Un’approvazione attesa da lungo tempo, quella che ha finalmente ottenuto il disegno di legge che punta a contrastare il fenomeno del cyberbullismo. Ieri, infatti, l’Aula della Camera ha espresso il suo “Sì” definitivo, concludendo il cammino di una legge tanto attesa. Il testo è stato approvato a Montecitorio all’unanimità: 432 favorevoli ed una sola astensione. L’iter della legge era iniziato nel 2014 su proposta della Senatrice Elena Ferrante, ex insegnante di Carolina Picchio, una ragazza di 15 anni che, dopo essere stata violentata da un gruppo di compagni non ha retto il supplizio di veder condiviso sui social e sul web il video che la ritraeva e si è tolta la vita.

Dopo un primo esame al Senato, il testo del ddl era passato nel 2015 alla Camera. Qui aveva subito diverse modifiche: una serie di emendamenti spostavano il proposito della legge dalle violenze perpetrate sulla Rete al bullismo in tutte le sue manifestazioni. Inoltre, le modifiche introducevano la possibilità di oscurare i contenuti lesivi anche per i maggiorenni ed erano state introdotte norme penali. In molti non hanno apprezzato i cambiamenti, così, durante la nuova discussione in Senato, il testo è stato riportato alla sua forma originaria che è stata poi approvata in via definitiva dalla Camera.

Una prima importante novità è la definizione del fenomeno del cyberbullismo. L’ordinamento italiano intende con tale fenomeno “ogni forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, manipolazione, acquisizione o trattamento illecito di dati personali realizzata per via telematica in danno di minori. A ciò si aggiunge la diffusione di contenuti online (anche relativi a un familiare) al preciso scopo di isolare il minore mediante un serio abuso, un attacco dannoso o la messa in ridicolo”.

Il minore di 14 anni che è vittima di cyberbullismo può chiedere al gestore del sito internet o del social media o al titolare del trattamento di oscurare, rimuovere o bloccare i contenuti diffusi in rete. Se non si provvede entro 48 ore, l’interessato può rivolgersi al Garante della privacy che interviene direttamente entro le successive 48 ore. Dalla definizione di gestore, che è il fornitore di contenuti su internet, sono esclusi gli access provider, i cache provider e i motori di ricerca.

Oltre a questo, un ruolo fondamentale nel contrasto al fenomeno è dato alla scuola, luogo in cui i ragazzi trascorrono buona parte della loro giornata e che quindi rappresenta un’importante agenzia educativa.

In ogni istituto tra i professori sarà individuato un referente per le iniziative contro il cyberbullismo. Al preside spetterà informare subito le famiglie dei minori coinvolti in atti di bullismo informatico e attivare adeguate azioni educative. L’obbligo di informazione è circoscritto ai casi che non costituiscono reato. Più in generale, il Ministero del’Istruzione ha il compito di predisporre linee di orientamento di prevenzione e contrasto puntando sulla formazione del personale scolastico, la promozione di un ruolo attivo degli studenti e la previsione di misure di sostegno e rieducazione dei minori coinvolti, mentre ai singoli istituti è demandata l’educazione alla legalità e all’uso consapevole di internet. Alle iniziative in ambito scolastico collaboreranno anche polizia postale e associazioni territoriali.

In caso di ingiuria, diffamazione, minaccia o trattamento illecito di dati personali via web, fino a quando non vi sia una querela o denuncia la legge sul cyberbullismo ricalca la linea di quanto previsto per lo stalking. Il “cyberbullo” perciò potrà essere formalmente ammonito dal questore che lo inviterà a non ripetere gli atti vessatori. Insieme al minore sarà convocato anche un genitore. Gli effetti dell’ammonimento cessano al compimento della maggiore età.

L’approvazione definitiva del ddl sul cyberbullismo è un risultato importante e atteso da tempo”, ha commentato il Garante per la Privacy, Antonello Soro. Particolarmente positiva, secondo il Garante, è la scelta di coniugare approccio preventivo e riparatorio, grazie alla promozione dell’educazione digitale e alla specifica procedura di rimozione dei contenuti lesivi della dignità del minore.

L’Autorità si impegnerà a svolgere l’importante funzione di garanzia assegnatale dalla legge anche in questo contesto. È infatti fondamentale garantire la tutela di una generazione tanto più iperconnessa quanto più fragile, se non adeguatamente responsabilizzata rispetto all’uso della rete. Confidiamo che ai nuovi compiti corrispondano nuove indispensabili risorse umane”, ha concluso Soro.

 

Notizia pubblicata il 18/05/2017 ore 17.19


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