inflazione

Il tasso d’inflazione annuo a maggio segna una lieve frenata, passando al 3,2% dal 3,3% di aprile, con benefici soprattutto per il “carrello della spesa”. Lo rileva l’Istat confermando la stima provvisoria. Su base mensile i prezzi al consumo restano fermi, con una variazione congiunturale nulla. Il rallentamento risente del calo mensile dei beni energetici non regolamentati (carburanti). I prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza dai consumatori – prosegue l’Istat – diminuiscono dello 0,1 per cento su base mensile e il tasso di crescita tendenziale scende al 4,2 per cento, con una decelerazione di cinque decimi di punto percentuale rispetto ad aprile 2012 (+4,7 per cento). La corsa dei prezzi non si arresta. Adiconsum utilizzando il servizio ‘sms consumatori’ ha rilevato che negli ultimi 6 mesi i prezzi sono aumentati del 4,64%. In particolare i prodotti ittici hanno fatto registrare un rincaro di 2,15 euro/settimana (+6,65%); le verdure e gli ortaggi di 2,14 euro/settimana (+12,08%); la frutta di 1,77 euro/settimana (+17,74%); le carni di soli 0,22 euro/settimana (+0,60%).
Sulla base di questi dati Coldiretti lancia un allarme deflazione in agricoltura: sono a rischio  gli alimenti base della dieta mediterranea con il crollo dei prezzi alla produzione per olio di oliva (- 32 per cento), grano tenero (-13 per cento) e frutta (- 8 per cento), ma in grave difficoltà è anche il riso in calo del 28 per cento.
Se al consumo i prezzi degli alimentari e bevande aumentano del 2 per cento, nello stesso mese complessivamente alla produzione agricola si registra una flessione del 3 per cento delle quotazioni rispetto allo scorso anno. A diminuire – sottolinea la Coldiretti – sono però soprattutto i prezzi delle produzioni vegetali che fanno registrare un calo del 7 per cento mentre praticamente stabili sono quelle di allevamento (+1 per cento).
Prezzi in calo del 5 per cento alla produzione anche per il latte e derivati mentre sono contrastanti – continua la Coldiretti – le quotazioni degli animali da carne, dal +7 per cento per i bovini al -3 per cento per i suini, che devono peraltro scontare un forte rincaro nei costi di produzione.
Si allarga dunque la forbice tra prezzi alla produzione e al consumo con effetti sui redditi degli agricoltori e sulle tasche dei consumatori che – conclude la Coldiretti – diminuiscono gli acquisti in quantità dei prodotti alimentari stimato pari al 4 per cento, secondo le analisi di Confcommercio sull’andamento dei consumi ad aprile.
Dando per buono quello che sostiene il Codacons, l’andamento dell’inflazione nel nostro Paese resta un mistero. L’Associazione, infatti, sostiene che sia in diminuzione in tutta l’Eurozona, tranne che nel Bel Paese motivo per cui chiede al Governo un secondo dl Cresci Italia che intervenga su banche, assicurazioni, telefonia, luce, gas, carburanti, commercio, libere professioni.
“Un’inflazione al 3,2%, tradotta in termini di costo della vita, elaborando i dati Istat sulla spesa effettiva di una famiglia (e non quelli del paniere su cui si calcola l’inflazione), significa una stangata pari a 1525 euro per un nucleo di 3 persone e 1335 euro per una coppia. Un rialzo record, in particolare, per  la voce “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” che aggrava i conti di una famiglia di 3 persone per 821 euro e di 799 per una di due componenti. Segue come aumento la voce trasporti e al terzo posto l’alimentazione con 122 euro di aumento per una famiglia di 3 persone” spiega il Codacons.
Anche Federconsumatori ha la propria ‘ricetta’: annullare categoricamente qualsiasi ipotesi di aumento ulteriore della tassazione, a partire dal nuovo aumento dell’IVA al 23%; avviare una ripresa degli investimenti per lo sviluppo tecnologico e la ricerca.


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