Cellulari e tumori, una questione ancora in sospeso che puntualmente ritorna. Questa volta la notizia è più allarmante: il 16 marzo scorso l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) ha pubblicato i risultati di uno studio in seguito al quale ha deciso di classificare i cellulari come “possibili cancerogeni”, inserendoli nel gruppo 2B della graduatoria dell’agenzia.
A rilanciare la notizia è Altroconsumo che precisa: un rapporto certo di causalità fra l’esposizione a radiofrequenze e le malattie tumorali non è stato ancora dimostrato, ma le conoscenze scientifiche acquisite non consentono di escludere l’esistenza di un collegamento, soprattutto quando si fa un uso intenso del cellulare. E poiché i tumori cerebrali hanno lunghi periodi di latenza, anche fino a 30 anni, (i telefonini sono con noi da 15-20 anni), c’è bisogno di altro tempo per capire se l’uso dei cellulari può modificare cellule e tessuti del nostro organismo. Come è successo per altre sostanze (tabacco e amianto), possono passare decine di anni tra l’esposizione alla sostanza e il manifestarsi di un tumore.
Per precauzione, dunque, i cellulari sono entrati a far parte (insieme ad altri 265 agenti) di un gruppo di indiziati, da tenere sotto osservazione. Forse tra qualche anno gli studi epidemiologici ci diranno se alla diffusione e all’utilizzo massiccio dei cellulari è legato anche un aumento del numero di tumori nella popolazione.
“Per ora – aggiunge Altroconsumo – l’unica certezza è che il parere dello Iarc ha contraddetto chi assolveva in pieno il telefonino. Che invece è stato rinviato a giudizio”. L’Associazione ricorda che tutti i cellulari emettono radiazioni: sul libretto di istruzioni è possibile trovare l’indicazione di quante onde emettono quando funzionano alla massima potenza. Un timore legato ai cellulari è che le onde emesse possano provocare una specie di riscaldamento dei tessuti biologici. La quantità di radiazioni assorbite dal corpo è misurata in Sar (Specific Absorption Rate) espresso in W/Kg (watt per chilo). Questa unità di grandezza misura la quantità di radiazioni assorbite e le traduce nel rischio di effetto termico al quale il corpo è esposto.
 


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