Concentratori di ossigeno: cosa sono, quando utilizzarli e quali modelli esistono (Foto Pixabay)

In presenza di malattie respiratorie o bassa saturazione di ossigeno nel sangue, può essere necessario ricorrere all’ossigenoterapia, ossia a una somministrazione diretta di ossigeno.

Questo trattamento può essere effettuato presso cliniche, ospedali, o direttamente presso il domicilio del paziente. Inoltre, può avere una breve o una lunga durata, a seconda del problema o della malattia che deve essere trattata. La somministrazione di ossigeno, sempre prescritta dal medico curante, può avvenire tramite l’utilizzo di bombole contenenti ossigeno allo stato liquido o gassoso, oppure di concentratori di ossigeno portatili o fissi.

In questo articolo focalizzeremo l’attenzione sui concentratori di ossigeno e cercheremo di capire cosa sono, quando utilizzarli e quali tipologie esistono.

Che cos’è un concentratore di ossigeno

Un concentratore di ossigeno è un dispositivo che permette di estrarre l’ossigeno dall’aria circostante, separandolo, grazie ad appositi filtri, dall’azoto. Prima di venire somministrato al paziente tramite maschera o cannula nasale, l’ossigeno – puro al 96% – viene raffreddato.

Per funzionare, questo apparecchio ha bisogno di energia elettrica. A seconda del modello scelto, potrà essere dotato di cavo da attaccare direttamente alla corrente oppure di una batteria.

Quando deve essere utilizzato

Il concentratore di ossigeno portatile o fisso non può essere utilizzato senza prescrizione medica. Si tratta infatti di un vero e proprio dispositivo medico e un suo utilizzo errato – ad esempio un’eccessiva assunzione di ossigeno – potrebbe nuocere alla salute.

Il medico specialista può prescrivere l’uso di questo dispositivo a quei pazienti che necessitano, per brevi o lunghi periodi, di ricevere un apporto supplementare di ossigeno. In particolare, la prescrizione può avvenire in presenza di:

  • bassa saturazione di ossigeno nel sangue;
  • apnea notturna;
  • asma grave;
  • broncopneumopatia cronica ostruttiva;
  • insufficienza respiratoria;
  • malattie o problemi respiratori in generale.

L’utilizzo dei concentratori di ossigeno aiuta a migliorare l’ossigenazione dei tessuti e degli organi interni, migliorandone il funzionamento, e aiuta i pazienti con difficoltà respiratorie a respirare meglio.

Concentratori di ossigeno portatili e fissi

Le aziende produttrici offrono la possibilità di scegliere tra diversi modelli di concentratori di ossigeno. In particolare, la scelta può essere effettuata tra quelli fissi e quelli portatili.

I primi presentano un serbatoio di maggiori dimensioni e possono essere prescritti dal medico pneumologo in caso di terapie di lunga durata e in presenza di patologie gravi o croniche come la BPCO e la fibrosi cistica. Questi modelli vengono collegati direttamente alla corrente elettrica domestica e non possono essere trasportati o spostati da una stanza a un’altra.

I concentratori di ossigeno portatili sono più piccoli e leggeri, e possono essere non solo spostati da una stanza a un’altra, ma anche trasportati all’interno di comodi zainetti, così da offrire al paziente una maggiore libertà di spostamento e la possibilità di non dover rinunciare alla vita sociale.

Tanto i modelli fissi quanto quelli portatili possono essere a dose pulsata oppure a flusso continuo. Naturalmente, sarà compito del medico indicare la tipologia di concentratore di ossigeno più adatta per affrontare al meglio la malattia o la patologia della quale si soffre.


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