Vendite al dettaglio, più 3% in valore e meno 4,7% in volume (Foto Pixabay)

Le vendite al dettaglio continuano a segnare un andamento che vede la crescita in valore e la diminuzione in volume. Su base tendenziale, a maggio 2023 (dunque rispetto a maggio 2022), le vendite al dettaglio aumentano del 3,0% in valore e diminuiscono in volume del 4,7%. Le vendite dei beni alimentari crescono in valore (+7,7%) e diminuiscono in volume (-3,8%), mentre le vendite dei beni non alimentari subiscono una lieve flessione in valore (-0,6%) e un calo più sostenuto in volume (-5,2%).

Nel confronto mensile, invece, a maggio le vendite al dettaglio aumentano dello 0,7% in valore e dello 0,2% in volume. Sono in crescita le vendite dei beni non alimentari (+1,1% in valore e +0,7% in volume) e le vendite dei beni alimentari in valore (+0,2%) mentre calano quelle in volume (-0,5%).

 

Istat vendite al dettaglio in valore, maggio 2023

 

Vendite al dettaglio, vanno su nei discount

I dati sulle vendite al dettaglio sono stati diffusi oggi dall’Istat, che evidenzia anche – per i beni non alimentari – variazioni eterogenee fra i vari prodotti. L’aumento maggiore (in valore) riguarda i prodotti di profumeria, cura della persona (+6,6%) e dotazioni per l’informatica, telecomunicazioni e telefonia (+6,0%), mentre registrano i cali più marcati i settori delle calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-9,0%) e abbigliamento e pellicceria (-3,8%).

Rispetto alla tipologia di negozi, nel confronto annuale le vendite al dettaglio aumentano nella grande distribuzione (+6,5%); crescono un po’ le vendite al di fuori dei negozi (+0,9%) e il commercio elettronico (+1,5%), mentre sono in calo nelle imprese operanti su piccole superfici (-0,6%). Un dato sottolineato dall’Istat è l’aumento in valore delle vendite nei discount: più 11%, il più alto da settembre 2022.

“A maggio 2023 si registra un aumento congiunturale delle vendite al dettaglio sia in valore sia in volume dovuto, in particolar modo, alla dinamica dei beni non alimentari – commenta l’Istat – Su base tendenziale, invece, sono le vendite in valore dei beni alimentari a determinare il segno positivo dell’indice totale, soprattutto quelle relative alle imprese non specializzate a prevalenza alimentare (i discount vedono l’incremento più elevato da settembre 2022), mentre sono in calo le vendite dei beni alimentari in volume e quelle dei beni non alimentari, sia in valore sia in volume. Sempre su base tendenziale, la grande distribuzione registra l’aumento maggiore tra le diverse forme di vendita; risultano in crescita anche le vendite al di fuori dai negozi e il commercio elettronico, mentre subiscono una flessione quelle delle imprese operanti su piccole superfici”.

UNC: “cura dimagrante cronica”

Le associazioni dei consumatori reagiscono a questi dati evidenziando il calo in volume degli acquisti, soprattutto alimentari. In poche parole: si spende di più ma si acquista di meno, e il risultato è un taglio nella spesa alimentare che l’Unione Nazionale Consumatori stima in poco meno di 300 euro per una famiglia con due figli.

«Un effetto ottico dovuto all’inflazione», afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, commentando i dati Istat di oggi, secondo i quali a maggio le vendite in valore al dettaglio salgono dello 0,7% rispetto al mese precedente e del 3% su base annua.

«Se, infatti, si scorpora il rialzo dovuto all’inflazione, gli italiani sono sempre costretti a tirare la cinghia e a fare una dieta forzata. Le vendite alimentari in volume, infatti, calano sia su aprile 2023, -0,5%, sia su maggio 2022, -3,8%, una riduzione, quella tendenziale, che dura ormai ininterrottamente da gennaio 2022, una cura dimagrante cronica, nefasta per il Paese – prosegue Dona – Le famiglie sono costrette, per poter mangiare, ad andare nei discount, abbandonando le marche a cui erano abituati».

Secondo lo studio dell’associazione, le vendite alimentari in volume scendono del 6,3% su maggio 2021 e del 6,5% persino su maggio 2020, mese di pandemia e lockdown.

Tradotto in euro, significa che in un anno «le spese alimentari per una famiglia media scendono su base annua di 214 euro a prezzi del 2021, quelle non alimentari di 837 euro, per un totale di 1051 euro – spiega Dona – Una coppia con 2 figli acquista 292 euro in meno di cibo e 1154 euro di beni non alimentari, per una cifra complessiva di 1446 euro».

Codacons: le famiglie acquistano di meno ma spendono di più

I dati sulle vendite al dettaglio “dimostrano ancora una volta l’impatto devastante di caro-prezzi e inflazione sulla spesa degli italiani, con le famiglie che cambiano fortemente le proprie abitudini, acquistando sempre meno ma spendendo sempre di più”, commenta a sua volta il Codacons. Al netto dell’inflazione, la spesa scende insomma di 1375 euro su base annua a famiglia, dice l’associazione.

«I prezzi ancora a livelli elevatissimi per beni primari come alimentari e carrello della spesa incidono sulle vendite al dettaglio e sulle abitudini degli italiani, che si riversano in massa presso i discount alimentari, esercizi che segnano un incremento record delle vendite del +11% a maggio – dice il presidente Carlo Rienzi – Il Governo deve intervenire con urgenza adottando misure volte a calmierare i listini, tutelare il potere d’acquisto degli italiani e salvare i bilanci delle famiglie».


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