“La Repubblica italiana riconosce il giorno 3 ottobre, data della strage in mare, nel 2013, di 368 migranti eritrei nel naufragio in prossimità dell’isola di Lampedusa, la “Giornata della Memoria e dell’Accoglienza”, per ricordare lo sterminio silenzioso e spesso invisibile che si consuma nel Canale di Sicilia e sulle rotte di terra percorse da popoli in fuga da persecuzioni, deportazione, prigionia, guerre e miseria, e tutti coloro che, anche a rischio della propria vita, salvano quella degli altri, offrono accoglienza e proteggono i migranti”. Questo il primo articolo della proposta di legge del Comitato 3 ottobre, che ha chiesto l’istituzione della Giornata della Memoria e dell’Accoglienza per ricordare tutti i migranti morti nel tentativo di fuggire da guerre, miseria e persecuzioni e tutti coloro che mettono a rischio la propria vita per salvarli. Alla proposta di legge, anche attraverso la petizione lanciata online su change.org, hanno aderito oltre 25 mila persone e 50 parlamentari.
L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati stima che dal 2011 a oggi oltre 2600 persone abbiano perso la vita in mare: un numero impressionante ma non esaustivo di una tragedia che, si spiega nella petizione, è un fenomeno “prevedibile e prevenibile”. Ieri, a quattro mesi dal naufragio di Lampedusa, il Comitato 3 ottobre ha fatto il punto sull’iter della legge insieme ai primi tre firmatari, gli onorevoli Paolo Beni, Khalid Chaouki ed Ermete Realacci.
“L’istituzione della giornata del 3 ottobre è per noi un obiettivo importante perché, oltre al significato fortemente simbolico, avere una data del calendario che vincoli tutti, cittadini e istituzioni, a occuparsi di memoria e di accoglienza, obbliga a riflettere, prendere coscienza e affrontare positivamente quei cambiamenti, culturali e normativi, necessari perché le tragedie dei migranti non accadano più e ci si possa definire a pieno titolo  un Paese civile – afferma il Comitato – Vogliamo ringraziare tutte le associazioni e gli enti locali che hanno aderito e danno sostegno alla nostra iniziativa, molti dei quali sono qui presenti. Così come vogliamo ringraziare le 25.400 persone che hanno firmato la petizione sulla piattaforma digitale Change.org. Siamo convinti che solo una forte sinergia tra cittadini, organizzazioni e istituzioni possa spingere questa proposta di legge fino al traguardo”.
Il Comitato chiede inoltre che si realizzi la banca dati per il confronto del Dna, per assicurare un nome alle lapidi anonime delle vittime, che affollano i cimiteri siciliani: in poche infatti sono state riconosciute, le loro tombe sono identificate da numeri progressivi, e l’impegno preso con i familiari delle vittime è proprio quello di restituire loro l’identità. Sostiene il Comitato: “Fare in modo che su quelle tombe ci sia presto un nome significa memoria e significa accoglienza”.


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