mal'aria 2022

L’Italia è davanti a un bivio: pagare una multa miliardaria per inadempienza alla Commissione Europea, stimata da 1.5 a 2.3 miliardi di euro, oppure agire efficacemente e con urgenza per ridurre l’inquinamento delle nostre città. Lo ricorda Legambiente, che ha presentato il dossier “Mal’aria 2021 edizione speciale – I costi dell’immobilismo”.

Vi sono territori dove la salute dei cittadini è stata messa ripetutamente a rischio per le elevate concentrazioni degli inquinanti atmosferici. “Eppure, l’Italia resta ferma”, denuncia l’associazione ambientalista.

Nel rapporto l’associazione segnala, dunque, i ritardi nell’applicazione dei provvedimenti di emergenza e dei piani di risanamento dell’aria, sia da parte del Governo che delle principali Regioni italiane.

Mal’aria, Governo e Lombardia hanno completato solo il 15% delle azioni

In cima alla classifica di “chi fa di meno” – spiega Legambiente – troviamo il Governo nazionale e la Regione Lombardia, entrambi con solo il 15% delle azioni completate. Segue la Regione Piemonte (con solo il 25% delle promesse mantenute). Si difendono con neanche il 40% dei compiti espletati il Veneto e l’Emilia-Romagna.

Tra le promesse attese in autunno, le limitazioni alla circolazione nelle città dei vecchi diesel euro4: al momento, solo l’Emilia-Romagna sembra confermare lo stop.

Lo Stato invece ha promesso di decretare limiti di velocità più bassi sulle autostrade quando c’è inquinamento, ma “ancora non è stato scritto nessun decreto“, sottolinea l’associazione ambientalista. Tra le promesse, per evitare la multa, anche lo stop al carbone, al gasolio nel riscaldamento, la sospensione dei liquami in agricoltura, limiti alla circolazione dei camion inquinanti e la fine dei sussidi ai diesel: tutti disattesi.

“Il blocco stagionale delle auto più inquinanti, i diesel euro4, era previsto il 1° ottobre 2020 e prorogato con la scusa del Covid19 – dichiara Andrea Poggio, responsabile mobilità sostenibile Legambiente. – Al momento Lombardia, Piemonte e Veneto sembrano intenzionate a bloccarli. Per di più, siamo l’unico Paese dell’arco alpino che non limita la velocità sulle strade e le autostrade per inquinamento, ma Stato e Regioni sono tempestivi a distribuire incentivi per le stufe a legna inquinanti o per le auto a combustibili fossili, che inevitabilmente peggiorano la qualità dell’aria delle nostre città”.

Polveri sottili, 11 città hanno superato il limite

Secondo il bilancio riportato da Legambiente nel dossier Mal’aria, sono già 11 le città che a inizio settembre hanno sforato, con almeno una centralina, il limite previsto per le polveri sottili, ossia la soglia dei 35 giorni nell’anno solare con una media di PM10 giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo.

Maglia nera a Verona e Venezia con 41 giorni di sforamenti, seguite da Vicenza con 40, Avellino e Brescia con 39, Cremona e Treviso con 38, Alessandria, Frosinone e Napoli con 37, Modena con 36.

Il numero di città rischia di aumentare considerevolmente, visto che Padova e Rovigo sfiorano il limite, registrando 35 giorni di sforamento al 6 settembre 2021, mentre la città di Torino ne registra 34. Vicine alla soglia critica anche Asti (con 33 giorni di sforamenti), Lodi e Reggio Emilia (32), Bergamo e Caserta (31) e Parma (30). Città che inevitabilmente supereranno i limiti nel corso dell’autunno e dell’inverno prossimi.

 

Mal'aria Legambiente

 

Mal’aria, le sanzioni della Commissione UE

Sulla base degli allarmanti dati che arrivano dalle città italiane – spiega Legambiente – la Commissione Europea chiederà alla Corte di giustizia Europea di definire a breve l’ammontare della sanzione, a cui l’Italia è già stata condannata il 10 novembre scorso, per il superamento continuativo dei limiti di PM10 negli anni che vanno dal 2008 al 2017. La multa, salatissima, potrebbe comportare il taglio di futuri fondi europei destinati all’Italia, in primis, e poi alle singole Regioni inadempienti.

