Forum PA 2012, tlc e banda larga: l’Italia è ancora in ritardo
Il ritardo dell’Italia su banda larga e agenda digitale si misura non tanto attraverso i numeri che indicano l’accesso a internet quanto piuttosto attraverso l’uso, scarso, che i cittadini fanno degli strumenti messi a disposizione dalla rete: rapporto con la Pubblica amministrazione, ricorso all’home banking, acquisti online. Anche le imprese che vendono online sono pari in Italia a un terzo rispetto all’Europa. Il gap esiste ed è innegabile. Il Forum PA di quest’anno si concentra sull’Agenda digitale.
Il ritardo dell’Italia rispetto all’Europa a 27 nella banda larga si evidenzia da questi numeri: mentre in Europa la percentuale di famiglie che ha accesso a internet è del 73,2% in Italia si ferma al 61,6%; la popolazione che usa regolarmente internet è pari al 67,5% in Europa e al 50,7% in Italia. Ma è l’uso piuttosto scarso quello che preoccupa di più: la percentuale di popolazione che fa online banking è del 52,5% nell’Europa a 27 e si ferma al 36,3% in Italia, mentre la percentuale di Internet user che fa acquisti online è del 58,1% in Europa e solo del 27,2% in Italia. I dati vengono dalla relazione di Roberto Azzano, practice leader di NetConsulting (azienda di consulenza e di analisi sul mercato dell’Informatica, delle Telecomunicazioni e dei Media) al convegno “Broadband forum. Agenda digitale e banda larga nell’Italia delle Regioni” che si svolto al Forum PA in corso a Roma.
Non tutto è nero: “In Italia – ha detto Azzano – ci sono Comuni di media grandezza che sono modelli di smart city a livello europeo e mondiale”. Nell’ultimo periodo, una serie di interventi legislativi e innovativi hanno prodotto effetti positivi per le tecnologie dell’innovazione: sono ad esempio la lotta al contante, le liberalizzazioni, il decreto semplificazione, la certificazione di sostenibilità energetica. Queste però vanno poi declinate in una realtà dove – seguendo l’esempio fatto dal rappresentante di NetConsulting – è vero che bisogna mettere i pannelli solari sui tetti delle scuole, ma è altrettanto vero che il 25% delle scuole ha bisogno di interventi di manutenzione straordinaria e urgente, altrimenti i pannelli rischiano di venire giù.
Il lancio dell’Agenda digitale è indispensabile per rilanciare l’economia italiana, aprire nuovi mercati, avviare il processo di modernizzazione. L’Agenda digitale italiana, declinazione di quella europea, è la strategia per superare i ritardi dell’Italia nella Pubblica amministrazione, nelle aziende, fra i cittadini. Il Governo Monti ha avviato su questo una Cabina di regia che dovrà elaborare una strategia italiana per l’Agenda digitale. Qual è l’attuale situazione? Esistono sul territorio Agende digitali regionali, iniziative diffuse a livello regionale ma ancora frammentate. Secondo Azzaro, “l’evoluzione delle tecnologie e della banda larga avverrà su tre direttrici: i piani e le misure dell’Agenda digitale italiana, le Agende Digitali delle Regioni, lo sfruttamento di tutte le tecnologie di accesso” disponibili, dalla fibra al satellite.
“La Cabina di regia è partita governocentrica ed è stata integrata in corsa con la presenza del sistema delle Regioni e dei Comuni – ha detto Carlo Maccari, assessore alla Semplificazione e digitalizzazione della Lombardia e componente della Cabina di regia – Al Governo abbiamo detto che non possiamo pensare di costruire un percorso digitale senza pensare a quello che è stato fatto”. Fra le criticità, ha spiegato, “dobbiamo incentivare la domanda di digitale nei confronti dei cittadini”. Il problema è che all’aumento delle infrastrutture spesso non corrisponde una adeguata risposta dei cittadini in termini di aumento di abbonamenti e ricorso alle nuove tecnologie, come accade anche con il ricorso al cartaceo e alle pratiche di sportello anche laddove queste si possono eseguire online e funzionano.
È un problema di alfabetizzazione dei cittadini ma anche di costi, sostiene il presidente di Consumers’ Forum Sergio Veroli: “In Italia esiste un deficit di banda larga e di infrastrutture e un deficit di utilizzo, sia fra gli utenti che fra le piccole imprese. C’è un problema di alfabetizzazione delle persone ma anche di conoscere a cosa serve Internet. E c’è un problema di costi. In una situazione di crisi economia – prosegue Veroli – è possibile che alcune persone non si allaccino all’Adsl perché mancano i soldi. Qui dovrebbero intervenire Stato, regioni, istituzioni, ad esempio con la possibilità di una connessione che sia davvero accessibile a tutti”. Inoltre c’è una situazione di “arretratezza della Pubblica amministrazione – aggiunge Veroli – Da una parte non è attrezzata a rapportarsi con gli utenti in via telematica, dall’altra, quando lo fa, spesso lo rende molto complicato”. L’Agenda digitale c’è, l’Italia non parte certo da zero, ma il percorso sembra ancora in salita.
di Sabrina Bergamini