“No al marketing sulla pelle dei bambini”. I medici non devono farsi portavoce degli interessi dell’industria promuovendo in modo acritico il baby food e gli alimenti industriali per la prima infanzia. La netta presa di posizione viene dai pediatri dell’Associazione culturale pediatri (Acp) che si dissociano da una recente campagna dell’Aiipa (Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari) volta alla promozione degli alimenti industriali per la prima infanzia negli studi pediatrici. E invitano i medici a non aderire all’iniziativa, che comprende due locandine-poster da affiggere nelle sale d’aspetto degli studi pediatrici.

“I pediatri dell’Associazione Culturale Pediatri (ACP) considerano gravissima la condivisione da parte della Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp) e della Società Italiana di Pediatria (Sip) dei contenuti scientifici della campagna di comunicazione che AIIPA, l’Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari, ha fatto partire per “informare” le famiglie italiane”, dicono dall’Acp. La campagna ha il marchio “Nutrizione e Sicurezza Specializzata” e rivendica la sicurezza e i vantaggi degli alimenti industriali per la prima infanzia. Tutto bene? No, perché l’Acp rivendica che gli alimenti freschi in commercio sono già controllati per legge e che i latti di crescita e simili non sono essenziali, come riconosciuto anche dall’Europa.

In una delle locandine messe sotto accusa si legge: “Gli alimenti per la prima infanzia sono prodotti specifici per lo svezzamento, pensati per le esigenze nutrizionali del bambino in crescita fino ai 3 anni e che per legge assicurano il rispetto di rigorosi standard di sicurezza alimentare e di tracciabilità, senza ogm, coloranti e conservanti”. L’ACP ritiene che “la validità di queste affermazioni sia ampiamente discutibile” e argomenta che la legge c’è: per i residui dei pesticidi, la legge già indica i limiti tollerabili per la sicurezza alimentare di adulti e bambini. “Gli organi competenti del ministero della Salute, del ministero dell’Agricoltura e delle Regioni effettuano controlli costanti sulla frutta, la verdura e i cereali – sottolineano i pediatri Acp –  I dati in possesso del ministero della Salute ci permettono di affermare che tali alimenti sono tra i più sicuri in Europa. Infatti, solo lo 0,6% di frutta fresca e lo 0,3% di cereali hanno superato i limiti fissati dalla normativa comunitaria, contro una media europea che si attesta intorno al 3,5% di irregolarità”. A questo si aggiunge la raccomandazione di un’equilibrata alimentazione col consumo di cinque porzioni di frutta e verdura al giorno.

Nella seconda locandina si legge: “Dopo l’anno il latte crescita contribuisce a fornire un apporto equilibrato di nutrienti, come ferro, calcio, vitamine, adeguato alle loro esigenze”. Ma la Commissione europea ha di recente pubblicato un rapporto su quelli che sono impropriamente chiamati latti di crescita. Dal rapporto emerge che dal punto di vista nutrizionale, le formule per bambini nella prima infanzia non sono necessarie, che alcune formule possono contenere un tenore di alcune sostanze (ad esempio, zuccheri e aromi,) non raccomandato per i bambini, tenendo presente il ruolo del consumo di zuccheri nel favorire lo sviluppo dell’obesità e l’impatto di zuccheri e aromi sullo sviluppo del gusto nei bambini, che la commercializzazione talvolta può essere considerata ingannevole perché solleva dubbi ingiustificati sull’adeguatezza nutrizionale degli alimenti freschi in commercio. Ricordano inoltre i pediatri Acp: “Secondo l’EFSA-Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, tali prodotti non hanno un “ruolo cruciale” e “non possono essere considerati necessari per rispondere alle esigenze nutrizionali dei bambini” se confrontati con altri prodotti alimentari che possono essere inclusi nella loro normale alimentazione”.

Per questi motivi “l’ACP ritiene che le affermazioni riportate nelle locandine siano ampiamente discutibili e invita tutti i pediatri italiani a non diffondere informazioni che possono disorientare i genitori”. I pediatri Acp ribadiscono dunque l’importanza di un’adeguata informazione per un’alimentazione salutare di tutta la famiglia, “intendono rassicurare e incoraggiare tutti quei genitori che, intorno al sesto mese di vita, ricorrono all’alimentazione complementare a richiesta del bambino, utilizzando gli alimenti che essi stessi assumono”, ritengono che iniziative di tal genere comportino “la necessità di dichiarare la fonte di finanziamento alla base della campagna di informazione”.


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