Moda second hand, Confesercenti-Ipsos: vale 6 miliardi di euro
Negli ultimi 12 mesi più della metà degli italiani (56%) ha acquistato articoli di seconda mano. Una rivoluzione dei consumati spinta dall’esigenza di risparmiare e dalla sensibilità ambientale, dice Confesercenti-Ipsos
Vale sei miliardi di euro il mercato della moda second hand. Usato, riparato, riciclato: fra esigenza di risparmio e voglia di sostenibilità, negli ultimi dodici mesi più della metà degli italiani (il 56%) ha comprato articoli di seconda mano, abbigliamento, scarpe o accessori usati.
Su piattaforme online (come Vinted ma non solo) il 5% ha dichiarato di acquistare second hand sempre; il 14% spesso; il 22% qualche volta e il 15% raramente. Solo il 44% dice di non aver mai comprato articoli usati online. Le percentuali dell’acquisto sono maggiori nella fascia d’età 18-34 anni.
“Un vero e proprio boom, che fa volare il mercato della seconda mano, che secondo le nostre stime vale ormai più di 6 miliardi di euro”. È quanto emerge da un sondaggio IPSOS per Confesercenti.
L’usato nel web e nei negozi
Il 56% degli intervistati ha dichiarato di essersi rivolto, negli ultimi 12 mesi, alle piattaforme online di vendita di prodotti usati per i propri acquisti di moda. Forte anche la domanda di usato nei negozi fisici e nei mercati ambulanti, a cui dichiarano di rivolgersi il 51% dei consumatori: il 20% sempre (5%) o spesso (15%), il 32% qualche volta (18%) o raramente (14%).
Le riparazioni guadagnano terreno
Anche le riparazioni guadagnano terreno: il 34% del campione nell’ultimo anno ha portato sempre (8%) o spesso (26%) i propri capi di abbigliamento a riparare invece di comprarli nuovi, mentre il 52% lo ha fatto qualche volta (35%) o raramente (17%). Solo il 14% afferma di non averlo fatto mai. Una tendenza confermata dal ritorno delle sartorie, che tornano ad aumentare, con un incremento di oltre il 4% tra il 2014 e il 2024. Una crescita guidata soprattutto dagli imprenditori stranieri (+52%). Tra le nuove abitudini dei consumatori, si afferma sempre di più anche la ricerca di capi prodotti con materiali riciclati: il 24% afferma di averli acquistati sempre o spesso, il 55% qualche volta o raramente nell’ultimo anno.
L’andamento negativo dei saldi
Al boom dell’usato si contrappone l’andamento negativo delle vendite di fine stagione. In occasione dei saldi estivi, da poco terminati nella maggior parte delle regioni italiane, il 61,9% delle piccole imprese della distribuzione moda ha registrato vendite inferiori rispetto allo scorso anno, mentre solo il 27,9% segnala una performance stabile e appena il 10,2% in crescita.
«Se è vero che sempre più persone, per risparmio o sostenibilità, si rivolgono all’usato, la cultura della moda rimane sempre radicata nel DNA degli italiani, come testimonia la ricerca di prodotti griffati anche usati da parte dei più giovani – commenta Nico Gronchi, Vicepresidente Confesercenti – Certamente, però, non ha più quel peso che aveva un tempo: la quota di spesa dedicata dalle famiglie alla moda nel 2023 è stata del 5,2%, un vero crollo se raffrontato al 13,6% del 1992. La tendenza al riuso, di per sé non negativa, determina però implicazioni non positive per la filiera della moda. In particolare sul web, dove la presenza di una gran quantità di ‘articoli con il cartellino’, di fatto nuovi, solleva dubbi sulla presenza di pratiche scorrette: mancano i controlli. Bisognerebbe invece sostenere gli acquisti ecosostenibili nei negozi, anche investendo in green corner dedicati ad usato ‘certificato’ e a prodotti che usano materiali riciclati. Sarebbe un investimento per il futuro: sostenibilità e digitalizzazione spingeranno sempre di più l’economia, influenzando anche le abitudini di acquisto. Sostenere l’impresa diffusa con strumenti e incentivi che permettano di agganciare questi grandi trend globali sarà una delle sfide più importanti da affrontare nei prossimi anni».