Decreto sanità, Idv presenta emendamento su percentuale frutta nei succhi
E’ in pieno svolgimento l’iter parlamentare per la conversione in legge del decreto Balduzzi approvato dal Consiglio dei Ministri il 5 settembre scorso. Il termine per presentare gli emendamenti è scaduto il 1 ottobre alle ore 12.00 mentre l’8 o il 9 ottobre si procederà invece con una serie di audizioni. Il provvedimento dovrebbe essere portato in Aula alla Camera la seconda settimana di ottobre. Il testo, tra le altre cose, contiene una norma che prevede l’aumento al 20 per cento del succo di frutta nelle bibite. Un articolo già criticato da Coldiretti dal momento il testo definitivo del decreto rimanda ai tempi indefiniti dell’esito della notifica alle Autorita’ europee. ”La necessita’ di subordinare la norma alla procedura comunitaria e’ una pura invenzione – commenta il presidente di Coldiretti Sergio Marini – Evidentemente cambiano i governi, ma non cambia il modo con cui vengono presi in giro cittadini ed agricoltori facendo leggi utili, ma avendo gia’ trovato il cavillo per non applicarle mai”. Coldiretti auspicava che nella fase di conversione il Parlamento sapesse ridare una reale efficacia alla norma, fissando una data certa per l’entrata in vigore”.
I lavori in Parlamento procedono in quella direzione e ne è conferma un emendamento presentato da Anita Di Giuseppe (IDV) e sottoscritto dai colleghi Ivan Rota e Ignazio Messina, volto a estendere alle bevande analcoliche, il cui gusto fondamentale ricorda gli agrumi, vendute anche con denominazioni di fantasia, l’obbligo a contenere succo naturale di agrumi in misura non inferiore al 20 per cento. Aumentare dal 12 al 20 percento la quantità di prodotto naturale nelle bevande tutelerà la salute dei cittadini, migliorerà il gusto e la qualità del prodotto e avrà ricadute positive sui coltivatori e sul mercato agroalimentare nazionale.
Se quanto sopra riportato è vero, è evidente che il dott. Marini non conosce le leggi nazionali e ancora meno le direttive comunitarie (peraltro questa ignoranza è comune a molti nostri politici quali i firmatari dell’emendamento di cui all’articolo sopra riportato). Passi il concetto della “tutela del consumatore” ma a prezzo maggiore per il bene consumato, passi, forse, il concetto del “miglior gusto” tutto da dimostrare, ma come farà ad avere ricadute positive sui coltivatori e sul mercato agroalimentare nazionale” quando oramai il mercato nazionale è invasio da prodotti provenienti da paesi comunitari e terzi???
Un caro saluto
ing. Vincenzo Correggia