere il coraggio di mettersi contro i petrolieri e dividere il settore di chi produce la benzina da quelli che la vendono al dettaglio permettendo a chi la vende al dettaglio di comprarla sul mercato libero e creare un sistema concorrenziale. Aver fatto marcia indietro su questo dimostra come il Governo abbia poca intenzione di tener conto delle esigenze del Paese, ma pensi solo a fare cassa”.
di Antonella Giordano
 


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