A questo, si rischia poi il sommarsi delle cifre relative alle procedure di infrazione in corso per altri due inquinanti: PM2,5 e NO2, le cui sentenze sono attese nei prossimi mesi.

L’adozione di misure antismog già da questo settembre ’21 – afferma Legambiente – potrebbe essere l’unico modo per evitare il superamento dei limiti giornalieri di polveri sottili durante l’autunno e l’inverno prossimi. Inoltre, la riduzione costante e progressiva degli inquinanti dovrà portare al loro dimezzamento (-55%) entro il prossimo decennio, in accordo con il Piano d’azione europeo “Verso l’inquinamento zero”.

“Abbiamo scritto al Commissario europeo all’Ambiente, il lituano Virginijus Sinkevičius, per esprimere la nostra preoccupazione circa l’inefficacia e i ritardi delle politiche italiane nel miglioramento della qualità dell’aria, sottoponendogli i risultati emersi dal report Mal’Aria e chiedendogli di sollecitare le nostre istituzioni ad agire prima della definizione della multa europea”, dichiara il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani.

I cittadini sono consapevoli?

Ma qual è il livello di consapevolezza degli italiani sulle condanne del nostro Paese per inadempienza alle misure antismog richieste dalla Commissione Europea?

A rispondere è l’ultimo sondaggio IPSOS – Legambiente, ed elaborato da IPSOS PA nell’ambito della campagna Clean Cities, che ha intervistato circa 1.000 italiani dai 18 ai 75 anni dal 31 agosto al 2 settembre 2021.

Di questi, solo il 27,5% sa che l’Italia è stata condannata dalla Corte di Giustizia Europea per eccessivo inquinamento, e una grande maggioranza – il 77% – pensa che la sanzione sia stata meritata. Ancora più severo lo sguardo dei giovani: l’85,8% della popolazione intervistata con età compresa tra i 18 e 30 anni è convinto che la condanna sia stata meritata perché “si sarebbe potuto fare di più”.

 

Mal'aria Legambiente
Sonsaggio Ipsos

 

A giudicare dal sondaggio, inoltre, l’80% degli intervistati considera il Governo nazionale come il maggiore responsabile, il 70% attribuisce maggiori responsabilità ai presidenti di regione, il 21,5% chiama in causa soprattutto i sindaci e ben il 29% pensa che l’inquinamento sia conseguenza dei nostri comportamenti; una consapevolezza, quest’ultima, più radicata tra i giovani.

Idee chiare anche sulle cause principali dell’inquinamento in città: il 63% degli italiani pensa che il traffico sia responsabile di “quasi metà dell’inquinamento” e che nelle nostre città circolino un numero eccessivo di automobili.

Quasi unanime la richiesta di incrementare il trasporto pubblico elettrico (il 68% la considera la misura più urgente), seguita da quella di aumento delle superfici verdi e alberate (50% delle priorità). L’estensione dei percorsi pedonali (20%) e la realizzazione di spazi per il parcheggio di bici e monopattini, è richiesta soprattutto dai 30-40enni.


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Scrive per noi

Francesca Marras
Mi sono laureata in Scienze Internazionali con una tesi sulle politiche del lavoro e la questione sindacale in Cina, a conclusione di un percorso di studi che ho scelto spinta dal mio forte interesse per i diritti umani e per le tematiche sociali. Mi sono avvicinata al mondo consumerista e della tutela del cittadino nel 2015 grazie al Servizio Civile. Ho avuto così modo di occuparmi di argomenti diversi, dall'ambiente alla cybersecurity e tutto ciò che riguarda i diritti del consumatore. Coltivo da anni la passione per i media e il giornalismo e mi piace tenermi sempre aggiornata sui nuovi mezzi di comunicazione. Una parte della mia vita, professionale e non, è dedicata al teatro e al cinema.

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