Vendite al dettaglio in crescita. Ma si compra meno cibo, che costa di più (fonte foto: pexels-anna-shvets)

Vendite al dettaglio in crescita. Ma si compra meno cibo, che costa di più

A maggio le vendite al dettaglio aumentano dell’1,9% in valore e dell’1,5% in volume nel confronto mensile. Su base annua, invece, crescono del 7% in valore e del 2,7% in volume. Ma le vendite dei beni alimentari segnano più 4,5% in valore mentre diminuiscono in volume del 2,8%. Consumatori: gli italiani comprano meno cibo ma spendono di più

Le vendite al dettaglio a maggio aumentano sia su base mensile che nel confronto annuale. Ma sui dati dell’Istat pesa l’andamento dei prezzi. E così le vendite dei beni alimentari risultano in aumento in valore ma in calo per volume ed è la quinta flessione consecutiva. Significa, per dirla con le parole dei Consumatori, che gli italiani comprano meno cibo ma spendono di più per acquistarlo.

Vendite al dettaglio in aumento

Ma cosa dice l’Istat? A maggio 2022 si stima un aumento congiunturale delle vendite al dettaglio dell’1,9% in valore e dell’1,5% in volume. Crescono sia le vendite dei beni non alimentari (+2,4% in valore e +2,0% in volume) sia quelle dei beni alimentari (rispettivamente +1,4% in valore e +0,6% in volume).

Più articolato l’andamento su base annuale. Nel confronto con maggio 2021, infatti, le vendite al dettaglio aumentano del 7,0% in valore e del 2,7% in volume. Crescono le vendite dei beni non alimentari (+9,1% in valore e +6,8% in volume) mentre quelle dei beni alimentari registrano un aumento in valore (+4,5%) e una diminuzione in volume (-2,8%).

Fra i beni non alimentari, prosegue l’Istat, c’è una crescita tendenziale per tutti i gruppi di prodotti. Gli aumenti maggiori riguardano Calzature, articoli in cuoio e da viaggio (+15,6%) e Abbigliamento e pellicceria (+13,2%), mentre Cartoleria, libri, giornali e riviste vede l’aumento minore (+2,0%).

Sempre su base annuale, il valore delle vendite al dettaglio cresce per tutte le forme di vendita: la grande distribuzione (+6,2%), le imprese operanti su piccole superfici (+7,3%), le vendite al di fuori dei negozi (+5,3%) e il commercio elettronico (+15,5%). I discount di alimentari segnano un aumento su base annua del 9,8%.

«A maggio 2022, rispetto al mese precedente, le vendite al dettaglio sono in crescita, sia in valore sia in volume, sia per i beni alimentari sia per i non alimentari – commenta l’Istat – Su base tendenziale si registra un aumento per le vendite dei beni non alimentari mentre per gli alimentari la variazione positiva riguarda solo il valore; il volume, infatti, è in calo per il quinto mese consecutivo. Tutte le forme distributive registrano una crescita tendenziale, più accentuata per il commercio on-line».

Istat commercio al dettaglio prodotti non alimentari, maggio 2022

Codacons: dati “dopati” dal caro prezzi

Per le associazioni dei consumatori sono dati sui quali pesano inflazione e rincari. Il Codacons parla di dati sulle vendite al dettaglio “dopati” dal caro-prezzi che caratterizza questo 2022, con l’inflazione alle stelle che altera i valori del commercio, mentre i volumi delle vendite sono in calo.

«A maggio le vendite al dettaglio salgono sia su base mensile che su anno, ma se si analizzano i dati dell’Istat si scopre come l’attuale situazione economica stia influenzando gli acquisti delle famiglie – dice il presidente Carlo Rienzi – A fronte della forte crescita tendenziale dei valori delle vendite (+7%) il volume del commercio aumenta solo del +2,7%. Addirittura per i beni alimentari il volume delle vendite è in forte diminuzione, -2,8% sul 2021, mentre in valore le vendite del settore crescono del 4,5% nello stesso periodo».

Il caro prezzi, prosegue l’associazione, fa insomma “impazzire i dati sul commercio”, «con le famiglie che riducono i consumi alimentari ma si ritrovano a spendere di più per acquistare meno, a causa di un tasso di inflazione oramai insostenibile».

UNC: miraggio sui beni alimentari ma dati inaspettatamente positivi

Per l’Unione Nazionale Consumatori sono comunque dati “inaspettatamente positivi”. «Anche se per quanto riguarda i beni alimentari si tratta solo di un miraggio dovuto all’inflazione senza la quale le vendite sarebbero in territorio negativo e passerebbero da +4,5% a -2,8%, con un salto di ben 7,3 punti percentuali – dice il presidente dell’associazione Massimiliano Dona – Anche per quanto riguarda i lusinghieri confronti con maggio 2021 è solo un’illusione ottica, considerato che fino a oltre metà maggio 2021 i centri commerciali erano ancora chiusi nel weekend e riaprivano solo dal 22 maggio in zona gialla».

Per l’associazione, anche se dati se i dati sono gonfiati dall’inflazione, il giudizio resta comunque positivo perché le vendite risultano comunque superiori a quelle del febbraio 2020 pre-Covid e pre-lockdown.

Assoutenti: gli italiani comprano sempre meno cibo ma spendono di più

Anche Assoutenti sottolinea il peso di caro bollette e inflazione sulla riduzione della spesa per gli alimentari.

«A maggio il volume delle vendite dei beni alimentari registra il quinto calo consecutivo, e scende del -2,8% rispetto allo scorso anno – dice il presidente Furio Truzzi – L’andamento negativo delle vendite alimentari è confermato anche dal confronto dei primi 5 mesi dell’anno con lo stesso periodo del 2021, con un volume complessivo ridotto del -2,8%. Inflazione e caro-energia costringono gli italiani a stringere la cinghia e a tagliare la spesa per il cibo, una situazione destinata a peggiorare considerato che i prezzi al dettaglio hanno raggiunto nuovi record e l’inflazione ha toccato quota 8% – avvisa Truzzi – Ci chiediamo cosa aspetti il Governo a intervenire per calmierare i listini, contrastare le speculazioni e salvare il potere d’acquisto delle famiglie che si sta progressivamente riducendo».

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