Dal conto corrente postale di un ignaro cliente partono due bonifici verso l’estero, subito disconosciuti dal correntista, per un importo di quasi seimila euro. Il correntista chiede a Poste Italiane il rimborso della somma prelevata dal suo conto online, ma la richiesta rimane priva di riscontro perché Poste invoca la negligenza del cliente. Non è così per il Tribunale di Catania, che ha stabilito la responsabilità di Poste. Sono gli istituti a dover provare la sicurezza dei propri sistemi informatici.
Il Tribunale di Catania ha dunque condannato Poste Italiane al pagamento a favore del correntista della somma di 5.883 euro, oltre la rivalutazione, gli interessi legali e le spese del giudizio a titolo di risarcimento. Cosa era accaduto? Il titolare del conto Banco Posta con servizi online attivati, acceso nel 2008, riceve, a mezzo posta ordinaria, una lettera da parte di Poste Italiane da cui risulta un ordine di bonifico bancario estero, mai effettuato, a favore di un cittadino extracomunitario dell’importo di 4.100 euro. Preoccupato per la comunicazione ricevuta, fra l’altro con grave ritardo, il correntista si reca presso l’ufficio di  Poste e scopre, da un controllo del conto Banco Posta, che i bonifici partiti verso l’estero sono invece due, l’un dell’importo di 4.100 euro e l’altro di 1.783 euro, entrambi a favore della stessa persona sconosciuta al cliente. Questi disconosce dunque i due bonifici e chiede il riaccredito delle somme. In seguito, assistito da Confconsumatori, il correntista contesta a Poste i fatti accaduti ritenendola responsabile per non aver garantito le idonee misure di protezione e per non averlo avvertito immediatamente, chiedendo dunque il rimborso delle somme prelevate dal suo conto corrente e il risarcimento del danno. La richiesta rimane però inascoltata.
In sede di giudizio, Poste sostiene infatti di non avere responsabilità, rivendicando la sicurezza del proprio sistema informatico e sostenendo che l’accaduto dovesse invece essere attribuito alla negligenza del cliente, che avrebbe rivelato a terzi le chiavi di accesso o avrebbe subito attività di phishing. Ma tali affermazioni sono rimaste prive di prova: a questo punto il Tribunale ha ritenuto fondata l’eccezione di inidoneità del sistema informatico delle Poste e la responsabilità di quest’ultima. Commenta il presidente di Confconsumatori Sicilia Carmelo Calì: “Importante sentenza che innanzitutto fa chiarezza su tale materia stabilendo che sono le banche a dover provare la sicurezza dei propri sistemi informatici”.


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