
Giornata prevenzione annegamento, ogni anno in Italia 400 morti (Foto Pixabay)
Giornata prevenzione annegamento, ogni anno in Italia 400 morti
Oggi la Giornata mondiale per la prevenzione dell’annegamento. Nel mondo ogni anno annegano circa 236 mila persone. In Italia circa 400 vittime l’anno, 800 ospedalizzazioni, 60 mila salvataggi solo sulle spiagge
L’annegamento è una delle principali cause di morte accidentale. Ogni anno annegano nel mondo circa 236 mila persone. In Italia, stime di prossima pubblicazione contano 400 annegamenti fatali l’anno e 800 ricoveri per annegamento. Oggi ricorre la Giornata mondiale per la prevenzione dell’annegamento, istituita nel 2021, occasione per ragionare sulle forme di prevenzione di incidenti di questo tipo.
Gli annegamenti nel mondo
Ogni anno nel mondo annegano circa 236.000 persone e questo rende l’annegamento un grave problema di salute pubblica globale. L’annegamento è una delle principali cause di morte a livello globale per i bambini e i giovani di età compresa tra 1 e 24 anni ed è la terza causa principale di morte per lesioni non intenzionali, rappresentando il 7% di tutti i decessi correlati a lesioni (Fonte: United Nations). I paesi a basso e medio reddito rappresentano oltre il 90% delle morti per annegamento non intenzionale.
Annegamenti in Italia, ogni anno 400 incidenti fatali, 800 ospedalizzazioni e 60 mila salvataggi sulle spiagge
In Italia si contano ogni anno circa 400 annegamenti fatali e 800 ospedalizzazioni per annegamento. Sempre ogni anno, si contano circa 60 mila salvataggi solo sulle spiagge e oltre 600 mila interventi di prevenzione da parte dei bagnini. L’Istituto Superiore di Sanità ha anticipato, in occasione della Giornata per la prevenzione dell’annegamento, i dati contenuti nel primo Rapporto dell’Osservatorio per lo sviluppo di una strategia nazionale di prevenzione degli annegamenti ed incidenti in acque di balneazione, istituito nel 2019 dal Ministero della Salute, a cura di Fulvio Ferrara, Enzo Funari e Dario Giorgio Pezzini e di prossima pubblicazione.
Il Rapporto è incentrato sugli annegamenti lungo i litorali marittimi, ma riporta anche una prima analisi di questi incidenti nelle acque interne – fiumi, laghi, torrenti, canali, bacini artificiali e simili. Fra il 2016 e il 2021, in questi luoghi si sono registrati in media 78 decessi all’anno: è un numero particolarmente alto, spiega l’ISS, se si considera che vengono frequentati da un numero limitato di persone.
Nel corso degli anni gli annegamenti in Italia sono fortunatamente diminuiti. Nei primi anni ’70 erano quasi 1.400 all’anno e si sono ridotti fino al valore di circa 400 l’anno alla fine degli anni ’90. Alla base di questa riduzione ci sono “l’apprendimento del nuoto, in genere nelle piscine, l’educazione alla sicurezza in acqua della popolazione, e, certamente, la crescente presenza dei bagnini e la loro maggiore professionalità”, spiega ancora l’ISS.
Nel periodo considerato (2016 – 2021), ogni anno si sono registrati in media 26 annegamenti di persone che non sanno nuotare, con il 62% dei casi che ha interessato immigrati, e altrettanti per le correnti di ritorno; gli annegamenti improvvisi, ossia a causa di un malore, sono in media 58 per stagione balneare, circa 5 per attività sportive e poco meno per caduta in acqua.
«I dati disponibili sugli annegamenti indicano la necessità di predisporre un Piano Nazionale per la Sicurezza delle Spiagge – spiegano gli autori del dossier – , come d’altra parte raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il Piano dovrebbe contenere, da un lato indicazioni per elaborare una regolamentazione normativa uniforme, specificando tra i vari aspetti gli ambiti di competenza istituzionale a livello nazionale e territoriale, e dall’altro delle misure di prevenzione di immediato approntamento come standard minimo necessario per le aree di balneazione su tutto il territorio nazionale».
