Grom si presenta ai consumatori come l’unica gelateria che non usa additivi, limitandosi a impiegare semi di carruba. È proprio così? Ne dubita il Fatto Alimentare, che ha inviato un esposto all’Autorità Antitrust e all’Istituto di Autodisciplina pubblicitaria segnalando “il comportamento scorretto e ingannevole di Grom, quando dichiara che il suo gelato non contiene additivi”. Afferma il direttore della testata Roberto La Pira: “Grom deve rispettare le regole come tutti”.
grom gelatoCome spiega Il Fatto Alimentare, la storia inizia due anni fa quando la testata chiede a Guido Martinetti, patron della catena di gelaterie, di “togliere dai punti vendita i manifesti, i depliant e le scritte su muri dove si dice  “Grom non utilizza coloranti, aromi, conservanti e additivi chimici. Non lo abbiamo mai fatto e non lo faremo mai”, ritenendola una forma di pubblicità scorretta e ingannevole”. In questo modo, afferma la testata, Grom si presenta come l’unica gelateria che non usa additivi, mettendo in cattiva luce quelle che li usano. C’è un però. “La realtà è un po’ diversa  visto che il gelato non si può fare senza alcuni additivi – spiega il Fatto Alimentare – Per rendersi conto di quanto erano “imprecise” le dichiarazioni, bastava sfogliare i depliant esposti sul bancone in cui si diceva : “L’unico addensante (nel gelato n.d.r.) è la nobile farina di semi di carruba in percentuale minima sul prodotto finito…”. Leggendo con attenzione la lista degli ingredienti a disposizione dei clienti si scopriva tra gli ingredienti anche l’acido citrico e la pectina. Si tratta di tre additivi censiti nelle norme europee rispettivamente con le sigle: E410, E330, E440, e si tratta degli stessi utilizzati dalle migliori gelaterie artigianali”. Ma se gli additivi che usa Grom sono almeno tre, perché le scritte utilizzate dicono che “Grom non utilizza coloranti , aromi e additivi …. “?
A novembre 2013 Martinetti ha contattato la testata scrivendo: “Sono assolutamente convinto che la presenza di un unico addensante, al posto che i 3-4 comunemente utilizzati, sia un beneficio per il consumatore. Ritengo inoltre che mettere sullo stesso piano la farina di semi di carruba – che costa 3 – 4 volte gli altri addensanti normalmente presenti in gelateria e che è prodotta con trattamenti chimico fisici infinitamente meno aggressivi rispetto alla carragenina, al guar, agli alginati etc etc – sia un errore, non sotto il profilo normativo naturalmente, ma dal punto di vista sostanziale. Anche Grom, ovviamente, potrebbe utilizzare gli altri addensanti citati, ottenendo migliori risultati per ciò che riguarda la struttura del gelato (a partire proprio dal fatto che si scioglierebbe più lentamente) ma non lo fa perché ritiene – in modo coerente con la filosofia che da sempre ci anima – sia un gesto di attenzione verso i nostri clienti”.
Sulla questione degli additivi, Martinetti rispondeva che avrebbe chiesto delucidazioni al Ministero della Salute. La frase con cui pubblicizza il gelato, spiega il Fatto Alimentare, si giustificherebbe perché gli additivi naturali usati nel gelato (E410, E330, E440) non si possono considerare alla stregua degli altri: “Non sappiamo se e cosa abbia risposto il Ministero della salute a Grom, ma una cosa è certa, la teoria della differenza tra additivi naturali e sintetici, buoni e cattivi, è  ridicola”, afferma il Fatto Alimentare, che ha deciso di inviare una segnalazione per pubblicità ingannevole all’Antitrust e all’Istituto di Autodisciplina pubblicitaria.
Scrive inoltre il direttore de Il Fatto Alimentare Roberto La Pira: “Alcuni considerano sconveniente avanzare critiche o dubbi verso un’azienda di successo che ha reso famoso il gelato italiano nel mondo. In verità siamo di fronte a una pubblicità ingannevole e ad un comportamento scorretto nei confronti di consumatori e dei concorrenti. Grom, come tutte le altre aziende di successo che portano avanti in made in Italy nel mondo, deve rispettare le regole”.

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