Alcune Regioni, come Sardegna, Campania, Valle d’Aosta e Marche,  consentono di utilizzare i buoni per gli alimenti senza glutine solo nelle farmacie convenzionate. Questo lede la concorrenza, a svantaggio dei malati di celiachia. E’ quanto ha precisato l’Antitrust che, in seguito a una denuncia del Centro Tutela Consumatori Utenti, si è espressa in merito alle modalità di erogazione gratuita dei prodotti alimentari senza glutine, a favore dei soggetti che soffrono di celiachia.

Il presidente dell’Autorità Giovanni Pitruzzella ha ricordato che “la Asl autorizza le persone alle quali è stato certificato il morbo celiaco, a fruire dei prodotti destinati ad un’alimentazione particolare. Contestualmente, rilascia alle stesse persone 12 buoni o altro “documento di credito”, anche di tipo magnetico, di valore pari ai tetti di spesa previsti, con i quali i suddetti prodotti possono essere acquistati presso i fornitori convenzionati.

Pitruzzella ha precisato che i prodotti possono essere “erogati agli aventi diritto direttamente dai centri di riferimento presso i quali sono in cura, dai presidi delle Asl, dalle farmacie convenzionate, da altri fornitori incaricati.

Sulla base dei riscontri forniti a una serie di richieste di informazioni, è emerso che le singole Regioni hanno previsto modalità differenti di accreditamento del contributo pubblico e di erogazione dei prodotti senza glutine. In alcune Regioni si prevede l’utilizzo di buoni cartacei mensili forniti dietro presentazione del certificato medico attestante la malattia celiaca; in altre è previsto l’utilizzo della ricetta rossa; in altre ancora è stato avviato un processo di informatizzazione con la trasformazione dei buoni da cartacei a digitali.

L’Autorità ritiene che “la decisione assunta da talune Regioni di rendere utilizzabile il contributo pubblico, sia esso in forma cartacea o digitale, unicamente presso le farmacie (e/o le parafarmacie), con esclusione di altri punti vendita, sia idonea a determinare una ingiustificata restrizione della concorrenza. Infatti, la possibilità di acquistare gli alimenti necessari alla propria dieta presso diversi esercizi commerciali, quali, in aggiunta al canale farmaceutico, le parafarmacie, i negozi specializzati e i punti vendita della GDO, oltre a garantire un’opportunità di scelta maggiore per i consumatori celiaci, costituisce senz’altro un importante strumento concorrenziale in grado di stimolare una riduzione dei prezzi a vantaggio di coloro che soffrono di tale patologia”. Inoltre, secondo Pitruzzella “appare estremamente rilevante che agli aventi diritto venga data la possibilità di frazionare la propria spesa, utilizzando il “documento di credito” in tempi ed esercizi diversi”. L’Autorità ha dato 45 giorni di tempo alle Regioni per adeguarsi.


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