Il semaforo? Sta bene solo in strada. Le associazioni che rappresentano la ristorazione italiana prendono una chiara posizione nel dibattito che in questi giorni si sta svolgendo riguardo alle etichette nutrizionali. La lettera inviata dal Beuc e sottoscritta da alcuni dei grandi nomi del Food&Beverage internazionale alla Commissione Europea, con la quale sollecitava la chiusura in tempi brevi della questione riguardante i profili nutrizionali e i claim salutisti che si trascina ormai da anni, ha scatenato un’ondata di reazioni che non accenna a placarsi.

Ad innescare la polemica è stata soprattutto l’ipotesi di una prossima approvazione in tutta Europa dell’utilizzo dell’etichetta a semaforo, sistema di semplificazione delle informazioni nutrizionali, in base alla quale il parmigiano reggiano o l’olio extra vergine di oliva erano alimenti pericolosi (rosso!) e invece una Coca cola era una bevanda non dannosa (verde).

L’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto, CHIC, Euro-Toques Italia, la Federazione Italiana Cuochi (FIC), Jeunes Restaurateurs Italia (JRE) e Le Soste si schierano così a favore e a supporto dell’azione del Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Maurizio Martina che ha espresso un “no” convinto al Commissario Europeo per la Salute e la sicurezza alimentare e al Commissario Europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale sullo schema di etichettatura nutrizionale basato sul “codice colore” già adottato nel Regno Unito.

Dal giugno 2013 infatti il Regno Unito ha introdotto bollini e colori che vengono assegnati in base alle calorie, ai grassi, agli zuccheri e al sale presenti in 100 grammi di prodotto. Quindi, quando in un alimento uno di tali aspetti è presente oltre determinante percentuali di concentrazioni, sulla confezione viene apposto un bollino rosso. Altrimenti il verde o il giallo.

“Riteniamo si tratti di un sistema intuitivo ma altrettanto semplicistico nella classificazione nutrizionale che penalizza molte eccellenze italiane, nonostante non siano affatto pregiudizievoli per la salute dei consumatori”, dicono le associazioni.

E ad essere più a rischio sono proprio i prodotti agroalimentari del nostro Paese più richiesti al mondo (formaggi, salumi, olio, vino etc.). Prodotti, precisano gli Ambasciatori del Gusto, “che utilizziamo quotidianamente per le creazioni dei piatti, motivo di vanto e di successo dell’arte culinaria italiana”.

“Con questa azione sincronizzata e di sistema tutti noi vogliamo evidenziare la nostra indiscutibile posizione e il supporto a tutti gli organi governativi nel richiedere l’intervento della Comunità Europea e la cooperazione del Regno Unito per rimuovere questo elemento distorsivo e altamente dannoso del mercato”.


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