lowcost

Gli italiani consumano sempre più “low cost”. Avvertono che i consumi sono cambiati, ridisegnano le spese superflue, adottano strategie di contenimento della spesa, e quando spendono cercano soluzioni di risparmio e offerte vantaggiose. Mentre la crisi economica è fonte di crescente preoccupazione e sono in pochi a pensare che sia transitoria, aumentano i consumi del low cost di qualità. Nel 2011 il settore ha registrato un aumento del 7,43% sull’anno precedente, con un’incidenza del 5,34% sul Pil. Nel 2012 è prevista una crescita tra il 5 e il 7%. Sono i dati di AssoLowcost, l’associazione delle imprese low cost di qualità.
I settori che aumentano di più sono gli alimentari (16%), le assicurazioni (19%), l’auto (15%), i servizi finanziari (+7%), gli outlet (27%) e la sanità, che col 70% registra un vero e proprio boom. Il modello di business del low cost sta diventando un ammortizzatore economico-sociale, afferma l’associazione: “Gli italiani, infatti, sotto la pressione della forte perdita di potere d’acquisto dovuta all’innalzamento della pressione fiscale, all’aumento dei prezzi di beni di prima necessità come alimentari, energia e carburanti, hanno dimostrato di premiare le scelte di acquisto che siano in grado di coniugare prezzo e valore, contribuendo ad attenuare  gli effetti della contrazione dei consumi”.
I consumi cambiano e vengono rimodulati a partire da una visione del presente che non lascia spazio all’ottimismo. Assolowcost ha commissionato un’indagine quantitativa a Datacontact dalla quale emerge che il 61% degli italiani non ha fiducia nella capacità  della politica di affrontare in maniera rapida ed efficace i principali temi di loro interesse; il 54% non crede nella possibilità di una ripresa economica del Paese; solo il 36,3% degli italiani percepisce quella attuale come una crisi transitoria mentre il 63,3% degli italiani avverte che ci si trova in un mutato scenario dei consumi e in una nuova dinamica domanda/offerta. Inoltre il 73,3% degli italiani è preoccupato per le forti incertezze rispetto al mercato del lavoro.
Questo conduce direttamente a nuove strategie di consumo, peraltro evidenziate da numerose indagini. In alcuni settori, c’è una flessione: il 63% degli italiani spende meno per nuovi abiti, una percentuale compresa fra i l 57% e il 60% ha ridotto le spese per intrattenimento e pasti fuori casa e il 47% spende meno per vacanze.
Oltre la metà degli italiani (54%) passa a prodotti più economici nel largo consumo. Il 44% delle persone cerca di compensare gli aumenti della benzina con un minore ricorso all’auto privata. Il 18% cerca migliori condizioni su mutui per la casa, assicurazioni e carte di credito. Il 90% degli italiani reagisce all’aumento dei prezzi nel settore alimentare adottando strategie di contenimento della spesa. Il 55% degli italiani ricerca attivamente prodotti in promozione e il 54% taglia il superfluo. Il 27% compra meno in generale, atteggiamento – quest’ultimo – che può essere considerato frutto della crisi economica ma anche di un ripensamento generale nei confronti di modelli di consumo sbilanciati. Da tutta questa dinamica, scaturisce una maggiore attenzione verso i prodotti a basso costo e di qualità.
“Il Low Cost di Qualità in Italia continua a crescere affermandosi grazie all’elevato rapporto tra prezzo e valore offerto ai consumatori i quali si dimostrano sempre più selettivi nelle scelte d’acquisto – ha dichiarato Andrea Cinosi, presidente di AssoLowcost – Lo sviluppo di prodotti e servizi Low Cost di Qualità costituisce sicuramente un’opportunità di crescita strategica per l’Italia, una carta che va giocata con convinzione e determinazione da tutti i soggetti produttivi ed impone scelte innovative anche ai pubblici decisori”.


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