Tutela dell’infanzia, le fratture dell’Italia. Cesvi: si conferma divario fra Nord e Sud Italia (Foto Pixabay)

La tutela dell’infanzia non è uguale ovunque. Spesso è attraversata da fratture che riguardano povertà, abbandono scolastico, prospettive presenti e future, servizi disponibili oggi – che diventano opportunità per domani. In occasione della Giornata mondiale dell’infanzia e dell’adolescenza il Cesvi, organizzazione umanitaria indipendente, ha aperto di recente una Casa del Sorriso a Siracusa (la struttura rientra nel Programma Case del Sorriso per promuovere i diritti dei bambini e delle bambine e a prevenire la povertà educativa) e ricorda il divario fra Nord e Sud Italia nella tutela dell’infanzia.

“Le diseguaglianze regionali pesano sulle prospettive di chi nasce al Sud, dove sono concentrate le Regioni con i dati peggiori su povertà, maltrattamenti, opportunità scolastiche”, denuncia il Cesvi.

Tutela infanzia e “cronico divario territoriale”

“Il cronico divario territoriale continua a soffocare il futuro di migliaia di bambine e bambini del Mezzogiorno – prosegue – Le aree dove essere bambino è più rischioso sono in Meridione: secondo il più recente Indice Regionale sul maltrattamento all’infanzia di CESVI, all’ultimo e penultimo posto dell’elenco delle Regioni per fattori di rischio e disponibilità di servizi di prevenzione e cura sono Campania (20°) e Sicilia (19°), precedute da Calabria e Puglia”.

L’andamento della povertà assoluta si intreccia con istruzione e prospettive dei minori. C’è l’abbandono scolastico: in Italia è del 13%, dato medio tra il migliore del Friuli-Venezia Giulia (7,7%) e il peggiore della Sicilia (18,8%) (Cesvi su dati Openpolis),

È nel Mezzogiorno la gran parte di ragazze e ragazzi che lasciano la scuola prima del tempo: la Sicilia è preceduta da Campania (16,1%), Sardegna (14,7%), Puglia (14,6%).

Pesa il divario nella quantità e qualità dei servizi per bambine e bambini. Al Sud mancano le mense scolastiche, e quindi le classi a tempo pieno, fattore di prevenzione dell’abbandono scolastico (ne dispone meno del 15% delle scuole dell’infanzia e primarie in Sicilia e Campania, meno del 25% al Sud in media, contro il 60% del Centro-Nord), e i posti-nido per la prima infanzia sono ancora più carenti che nel resto del Paese (Calabria, Campania, Molise e Sicilia sotto il 10%, quasi tutto il Centro-Nord supera il 24%).

Povertà e minori

C’è poi da ricordare l’impatto della povertà sui più piccoli. Secondo gli ultimi dati Istat in Italia nel 2022 si trovavano in condizione di povertà assoluta il 13,4% dei minori (sono 1.235.325 bambini e adolescenti, persone con meno di 18 anni), quasi un punto percentuale in più rispetto al 12,6% dello scorso anno. A questi va aggiunto il 23,5% in povertà relativa, oltre 2 milioni e 166 mila bambini e adolescenti.

Sono quindi quasi 3 milioni e mezzo (3.401.754) quelli che vivono una condizione di povertà (assoluta o relativa).

A essere in povertà assoluta sono soprattutto i minori che vivono nel Mezzogiorno (15,9%), mentre percentuali inferiori ci sono al Nord (12,3%) e al Centro (11,5%).  Le famiglie in povertà assoluta in cui sono presenti minori sono 720mila, con un’incidenza dell’11,8% (era l’11% nel 2021). La povertà assoluta aumenta al crescere del numero di figli minori presenti in famiglia (è al 21% per le coppie con tre o più figli minori) e ed è significativa tra le famiglie monogenitore con minori (13,3%).


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