Futuro green e innovativo anche sulle Alpi. Nel rispetto della montagna, in luoghi resi fragili dal cambiamento climatico. La Carovana delle Alpi organizzata da Legambiente premia quest’anno con 17 bandiere verdi le buone pratiche realizzate nell’arco alpino: il primato va al Piemonte, seguito dal Veneto. Al centro delle pratiche virtuose, ci sono azioni di tutela della biodiversità a rischio, valorizzazione dell’agricoltura e delle tradizioni, mobilità sostenibile, efficienza energetica, turismo slow. Assegnate anche 8 bandiere nere, quelle che segnalano le aggressioni alla montagna.

“Nell’arco alpino le buone pratiche sono in costante crescita. Quest’anno – dice Legambiente – sono ben 17 le bandiere verdi assegnate da Legambiente, due in più rispetto allo scorso anno, e che premiamo l’impegno di cittadini, associazioni e comuni, nel tutelare e valorizzare in chiave sostenibile ed ecofriendly le Alpi, fronteggiando con intelligenza gli effetti sempre più pesanti dei cambiamenti climatici”.

Tra le buone pratiche segnalate da Legambiente si va ad esempio dall’impegno portato avanti dal CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici) di Bernezzo, in provincia di Cuneo, che dal 2001 recupera, cura e riabilita esemplari di ogni specie di fauna selvatica ritrovati in difficoltà dalle aquile ai cerbiatti, alle azioni messe in campo dal comune di Merano (BZ) per la valorizzazione in ambito urbano della biodiversità e dei servizi ecosistemici ad essa collegati attraverso interventi normativi ad hoc. Interventi e buone pratiche volte alla mitigazione degli effetti climatici arrivano da Chamois (AO), unico comune italiano non raggiunto dalle auto che si sta impegnando nella progettazione di una Comunità energetica oil free producendo in modo autonomo e principalmente da fonti rinnovabili. C’è poi chi cerca di tutela la biodiversità agricola conservando antiche varietà orticole come accade a Forni Avoltri (Ud), in Friuli, con la cooperativa COOPMONT di Collina formata da un gruppo di giovani che coltivano il Cjaput (il cavolo cappuccio). Sui monti Lessini (VR), invece, si mantengono in vita tradizioni locali come la transumanza e l’allestimento delle carbonare. Insieme a queste, altre buone pratiche sono state premiate da Legambiente: in tutto vanno 5 bandiere verdi al Piemonte, seguito da Veneto (4), Lombardia (2), Valle D’Aosta (2), e Friuli Venezia Giulia (2) tutte e tre a pari merito, una al Trentino, una all’Alto Adige.

“Oggi ai territori montani – spiega Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente – viene chiesto di fronteggiare con intelligenza gli effetti sempre più pesanti dei cambiamenti climatici. Com’è noto nelle Alpi essi sono più consistenti che altrove, infatti, ogni grado centigrado in più registrato nelle terre emerse corrisponde a un +2° sulle Alpi. Per questo è importante mettere in campo azioni virtuose e sostenibili che tutelino e valorizzano davvero l’Arco Alpino e le buone pratiche premiate oggi dimostrano che ciò è possibile. Anzi si tratta di esempi virtuosi che meritano di essere replicati su tutto il territorio”.

Aggiunge Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente: “Lo scioglimento dei ghiacciai e la biodiversità a rischio sono il primo campanello d’allarme di un problema che ha una portata internazionale e sul quale bisogna intervenire al più presto in maniera sinergica e con politiche sempre più mirati. Il nostro Paese deve approvare quanto prima un piano di adattamento ai cambiamenti climatici che abbia tra le sue priorità proprio i territori montani”. Infine Legambiente parlando di montagne nel report fa un passaggio sul prossimo concerto di Jovanotti a Plan de Corones (TN). “E’ pur vero che il luogo, stazione sciistica ipergettonata, è un significativo esempio di un uso turistico intensivo della montagna – aggiunge Vanda Bonardo – ma perlomeno d’estate può tornare ad assumere una dimensione più consona all’attenzione e al riserbo che dovrebbero contraddistinguere e mitigare le interazioni con i delicati ambienti montani.  Un concerto in agosto con molte migliaia di persone, tanto rumore e un abbaglio smisurato di luci suscita molte perplessità: e pare strano che l’interprete principale ovvero Jovanotti non se ne renda conto. La scelta di portare in ambiente montano eventi pensati per le grandi città pone parecchi interrogativi, a partire dalla percezione del limite che ci dovremmo porre nell’invadere contesti fragili: per decidere fino a dove ha senso arrivare”.


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