“Digital tax anche in Italia”: al via campagna per tassare i giganti del web
“Digital tax anche in Italia”. Semplice quanto diretta, certamente al passo coi tempi, la richiesta che arriva dalla campagna online appena lanciata: tassare i giganti di Internet, che fanno enormi profitti ma non pagano le imposte come le altre imprese perché si avvalgono della fiscalità più vantaggiosa di Irlanda e Paesi Bassi. La richiesta è quella di introdurre una Digital Tax e di applicarla a partire dal primo gennaio dell’anno prossimo. La campagna nasce da Progressi.org insieme al Tax Justice Network e alle associazioni Adoc, Confconsumatori, Movimento Consumatori, Associazione Consumatori Serenissima.
“I giganti dell’economia digitale come Apple, Google, Ebay, Amazon, Facebook, Uber e AirBnB fanno enormi profitti in Italia ma non pagano le imposte come le altre imprese del nostro Paese – si legge nella petizione – Questo è possibile perché i loro profitti – anche se prodotti in Italia – sono contabilizzati in Paesi a fiscalità privilegiata, come l’Irlanda e i Paesi Bassi”. La petizione si rivolge al presidente del Consiglio Matteo Renzi e al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e chiede di introdurre nella Legge di Bilancio un’imposta sui profitti delle grandi multinazionali digitali e di rendere effettiva tale Digital Tax dal 1° gennaio 2017, in modo da tassare tali giganti sui redditi reali prodotti in Italia.
Secondo le stime degli economisti – proseguono i promotori della campagna – con un’aliquota del 20% una simile imposta porterebbe nelle casse dello Stato italiano circa 3 miliardi di euro. Con queste nuove entrate si potrebbero ricostruire le zone colpite dal terremoto, ad esempio, o migliorare i servizi pubblici, abbassare la pressione fiscale e aumentare le pensioni più basse. Finora una soluzione non è stata trovata né dall’Ocse né dall’Unione Europea, nonostante sia evidente che una tassazione di questo genere richieda un respiro europeo.
“Dopo tante promesse, nell’ultima Legge di Bilancio il governo è rimasto in silenzio su questo tema di equità fiscale – si legge ancora nella petizione – Eppure ci sono state diverse proposte di legge per tassare le grandi imprese del web, il ddl 1662 di Francesco Boccia e il ddl 3076 di Stefano Quintarelli”.
“Con la pressione fiscale che c’è nel nostro Paese, è inaccettabile che le multinazionali digitali straniere facciano affari per milioni di euro senza però pagare le stesse imposte delle piccole imprese italiane, dei lavoratori autonomi e dipendenti”, dice Vittorio Longhi, presidente di Progressi. “Nel contesto economico globale non ci dobbiamo rassegnare a essere consumatori passivi, almeno pretendiamo equità”. Alla campagna aderisce anche il Movimento Consumatori. Spiega il segretario generale dell’associazione Alessandro Mostaccio: “Movimento Consumatori aderisce a questa campagna perché bisogna porre fine al ’Tax Ruling’, e a ogni accordo tra Stati ed imprese che legittimi l’evasione in nome dell’attrazione degli investimenti. E’ ora di chiedere al Governo italiano di fare una scelta di forte valenza simbolica per riportare a equità il nostro sistema fiscale. Sappiamo che lo scenario futuro di una tassazione del genere, per essere davvero efficace, non potrà che essere di tipo europeo, ma visto che allo stato attuale la politica fiscale richiede l’unanimità degli Stati membri, il ruolo dell’Italia deve essere quello di fare da apripista e dimostrare ai timorosi partner europei che il ‘re è nudo’. Inizi l’Italia a mettere in cantina le transazioni private con le multinazionali!”.