Diritti umani, Amnesty: retorica dell’odio sta riportando il mondo indietro
La retorica del “noi contro loro” ispira ormai da tempo il pensiero e l’azione che guida Europa, Stati Uniti e il resto del mondo nel gestire l’ambito del rispetto dei diritti umani. Un bel passo indietro, commenta Amnesty International che ha presentato ieri il Rapporto 2016-2017, analizzando la situazione presente in 159 paesi. “Gli esponenti politici che brandiscono [questa] retorica deleteria e disumanizzante stanno creando un mondo sempre più diviso e pericoloso”, fanno presente dall’Ong.
L’enfatizzazione dell’odio sta facendo emergere il lato oscuro della natura umana, impattando in modo sempre più forte sulle politiche e sulle azioni di governo. Nello scorso anno, i governi hanno chiuso gli occhi di fronte a crimini di guerra, favorito accordi che pregiudicano il diritto a chiedere asilo, approvato leggi che violano la libertà di espressione. I governi se la sono presa anche con i rifugiati e i migranti, spesso visti come facili capri espiatori.
In ventidue paesi chi ha osato mettersi in mezzo per contrastare profondi interessi economici, difendere le minoranze e piccole comunità o aver cercato di rimuovere gli ostacoli posti ai diritti delle donne e delle persone Lgbt è stato preso di mira dai Governi e imprigionato, torturato, ucciso. Trentasei, i paesi che, in completa violazione del diritto internazionale, hanno rifiutato l’asilo ai richiedenti rimandandoli nei loro paesi d’origine benchè lì corressero gravi pericoli. Questi i numeri del mondo che ha invertito le regole della convivenza tra i popoli e che rischia di scoppiare come una bomba a orologeria.
“Invece di stare dalla parte dei diritti umani, molti leader hanno adottato un’agenda disumanizzante per finalità politiche, violando i diritti di gruppi presi come capri espiatori per ottenere consenso o per distrarre gli elettori dai fallimenti delle politiche economiche e sociali”, ha sottolineato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International. “Nel 2016 queste forme altamente deleterie di disumanizzazione sono diventate un elemento dominante nel panorama politico mondiale”, ha accusato Shetty. “I primi a essere presi di mira sono stati i rifugiati ma, se le cose andranno avanti così, toccherà anche ad altri e assisteremo a nuovi attacchi sulla base della razza, del genere, della nazionalità e della religione. Quando smettiamo di vedere l’altro come un essere umano con gli stessi diritti, siamo un passo più vicini all’abisso“.
È evidente come molte delle potenze mondiali, un tempo sostenitrici dei diritti umani, oggi li violano costantemente al loro interno e non si interessano più di questioni che oltrepassano i propri confini nazionali con grave danno per la cooperazione internazionale. “Un nuovo ordine mondiale in cui i diritti umani sono dipinti come un ostacolo agli interessi nazionali rende pericolosamente bassa la capacità di reagire ad atrocità di massa e lascia aperta la porta a violenze che ricordano i periodi più oscuri della storia umana”, ha aggiunto il segretario generale di Amnesty.
L’assordante silenzio con cui la comunità internazionale ha risposto alle atrocità del 2016 fa sorgere una domanda: chi starà dalla parte dei diritti umani?
In occasione del lancio del Rapporto 2016-2017, Amnesty International ha chiesto alle persone di ogni parte del mondo di resistere ai cinici tentativi di rimettere in discussione diritti umani consolidati da lungo tempo in cambio della vaga promessa di prosperità e sicurezza. Nel 2017 la solidarietà globale e la mobilitazione dell’opinione pubblica saranno particolarmente importanti per difendere coloro che sfidano i poteri e difendono i diritti umani, spesso considerati dai governi una minaccia allo sviluppo economico, alla sicurezza o ad altre priorità.
Per quanto riguarda il caso dell’Italia, Amnesty ha ribadito l’impegno a premere sul Governo italiano affinché la normalità dei rapporti diplomatici con l’Egitto sia ripristinata solo se e quando si saranno ottenute tutta la verità sulla tortura e l’assassinio di Giulio Regeni, un’adeguata riparazione e la punizione di tutti i responsabili. L’organizzazione per i diritti umani ha annunciato, dopo quella del febbraio 2016, una nuova lettera a ENI, che più volte di recente ha espresso apprezzamento per l’Egitto, invitando l’azienda a sollecitare le autorità del Cairo a fare di più per avere la verità sulla morte di Giulio Regeni.
Sempre sul pian dell’impegno da parte dei cittadini, Amnesty International Italia ha anche reso noto il testo di una lettera, firmata insieme al senatore Luigi Manconi, a Patrizio Gonnella di Antigone e ad Antonio Gaudioso di Cittadinanza Attiva, indirizzata al Ministro della Giustizia Andrea Orlando a proposito della perdurante inesistenza del reato di tortura nel codice penale. Al Ministro Orlando, al cui stimolo si deve il fatto che il tema sia nuovamente – dal 28 febbraio – all’ordine del giorno del parlamento, è stata sottolineata l’inutilità di riprendere la discussione sul testo all’esame del Senato, perché il contenuto è in contrasto con gli obblighi imposti dalla Convenzione Onu contro la tortura e perché, inoltre, l’approvazione di quel testo comporterebbe comunque un nuovo passaggio alla Camera dei Deputati.
“Il governo”, si legge nella lettera, “deve assumere un’iniziativa forte, finalizzata a introdurre davvero il reato di tortura con una definizione accettabile, e presentare a tal fine un emendamento al testo in discussione, e poi seguirne l’iter, promuovendo una rapida approvazione nell’attuale legislatura.

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