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Questa settimana a Bruxelles si sono palesate le divisioni tra i Paesi Ue in merito al progetto di unione bancaria così come presentato dalla Commissione europea. A frenare è soprattutto la Germania, preoccupata di perdere il controllo sui propri istituti bancari in vista delle elezioni federali del 2013. Lo scopo ultimo dell’unione bancaria è evitare future crisi del settore creditizio e spezzare il legame che oggi lega i bilanci delle banche a quelli degli Stati e quindi dei contribuenti. Dall’inizio della crisi (ottobre 2008 – ottobre 2011) i Paesi europei hanno pagato 4.500 miliardi di euro per salvare le proprie banche.Francia contro Germania. La riunione tra i 27 Ministri dell’Economia e delle Finanze di mercoledì scorso si è conclusa con un nulla di fatto sul futuro dell’unione bancaria. Le posizioni più contrastanti sono quelle francesi e tedesche, uno stallo che ha portato la Presidenza di turno dell’Ue cipriota a convocare un altra riunione per il 12 dicembre prossimo. Il Ministro francese Pierre Moscovici e quello tedesco Wolfgang Schäuble hanno palesato la loro divergenza anche di fronte agli eurodeputati in commissione ECON affari economici.
I punti dello scontro: il ruolo del Consiglio di Sorveglianza bancaria. Nelle intenzioni della Commissione europea, una delle componenti fondamentali dell’unione bancaria è costituita dalla sorveglianza, la quale sarebbe svolta dalla Banca centrale europea attraverso un nuovo consiglio indipendente ma in rapporto con l’attuale Consiglio dei Governatori (presieduto da Mario Draghi). La Germania ci vede un “conflitto d’interessi” che potrebbe mettere a rischio l’attività di politica monetaria propria della Bce, ovvero il controllo dell’inflazione. Per questo, Berlino ha parlato della necessità di una “muraglia cinese” tra sorveglianza bancaria e politica monetaria.
Altro punto di scontro è il ruolo delle altre autorità nella sorveglianza. Attualmente la sorveglianza dell’attività delle banche è svolta dalle autorità nazionali. Scarso fino ad oggi il potere dell’European Banking Authotity di base a Londra che poco può osare nei confronti dei supervisori nazionali. La proposta europea di unione bancaria conferirebbe invece inediti poteri alla Bce che dovrebbe consentire in tutta l’Unione europea una migliore prevenzione e gestione delle crisi. La Germania frena sulla possibilità di mettere tutte le 6000 banche europee sotto il controllo della Bce, anche perché preferirebbe mantenere il controllo degli istituti regionali tedeschi (dei Lander). Secondo il Ministro italiano Vittorio Grilli, la creazione di un Supervisory Board in seno alla Bce non porrebbe “dubbi sulla sua indipendenza nel condurre la politica monetaria”, mentre il controllo di alcune banche potrebbe essere decentralizzato ai supervisori nazionali in base a criteri relativi alle loro dimensioni e alle loro caratteristiche.
E ci si scontra anche sul ruolo dei Paesi non Euro e sul peso all’interno del nuovo Consiglio. Tra gli altri punti di disaccordo, rientrano il diverso peso di voto da attribuire a ciascun Paese all’interno del nuovo Consiglio di sorveglianza bancaria e come trattare i Paesi non Euro ma all’interno dell’Ue. A questo riguardo, Grilli ha espresso la propria contrarietà alla proposta di “doppia maggioranza” tra Paesi euro e non euro per le decisioni del Supervisory Board, perché “invertirebbe il problema conferendo un peso sproporzionato ai paesi non partecipanti all’euro”.
In tre anni 4.500 miliardi di euro per salvare le banche europee. Questa è la cifra stimata dalla Commissione europea per il salvataggio delle banche europee da ottobre 2008 – ottobre 2011 (quindi senza prendere in considerazione l’ultimo anno di crisi e il peggioramento della situazione spagnola). Questo perché in assenza di un quadro generale di prevenzione ed intervento delle crisi bancarie, la loro crisi e quindi ricapitalizzazione ricade sulle spalle degli Stati e quindi dei contribuenti. Secondo il Commissario Ue al Mercato interno, il francese Michael Barnier, questi salvataggi sono costati quattro volte il bilancio Ue per i sette anni di programmazione 2014-2020 sul quale si sta litigando in questi giorni a Bruxelles .
“In futuro le banche paghino per le banche”. Tra le novità che dovrebbero essere introdotte dalla proposta di unione bancaria, troviamo la creazione per legge di un fondo cuscinetto all’interno delle stesse banche per tamponare eventuali crisi passeggere, anche se il grosso degli aiuti, in caso di emergenza sistemica, sarebbe arrivato dal Meccanismo europeo di stabilità Esm (quindi ancora una volta sulle spalle dei contribuenti, ma non di un solo Paese come nel caso delle recenti nazionalizzazioni).
“Fondamentale trovare un accordo entro la fine dell’anno”. Secondo Jorg Asmussen, membro del board della Bce, se i ministri delle finanze non troveranno un accordo al summit del 12 dicembre, non si riuscirà a rispettare i temi previsti a giungo scorso per l’unione bancaria. L’accordo raggiunto dai capi di stato e di Governo lo scorso giugno (e poi confermato a ottobre) prevedeva un accordo sulla sorveglianza bancaria entro la fine dell’anno e l’operatività nei confronti di tutte le 6000 banche d’Europa nel corso del 2013.
@AlessioPisano


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