HC Cronache da Madrid. Fake news: la nuova arma contro i media?
Signore e Signori, benvenuti nell’era della post-verità dove disinformazione e fake news: sono in grado di alterare il racconto della realtà, mistificandola, deviandola fino a costruire narrazioni false, scorrette o parziali della realtà tutte in grado di colpire gravemente privati e aziende, influenzare l’opinione pubblica, distruggere la reputazione di figure pubbliche e non solo. Le “fake news” sono quindi destinate a diventare la nuova arma contro i media?
Se l’è domandato il secondo panel di esperti intervenuti al Seminario del Comitato Economico e Sociale Europeo dal titolo “Il ruolo della società civile nel mondo globalizzato delle comunicazioni”.
Le fake news sembrano essere diventate il nuovo sinonimo di “menzogna” e, come tali, cominciano ad essere socialmente accettate. Con l’aiuto dei social media, qualsiasi utente può diventare “giornalista” e, nella totale assenza di un codice etico, tutte le informazioni possono essere diffuse ovunque in tempi rapidissimi.
Quali speranze può ancora avere il giornalismo di qualità in questo contesto e in che modo può essere supportato? Il dibattito si è inoltre concentrato sulle cosiddette “bolle di filtraggio”, ovvero il sistema con la quale la rete profila gli utenti in base alle loro abitudini di ricerca, mostrando per primi i risultati più affini alle inclinazioni di ognuno.
“Oggi stiamo osservando il declino del giornalismo di qualità, al quale si collega una crisi di fiducia da parte del pubblico”, ha sottolineato Stamos Archontis che lavora per un sito web greco specializzato nella ricerca di notizie false in rete.
Il rischio di diffondere informazioni incomplete e non sufficientemente verificate è dietro l’angolo e riguarda tutti i media, da quelli di nuova generazione ai canali main stream tradizionali. Sia che si racconti la politica nazionale, l’economia o un fatto di cronaca dovrebbe essere dovere della stampa prestare la dovuta attenzione ai contenuti che si trasmettono.
Ma non sempre è così: più spesso prevale la logica del guadagno, della velocità del racconto, della visibilità a tutti i costi.
Cosa si può fare, dunque, per combattere la battaglia contro la disinformazione che proviene dal web? Per Izabel Cooper, portavoce dell’agenzia europea Frontex, bisogna affrontare la questione sotto tre differenti punti di vista. Un ruolo fondamentale è svolto, innanzitutto, dall’istruzione e quindi dal grado di consapevolezza che gli utenti possono acquisire. A questi aspetti si collega strettamente la capacità di valutare e verificare i fatti e il racconto che di essi viene fatto dai media. Infine, bisogna stabile un’interazione proattiva con i principali influencer della rete in modo da canalizzarli nella giusta direzione, ovvero quella dell’informazione attendibile e verificata.
Per Giovanni Zagni, direttore di Pagella Politica, la soluzione alla diffusione delle fake news non può essere calata dall’alto. “Sono i cittadini che hanno l’ultima parola su questo argomento”.
@ELeoparco
Notizia pubblicata il 27/11/2017 ore 17.27