Giocattoli online, l’80% di quelli senza marca sono un rischio per i bambini (Foto Pixabay per Pexels)

Giocattoli online, l’80% di quelli senza marca sono un rischio per i bambini

L’80% dei giocattoli comprati online da commercianti terzi, senza marchio o con marchi sconosciuti, non rispetta le norme Ue sugli standard di sicurezza. Rischio soffocamento, batterie accessibili, sostanze chimiche tossiche oltre i limiti di legge. L’indagine realizzata dalla Toy Industries of Europe

Rischi di soffocamento, batterie facilmente accessibili, sostanze chimiche tossiche. L’80% dei giocattoli per l’infanzia comprati online da commercianti terzi può rappresentare un serio pericolo per i bambini e non rispetta gli standard di sicurezza dell’Unione europea, come quelli stabiliti dalla Direttiva sulla sicurezza dei giocattoli.

Al risultato giunge una recente indagine fatta da Toy Industries of Europe (TIE), la Federazione europea che riunisce le industrie di giocattoli, che ha comprato online oltre cento giocattoli da commercianti terzi su 10 piattaforme online. L’indagine si è svolta su giocattoli senza marchio o con marchi sconosciuti venduti da venditori terzi attraverso le piattaforme di ecommerce. Mentre non sono stati comprati giocattoli di marca per cui i risultati, avverte la Federazione, “non riflettono la sicurezza di tutti i giocattoli disponibili su queste piattaforme”.

I giocattoli sono stati comprati da Allegro, AliExpress, Amazon Marketplace, Bol, Cdiscount, Fruugo, Light In The Box, Shein, Temu e Wish. Sei di questi, avverte la TIE, hanno firmato l’EU Product Safety Pledge, un impegno volontario per fermare la vendita di prodotti non sicuri sulle loro piattaforme.

I giocattoli sono stati sottoposti a test di laboratorio indipendenti e molti di essi (QUI I RISULTATI) rappresentano una seria fonte di pericolo per i bambini. Sono a rischio di causare soffocamento o di esporli a piccole parti che si staccano o al contatto con le batterie. Alcuni sono particolarmente preoccupanti. Molti giocattoli, come quelli per la dentizione (destinati quindi a neonati) possono rompersi troppo facilmente in piccole parti; una tavola da disegno elettronica permette il facile accesso alle batterie, che possono essere letali se ingerite; alcuni slime contengono boro, una sostanza chimica che porta problemi alla salute riproduttiva, a livelli oltre 13 volte superiori al limite legale.

Chi è responsabile?

La principale fonte del problema, spiega la Federazione, è la mancanza di responsabilità legale.

 «I giocattoli non sicuri provenienti da venditori che ignorano le norme dell’UE continueranno a inondare l’Unione europea – ha detto Catherine Van Reeth, Direttore Generale del TIE – a meno che ai marketplace non venga attribuita una maggiore responsabilità per la sicurezza dei giocattoli venduti sulla loro piattaforma, responsabilità che nell’UE non spetta a nessun altro.  Se ogni attore della catena del valore non fa la sua parte, rimarrà sempre una scappatoia legale. Oltre a garantire che ci sia sempre qualcuno responsabile della protezione dei bambini e dei consumatori dell’UE, abbiamo bisogno di una migliore applicazione delle norme esistenti».

La scappatoia che permette ai giocattoli pericolosi di raggiungere i consumatori e i bambini dell’UE, spiega la Federazione, è una lacuna legale individuata nella mancanza di responsabilità del marketplace.

La Ue ha un regime di sicurezza severo sui giocattoli e la normativa mira a garantire che qualcuno sia responsabile della conformità di un giocattolo prima della sua vendita, con chiare responsabilità per i diversi operatori economici lungo la catena del valore, che si tratti di produttori, importatori o distributori. Ma queste regole, spiega la TIE, non coprono i venditori extra Ue quando la vendita viene facilitata da un markeplace online perché “in questo caso, nonostante il suo ruolo essenziale e commerciale nella transazione, il mercato online non è considerato un operatore economico e quindi non ha alcuna responsabilità in materia di sicurezza dei giocattoli”.

I produttori di giocattoli chiedono dunque all’Ue di agire per “colmare le lacune legali e rendere i marketplace online responsabili della sicurezza dei prodotti offerti sulle loro piattaforme, quando nessun altro soggetto con sede nell’UE è responsabile”.


Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!



Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella per confermare l'iscrizione
Privacy Policy

Parliamone ;-)