Sul canone Rai i conti non tornano. Dopo la prima tornata di rate dell’imposta in bolletta, gli incassi no arrivano neppure a 1 miliardo di euro, come risulta dai dati del Ministero dell’economia nell’aggiornamento del fabbisogno statale. “Un dato molto lontano da quell’ 1,3 miliardi di euro preventivati e che sarebbero dovuti entrare nelle tasche della rete attraverso la prima rata”, spiega il presidente Codacons, Carlo Rienzi. Calcolare l’esatto ammontare dei ricavi da canone tv è ancora molto difficile e complicato, visto il numero delle compagnie elettriche coinvolte.  Ci ha provato un recente studio di Slc-Cgil che ipotizza che l’incasso per l’erario potrebbe essere più basso di quello del 2013 a causa di dichiarazioni di esenzione per mancanza del televisore (sarebbero già oltre 1,2 milioni) e da parte degli over 75 esenti di diritto (300 mila persone).

A tutto questo va aggiunta la stima degli utenti morosi. Per le compagnie elettriche sarebbero circa il 4%. Una percentuale che però non considera gli utenti che hanno la domiciliazione bancaria della bolletta (il 60% del totale) e che hanno potuto chiedere all’istituto lo scorporo della voce del canone perché non in possesso della tv. Secondo la Slc-Cgil la platea di 22 milioni utenti elettrici che devono pagare il canone Rai è gonfiata e per questo le stime di extra gettito previste sono a rischio.

Le previsioni del governo sembrano, quindi, essere troppo ottimistiche, considerato che il grosso del canone è già stato pagato con la maxi rata di luglio corrispondente a circa 70 euro. Le altre 30 euro saranno pagate con le altre fatture entro ottobre.

Qualcosa non quadra, quindi. “Il canone Rai si conferma la tassa più odiata dagli italiani, e la scelta di inserire il balzello in bolletta non sta dando i risultati sperati, ma anzi sta producendo l’effetto opposto: gli utenti vivono la rivoluzione del canone come un abuso ingiusto, l’evasione prosegue e i cittadini si stanno ribellando all’imposizione del canone in bolletta, come risulta dai deludenti dati sugli incassi”, commenta Rienzi. “Avrebbe fatto meglio il Governo a prevedere, assieme all’inserimento del canone nelle fatture della luce, l’eliminazione o una drastica riduzione della pubblicità sui canali Rai, in modo da equilibrare una situazione totalmente sproporzionata, che vede i cittadini costretti al pagamento di una imposta medievale a anacronistica”.


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