Autorità Infanzia-Adolescenza: appello alla responsabilità
La parola d’ordine è responsabilità. Lo ha detto chiaramente e ripeto più volte, Filomena Albano, nella sua Relazione annuale sull’attività svolta dall’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza. Responsabilità degli adulti, dei genitori in particolare, di farsi carico del loro ruolo di educatori e di accompagnare i bambini e i ragazzi nel loro percorso di crescita. L’ascolto, fondamentale per comprendere i bisogni dei minori, deve sempre essere accompagnato all’impegno nel “non lasciarli da soli”.
È questo l’appello dell’Autorità per salvaguardare il benessere e gli interessi primari dei 9 milioni e 800 mila minorenni presenti nel nostro Paese.
La Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’adolescenza ha trasformato bambini e ragazzi da oggetto di protezione a soggetti titolari di diritti, ponendo le basi per un cambiamento nella relazione tra generazioni.
“Ciò però non può significare”, specifica il Garante, “che i genitori, la comunità e le istituzioni, senza assumersi le loro responsabilità, rinuncino al ruolo di guida nei confronti dei più piccoli. Quasi che l’aver assegnato loro dei diritti li abbia automaticamente resi capaci di orientarsi da soli nel mondo”.
Nella Relazione sono state ricordate anche le responsabilità delle istituzioni di fronte alle emergenze dell’infanzia. Quasi un minorenne su otto secondo l’Istat vive oggi in condizioni di povertà assoluta, mentre di contro l’offerta di servizi per l’infanzia tra regione e regione è disomogenea e ha bisogno di standard minimi uguali in tutto il territorio.
“Servono più asili nido e più mense scolastiche di qualità e spazi gioco accessibili a tutti i bambini e una banca dati sulla disabilità”, chiede Filomena Albano a Parlamento e istituzioni competenti attraverso la definizione di livelli essenziali delle prestazioni previsti dalla Costituzione.
Sempre alle istituzioni l’Autorità garante ha domandato di rendere effettiva l’applicazione della legge sugli orfani di crimini domestici e di intervenire prima che le tragedie si consumino. “La violenza nei confronti dei bambini è prova che il sistema di protezione non ha funzionato. Sono troppi i casi, registrati anche negli ultimi giorni, di bambini maltrattati e uccisi da chi li avrebbe dovuti proteggere”.
È indispensabile intercettare situazioni di fragilità, dare supporto alla genitorialità e far emergere il sommerso: il che significa, per i più piccoli, sapere di potersi sempre rivolgere a una persona di cui si fidano e, per gli adulti, farsi “sentinelle” del loro benessere. Ma significa anche rispondere all’esigenza di una raccolta dati costante e aggiornata sul fenomeno dei maltrattamenti e delle violenze, sollevata dall’Autorità garante e ribadita a febbraio nelle raccomandazioni all’Italia del Comitato Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Ci sono poi, sempre secondo l’Autorità garante, bambini e ragazzi per i quali la condanna di un genitore rischia di divenire la propria: a loro va garantito il diritto a mantenere relazioni affettive ed educative. Ma anche bimbi che non dovrebbero crescere in carcere: ad aprile ce n’erano ancora 55 negli istituti detentivi.
C’è poi la richiesta di un impegno alle istituzioni per recuperare i ragazzi alla legalità e al rispetto delle regole: la mediazione penale può essere una risposta per accompagnare i minorenni autori di reato verso la consapevolezza delle azioni compiute e il riconoscimento della sofferenza delle vittime. “Ciò vale anche per i ragazzi più piccoli, che non hanno ancora compiuto 14 anni”.
Per i minorenni stranieri che arrivano soli nel nostro paese, infine, l’Autorità ha ricordato il principio di non respingimento, il divieto di espulsione e il diritto a un’adeguata accoglienza. In questo i tutori volontari rappresentano una possibilità di integrazione e di argine verso rischi di marginalità sociale.